“11 Windows”, il nuovo album di Giacomo Riggi

“11 Windows”, il nuovo album di Giacomo Riggi
Condividi su

È uscito il 24 giugno il nuovo album di Giacomo Riggi. Quinto lavoro discografico e secondo dal taglio cantautoriale, questa volta il compositore toscano allarga il suo lavoro con un taglio più internazionale senza rinunciare a una intimità unica nei testi

Difficile collocare un musicista come Giacomo Riggi in un genere specifico. Si trova a suo agio nel jazz con artisti come Tony Scott, Danilo Rea, Paul Mc Candless, Tino Tracanna. Passando per interpreti trasversali come Cristina Zavalloni e lavori di alto profilo in àmbito classico come con il Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra Regionale Toscana, la Filarmonica Arturo Toscanini di Parma. Fino a collaborazioni mainstream internazionali come il Cirque du Soleil.

Ascoltandolo penseresti che sia nato a New York e non sfigurerebbe se affiancato ad artisti come Robert Glasper, Chris Dave & the Drumhedz, Terrace Martin, Moonchild dove la commistione fra jazz, funk e rap è diventata fluida come libertà di espressione musicale.

Nel nuovo album 11 Windows Giacomo Riggi parte da queste basi per confezionare un album perfettamente in bilico fra canzone d’autore e una musicalità mai banale. I testi sono parte del suo vissuto e di quell’intimità difficile da trasmettere. L’ulteriore ricchezza di questo lavoro è da ricercare nel supporto prezioso degli ospiti chiamati in causa. Da Filippo e Carolina Bubbico, Dario Congedo, Simone Graziano, Claudio Filippini.

Tre delle undici canzoni ospitano artisti internazionali come Samuel Torres, talentoso percussionista colombiano, Steve Kujala, storico flautista statunitense che ha collaborato e inciso con Chick Corea e Jayden Sierra, giovane talento australiano della voce (suo il flow rap nel singolo You Know I Will”), già insieme a Riggi nel progetto “Axel” del Cirque Du Soleil.

Il disco

Intro sognante di piano e Chissà se ascolterai si insinua lentamente nell’anima. Una ritmica elaborata accompagnata dagli archi accompagna il seguito. Il resto lo fa il testo:

Un uomo che vive la sua gioia e le sue paure aspettando di diventare genitore, condividendo ciò che sente con il suo futuro figlio e domandandosi: “Chissà se ascolterai”.

Ancora un intro di piano, perfetto in una giornata di pioggia. E’ l’incipit di Tutto da organizzare. Il resto respira in una sensazione di sospensione e attesa aggrappato agli arpeggi del piano che diventa classico e maestoso. Nel finale un senso di abbandono dei sensi e delle parole.

Già da diversi anni i miei spostamenti in giro per il mondo si sono fatti sempre più frequenti, di conseguenza le mie permanenze a casa somigliano molto di più a brevi soste. Ogni volta è un nuovo mondo, nuove persone, nuove abitudini, ogni volta mi ritrovo a dover riorganizzare la mia vita e tutto quello che ne fa parte.

Questa volta è un arpeggio di chitarra che apre Delicate speranze. Difficile incastrare in una melodia complessa le parole, eppure ci riesce benissimo.

Posso solo dire che mentre registravo la voce di questo brano in studio, mi sono dovuto fermare, sopraffatto da una crisi di pianto da quanto ero immerso nel testo e nei ricordi. Era il mese di gennaio 2020, mi trovavo in mezzo all’oceano, mi sentivo totalmente solo, avevo solo i bei ricordi dei mesi appena passati con il Cirque du Soleil. La speranza in certi casi è l’unica cosa che fa sopravvivere.

La kalimba di Samuel Torres che chiude il brano e ci porta nel fascino di posti lontani.

Nel Cielo in una tasca la voce è affidata all’estro e all’energia di Carolina Bubbico. E’ il risultato è teatro e musica d’insieme. Finale con le voci che si liberano in un’incantesimo di rincorsa.

Durante una delle tante notti che non riuscivo a dormire, ho scritto la base armonica di questo brano. La mattina dopo ho detto a Carolina (Bubbico): “Senti, dimmi  se ti piace”  Carolina mi ha risposto rapidissima dicendo “ E’ come se l’avessi scritta io, componiamo una  melodia insieme”. Così è nata “Il cielo in una tasca”, e non sarà difficile capire a chi è dedicata questa canzone.”

C.B. ha un taglio jazzistico da subito. Una dichiarazione di amore e amicizia.

C.B”. sono le iniziali di un nome e un cognome, Carolina Bubbico. Tante sono le cose che ho scritto ispirandomi alla musica di Carolina, al suo talento e a quel meraviglioso essere umano che è. Questo brano invece è proprio dedicato a lei, senza ombra di dubbio la musicista più eccezionale che abbia incontrato fino ad oggi e un’amica che va di gran lunga oltre l’amicizia e l’amore”.

Il flauto magico di Steve Kujala ne impreziosisce il finale.

Historia de Otro Yo brano in spagnolo, testimonia la volonta di Giacomo Riggi di superare le frontiere con un respiro internazionale. Archi in primo piano, strumenti che Riggi predilige da sempre nelle sue composizioni.

utte quelle esperienze insieme, i viaggi, i nostri bambini, i caffè, i litigi e le risate, tutti quei ricordi di una vita condivisa fino alla vecchiaia, tutto ciò che è stato è davvero successo, è stato tutto reale e tangibile, solo che questa è la storia di un altro me.

Un intro di chitarra degno di Bill Frisell apre Climb Your Ladder. Questa volta Giacomo Riggi si misura con un testo in inglese. Composizione che ricorda i lavori più raffinati di Peter Gabriel.

“Climb your ladder” parla del bisogno di avere fede, la presa di coscienza di quanto sia importante salire sulla propria scala per ritrovare se stessi e allo stesso  tempo avvicinarsi all’altro, come l’unico modo per ritornare a casa. Salire su una scala che spesso prende le sembianze di una montagna”.

In Hidden Reasons i suoni diventano più legati al synth seppur con ritmiche sostenute. Ancora echi di Peter Gabriel e una struttura quasi prog e un finale in odore di Tool.

Ho scritto questa canzone durante uno dei miei tanti contratti a bordo di una nave da crociera. Mi interrogo spesso sul perché succedono certe cose nella vita, sul perché faccio certe scelte piuttosto che altre e spesso le risposte arrivano molto più tardi, ad un certo punto la vita fa luce su punti interrogativi grandi come ganci di ferro, svelando così le tante ragioni nascoste.

Hurry Up ha una struttura altalenante fra momenti di pace e frenesia strumentale. Fino all’apoteosi dei fiati e della chitarra nel finale. Quasi una composizione perfetta per uno spettacolo.

Muoviti! Corri! Sbrigati! Hurry up è la storia di un amore fittizio, un amore verso  se stessi creato ad hoc dalla società odierna, che ogni giorno cerca di convincerci e di farci credere che per sopravvivere si debba correre freneticamente anche a costo di eliminare il prossimo.”

Ancora suoni sintetici, perfetti per un brano come Desperate Call.

Totale assenza di amore, di autostima, di fede, di luce. Un disperato grido di aiuto da parte di quella persona che crede di non avere più niente dentro di sé, che crede di aver perso tutto, anche la sua arte e la sua musa. Se ne convince talmente tanto che ci crede davvero e si convince che tutto il resto del mondo abbia le cose che lui non avrà mai.

Chiude l’album You Know I Will, uscito come singolo. Influenze funky-jazz e il contributo prezioso del rappato di Jayden Sierra e il piano di Claudio Filippini.

Un amore forte e profondo, quello di una coppia nella quale lei sta attraversando un periodo di grande malessere interiore dovuto ad una pesante crisi artistica. Lui è sempre pronto ad ascoltare la sua compagna, a prendersi cura di lei, ad accudirla e a perdonarla qualsiasi cosa lei faccia, e questo, lei lo sa molto bene. “Sai che lo farò”” è l’espressione di chi ha fiducia che le cose possano cambiare in meglio, di chi rassicura che non mollerà, mai.

In definitiva Giacomo Riggi con 11 Windows ci accompagna nel suo modo di sentire la musica. Le sue influenze e la sua intimità di autore e musicista. La raffinatezza e la ricerca continua che non si ferma. Siamo solo a 11 finestre del suo mondo, Giacomo vi invita ad entrare nela sua casa, di finestre ne troverete sicuramente più di mille.

a cura di
Beppe Ardito

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE-Deftones – Sequoie Music Park – 21 giugno 2022
LEGGI ANCHE-Il diritto di amare: Pride Month 2022

Condividi su

Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *