Il canto delle donne di Natalie Haynes

Il canto delle donne di Natalie Haynes
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Quante volte, all’interno dei grandi poemi epici, le donne sono state personaggi marginali che non hanno avuto modo di far sentire la loro voce?

Con il Canto di Calliope, Natalie Haynes ha voluto dar modo alle figure femminili, che hanno popolato le opere di Omero, di prendersi il loro spazio. L’autrice ha restituito loro un ruolo da protagoniste e, con la sua opera, ha fatto si che i loro nomi non passassero in secondo piano ma venissero ricordati.

Cantami o Musa

Il romanzo, come ogni poema epico che si rispetti, inizia con l’invocazione alla musa della poesia: Calliope. La dea, però, è scontenta e poco accomodante con il poeta che chiama il suo nome. La divinità ritiene che nel corso delle opere, narrate da Omero, le donne non ricoprano il giusto spazio e, quindi, il suo scopo sarà quello di far raccontare all’aedo le loro vicende.

Non gli sto offrendo la la storia di una donna durante la guerra di Troia, gli sto offrendo la storia di tutte le donne di quella guerra. […]
Gli sto offrendo la possibilità di vedere la guerra da entrambi i lati: da cosa è stata causata, e gli effetti che ha avuto.

Un romanzo corale in cui ogni moglie, madre, sorella, sacerdotessa o Dea troverà il suo spazio per poter esporre la propria versione della storia. Il poeta, sotto la guida di Calliope, non narrerà soltanto di grandi battaglie ma di vicende più intime e, spesso, considerate non adatte ad essere decantate in un poema epico.

Sotto i nostri occhi si susseguono storie tragiche, racconti di vendetta, dispute tra dee invidiose e cronache di lunghe attese.

Tutti si ricordano di Achille, Patroclo ed Ettore ma si può dire lo stesso di Enone? Molti di voi non sapranno nemmeno chi sia. Si tratta della moglie di Paride. Una ninfa, abbandonata, insieme al loro bambino, per reclamare la mano di Elena (personaggio che non avrà un capitolo a lei dedicato).

Alexandre-Auguste Hirsch – Calliope insegna musica al giovane Orfeo
Un retelling mitologico diverso

Ne Il canto di Calliope, Haynes fa un lavoro diverso rispetto a quello a cui siamo stati abituati nei retelling mitologici, in voga negli ultimi anni. A differenza di quello che succede ne La Canzone di Achille, di Madeline Miller, o ne Il segreto di Medusa, di Hannah Lynn, l’autrice non riscrive la storia. Non ha la volontà di presentarci un personaggio malvagio come buono, di rendercelo simpatico o di farci cambiare idea sul suo conto.

Nonostante alcuni capitoli siano frutto della fantasia della scrittrice, dietro il romanzo c’è un minuzioso lavoro di ricerca. Prende spunto dai poemi omerici, dalle grandi tragedie di Eschilo e Sofocle, dall’Eneide di Virgilio e da molte altre opere classiche per restituirci la storia tragica di questi personaggi. Perché se gli eroi, con la loro morte, sono entrati nel mito alle donne, a quelle sopravvissute, molte volte è spettato un destino peggiore del sonno eterno.

Con uno stile a tratti aulico, che strizza l’occhio a quello della poesia epica, Haynes ci porta nel mezzo di una guerra che ben conosciamo ma ci fa provare sentimenti nuovi. Qui trovano spazio la preoccupazione per il proprio futuro, la paura e le insicurezze, tematiche non ritenute abbastanza epiche per rientrare nei grandi poemi, se non di sfuggita. Riusciamo ad empatizzare con i personaggi perché sono estremamente umani.

Un romanzo femminista, o forse no

Quest’opera è stata al centro di un dibattito sul femminismo. Da una parte ci sono persone che ritengono Il canto di Calliope un romanzo appartenente a questo filone, dall’altra sono state mosse feroci critiche dicendo che non rientrava in questo genere.

Dobbiamo tenere a mente che se un libro parla di donne, non è in automatico femminista. A mio avviso ci troviamo, semplicemente, davanti ad un’opera che vuole dare alle donne la giusta importanza. Dobbiamo ricordarci che l’autrice si è basata sulle opere del ciclo omerico, composte in un periodo in cui la figura femminile era vista come un oggetto di proprietà.

Se l’autrice avesse voluto scrivere un romanzo femminista presentandoci delle moderne eroine, che si salvano da sole e che non hanno bisogno degli uomini, non sarebbe stata fedele alla sua idea.

Dalla lettura del romanzo mi è apparso evidente come Haynes non abbia voluto scrivere un’opera femminista ma raccontare la storia di tutte quelle donne che, nei poemi omerici, rivestono un ruolo marginale ma che, in realtà, hanno vissuto la stessa tragedia dei grandi eroi.

Una lettura in cui le feroci battaglie convivono di fianco ai dolori più intimi. Amore, odio, risentimento e desiderio di vendetta di mescolano nelle pagine, tenendo il lettore con gli occhi incollati al libro. Capitolo dopo capitolo ci scorrono davanti nomi che, nonostante abbiamo sentito nominare, spesso abbiamo dimenticato.

Un canto epico scritto da una donna per celebrare le figure femminili del passato, per far si che i loro nomi non cadano nell’oblio.

a cura di
Laura Losi

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Laura Losi

Laura Losi è una piacentina classe 1989. Si è laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l’Università degli Studi di Parma con una tesi sulla Comunicazione Politica di Obama. Avrebbe potuto essere un medico, un avvocato e vivere una vita nel lusso più sfrenato, ma ha preferito seguire il suo animo bohemien che l’ha spinta a diventare un’artista. Ama la musica rock (anche se ascolta Gabbani), le cose da nerd (ha una cotta per Indiana Jones), e tutto ciò che riguarda il fantasy (ha un’ossessione per Dragon Trainer). Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo “Tra le Rose” e a breve vedrà la luce anche la sua seconda fatica, il cui titolo rimane ancora avvolto nel mistero (solo perché in realtà lei non lo ha ancora deciso).

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