Giornalista palpeggiata, un termometro della società?
L’atto ripreso dalle telecamere fuori dallo stadio ha molto da dire sulla situazione odierna in materia di genere. Il carnefice si scusa con la giornalista: «Non è sessismo, un gesto goliardico».
È successo a soli tre giorni dalla giornata internazionale dedicata alla violenza sulle donne. A poche ore dalle manifestazioni in piazza, dagli eventi sparsi in tutta Italia. Ma anche dai segni rossi sulle guance dei calciatori di serie A per la sensibilizzazione sul tema, proprio nella giornata di Serie A ad esso dedicata. Poco sembra servito visto il deplorevole gesto fatto alla giornalista.
La risposta di Giorgio Micheletti
La cronaca è ormai nota: Giorgio Micheletti, 45enne marchigiano, ha palpeggiato il sedere della giornalista Greta Beccaglia al termine di Empoli – Fiorentina, gara di Serie A vinta dai padroni di casa. È proprio su quest’ultimo aspetto che Micheletti ha costruito la sua difesa mediatica: «Non è un atto di sessismo. Avevamo perso e ho fatto quel gesto in un momento di stizza e per goliardia. Non avrei mai pensato a tutto quello che sta succedendo. Il mio avvocato sta cercando l’avvocato della giornalista; voglio farle le scuse ufficiali, anche se avrebbe rifiutato un incontro con la donna», ha dichiarato ai microfoni de Le iene.
A che punto siamo?
La cronaca della scena accaduta sabato sera (27 novembre) appare surreale quanto sintomatica, ben significativa della realtà in cui siamo calati. Ci parla una società troppo permeata da retaggi culturali atavici ma più presenti che mai. L’unica cosa che forse sta cambiando è la coscienza di tali gesti e l’eco che alcuni di essi si portano dietro, ma non la sua perpetuazione e regolare esecuzione. Qualcuno direbbe una magra prima tappa, ma troppo poco per cambiare le cose. È doveroso quindi chiedersi cosa si sta facendo, a che punto siamo, quanto ancora c’è da fare. Bisogna definire il problema, dargli un nome, andare oltre agli eventi di rito che con cadenza annuale la nostra società propone, che coinvolgono tutti ma che sensibilizzano in pochi. È doveroso guardare con una lente approfondita il calcio, sport che ha la pretesa di essere parificante e solidale, ma che troppo spesso si fa luogo di comportamenti sessisti, maschilisti, razzisti.
Indifferenza
E poi soffermarsi sul comportamento assunto dal giornalista in studio, collega della vittima, che la invita “a non prendersela”, quasi a far finta di nulla e continuare. La stessa indifferenza di chi era presente e che ha visto la scena (una delle tante?), che non ha mosso ciglio, che non ha inseguito la persona, che non ha fatto proprio nulla. Ecco perché non è errato dire che in quello schiaffo ci sono centinaia di migliaia di persone, c’è in piccola parte ognuno di noi, giovani e anziani. Che attraverso la banalità dei gesti quotidiani produciamo e riproduciamo tali modelli culturali, voluti e non, ma così difficili da estirpare.
A cura di
Mattia Vernelli