“La legge di Lidia Poët”: recensione della miniserie riguardante una grande donna

“La legge di Lidia Poët”: recensione della miniserie riguardante una grande donna
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La storia della prima avvocata italiana viene riassunta in sei episodi, la serie per gli amanti del diritto aspetta solo di essere guardata!

La legge di Lidia Poët” è una miniserie di produzione italiana, composta di sei episodi. Consigliata quindi a chi non ama impegnarsi nella visione di lunghe serie articolate in svariate stagioni.

Trama

Ci troviamo a fine del XIX secolo, la protagonista è Lidia Poët, una giovane donna avvocato di professione. Determinata e indipendente, e talvolta testarda, Lidia è sempre pronta a difendere gli emarginati e le persone di cui tutti diffidano. Dopo soli tre mesi di esercizio dell’ avvocatura, le viene tristemente revocata.

Nonostante ad ostacolarla non siano in pochi, soprattutto le autorità, che non riescono a vedere una donna capace di un ufficio pubblico, Lidia non demorde e continua a battersi per assolvere le persone ingiustamente accusate, lavorando come assistente del fratello, mentre prepara il ricorso per contestare la revoca.
Inseguendo piste improbabili, l’audace avvocata si aggira tra i misteri della città di Torino cercando di capire la verità sui suoi clienti.

Ad affiancare Lidia vi è Jacopo Barberis, un giornalista dalle idee decisamente non conservatrici. Rappresentato inizialmente come lo stereotipo del giornalista fastidioso e punzecchiante, vediamo poi le numerose sfaccettature di questo personaggio. Il rapporto tra Jacopo e Lidia, definibile quasi di amore e odio, rende la serie coinvolgente.
Tra i personaggi sicuramente da citare emerge il fratello di Lidia, Enrico Poët, una figura controversa che talvolta appoggia la società patriarcale di cui fa parte, contrastando Lidia, ma altrettante volte aiuta la sorella.

Il personaggio di Lidia viene mostrato nella sua interezza, con i suoi flirt e amori. Definita nel corso della serie “una donna del XX secolo” la protagonista non vede necessario il matrimonio, alla costante ricerca di libertà, non si fa problemi a uscire da sola a bere la sera.  Vengono inoltre mostrati stralci della allegra vita notturna torinese, con feste cosparse da oppio e edonismo.

Ambientata a Torino, le tinte predominanti sono colori scuri, conferiscono un senso di serietà, affini alla pesante realtà in cui la protagonista vive.

i personaggi Jacopo Barberis e Lidia, fonte: Pinterest
Un doppio filo conduttore

La serie si sviluppa su due piani. Da un lato l’apparente trama principale: il primo caso di omicidio che l’avvocata deve risolvere per difendere il suo cliente, e in seguito le ulteriori difese da preparare.
Oltre ai temi legati al giallo, viene mostrata la vita di Lidia in quanto donna che vive a fine del XIX secolo. Emergono quindi tematiche sociali quali l’emancipazione, contrapposta al maschilismo e la società patriarcale, che schiacciava ogni tentativo di crescita personale riguardante il genere femminile.

Sin dal primo episodio vengono infatti sottolineati dettagli che rendono a pieno l’idea di quale fosse il contesto reale in cui le donne vivevano. La protagonista viene sottoposta a continue insinuazioni riguardo la sua inadeguatezza professionale al mestiere, in quanto donna.

Cast

Nei panni di Lidia troviamo la ventisettenne bolognese Matilda De Angelis, già nota nel mondo del cinema ha rivestito importanti ruoli, come nella serie “The Undoing- Le verità non dette”, affianco a grandi attori, tra cui Nicole Kidman e Hugh Grant. Spicca poi la recitazione di Eduardo Scarpetta, nella serie il giornalista Jacopo Barberis. Da non dimenticare Pier Luigi Pasino e Dario Aita, rispettivamente nei ruoli di Enrico (il fratello) e Andrea Caracciolo, migliore amico e amante.

La serie ideata da Guido Iuculano e Davide Orsini è curata in maniera minuziosa nei dettagli, a partire dal vestiario e le acconciature, all’arredo dei palazzi e delle dimore rappresentate.

trailer
Il legame con la storia

La serie prende spunto dalla vita di una vera avvocata italiana, chiamata Lidia Poët, la prima donna ad entrare nell’ordine degli avvocati in Italia. Nata nel 1855 a Perrero, un piccolo comune in provincia di Torino, dopo anni di studi si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’università di Torino.

Precedentemente frequentò per un breve periodo di tempo l’Università di medicina diretta da Cesare Lombroso. La vita di Lidia non fu semplice, per quanto nata in una famiglia benestante, o avendo ricevuto una distinta istruzione, “rimaneva” una donna. Nel 1883 la Corte di appello la cancellò dall’albo, con la conseguente revoca di esercitare l’avvocatura. Nonostante la revoca, Lidia affiancò il fratello, anche lui avvocato, riuscendo ad essere la sua assistente. Raggirando in questo modo la legge poteva comunque compiere indagini e preparare difese per i clienti, ma a presenziare in aula era il fratello Giovanni Enrico.  

La serie può essere compresa dalla maggioranza delle persone, ma sicuramente è più apprezzabile se si conosce la storia contemporanea. I cenni storici sono infatti numerosi, quali lo Statuto Albertino, le teorie di Cesare Lombroso, l’introduzione del metodo scientifico basato sulle impronte digitali o i movimenti anarchici.

Non è quindi solo consigliata agli amanti della legge, ma anche della storia, criminologia e dai femministi, senza dubbio. Nonostante la brevità racchiude i momenti salenti vissuti dall’avvocata e mostra piacevoli scene di solidarietà femminile.

a cura di
Eleonora Maria Cavazzana

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Eleonora Maria Cavazzana

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