Fontaines D.C., “Skinty Fia” e la diaspora irlandese

Fontaines D.C., “Skinty Fia” e la diaspora irlandese
Condividi su

Tornano i Fontaines D.C. con un disco che li consacra a livello internazionale

È incredibile quanto nel 2022, nel bel mezzo di una crisi diplomatica mondiale, essere dei Dubliners (D.C. significa proprio Dublin City) a Londra possa generare ancora delle ripercussioni sociali. Proprio per questo, i Fontaines D.C. non porgono l’altra guancia alle vessazioni identitarie e scelgono di prendere in prestito un’antica imprecazione irlandese come titolo del loro terzo disco Skinty Fia, mannaggia al cervo.

Esplosi nel 2019 con l’album d’esordio Dogrel, consacrati nel 2020 con A Hero’s Death, il quintetto capitanato da Grian Chatten supera ogni aspettativa confermandosi the next big thing.

Non solo post punk ma anche atmosfere dark, garage e low-fi e contaminazioni elettroniche

Provocatori indiscussi, i Fontaines D.C. urlano senza alzare la voce e, con un perfetto aplomb, scelgono con cura le parole da non dire per dirle comunque.

In ár gCroíthe go deo, Bloomsday, Roman Holiday, Skinty Fia e I Love You hanno un unico filo conduttore: l’idea di riconnettersi con la cultura irlandese, considerata subcultura agli occhi degli inglesi, e che la band sente di aver inconsapevolmente tradito scegliendo di trasferirsi nella città del Big Ben dove vengono guardati continuamente dall’alto verso il basso.

Big Shot e Jackie Down the Line celebrano l’anti-celebrazione. Una trincea emotiva che origina un solco profondo capace di prendere le distanze da tutte le aspettative e proiezioni alimentate dalla società moderna.

How Cold Love Is, The Couple Across the Way e Nabokov esprimono diverse sfaccettature delle relazioni sentimentali. Una perenne ricerca di armonia, tra reciprocità e compromessi, che talvolta può degenerare nella più becera dipendenza.

Sono davvero la miglior band (post punk) in circolazione?

Sì, lo sono, davvero. Il punto è che siamo alle prese con una band che non può passare inosservata e che, in modalità automatica, ti ritrovi a condividere con mezza rubrica WhatsApp: dal collega che non beve caffè, all’amica lontana 500 km da casa, passando, inevitabilmente, per i vecchi componenti della band che hai formato al liceo.

Cupi, introspettivi, malinconici e nostalgici, i Fontaines D.C. strizzano l’occhio ai fan dei The Cure, The Smiths, Joy Division, Stone Roses e Oasis, riuscendo a richiamare le tipiche sonorità inglesi degli anni ’80 e ’90 raggiungendo una narrazione unica e un’identità musicale personale.

Una band che presenta tutte le carte in regola per superare l’hype momentaneo e raggiungere una longevità davvero inaspettata.

“But this island’s run by sharks with children’s bones stuck in their jaws”
“Quest’isola è gestita da squali con ossa di bambini conficcate nelle loro fauci”

a cura di
Edoardo Siliquini

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – Le moltitudini alchemiche di Stromae
LEGGI ANCHE – “4”: il ritorno di Slash feat. Myles Kennedy and The Conspirators
Condividi su

Edoardo Siliquini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *