Marilyn ha gli occhi neri: gli altri sono dentro di noi, anzi, siamo noi

Marilyn ha gli occhi neri:  gli altri sono dentro di noi, anzi, siamo noi
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Marilyn ha gli occhi neri, il nuovo film con Miriam Leone e Stefano Accorsi, scritto da Giulia Steigerwalt e diretto da Simone Godano, è uscito nelle sale giovedì 14 ottobre.

Marilyn ha gli occhi neri prende ispirazione da una storia vera di un ragazzo a Londra che si era inventato un ristorante inesistente e che nel giro di pochi mesi aveva scalato tutte le classifiche di gradimento, con centinaia di messaggi di gente che giurava di esserci stata.

Locandina del film
Di cosa parla?

La storia è incentrata su due personaggi principali: Clara (Miriam Leone), una giovane mitomane e Diego (Stefano Accorsi), affetto da tic e nevrosi. I due si incontrano in un centro di riabilitazione diurno e sotto la guida dello psichiatra Paris, con l’aiuto del gruppo, prenderanno in mano la gestione di un ristorante

La pellicola affronta tematiche molto delicate come le malattie mentali e lo fa con uno stile molto leggero, senza mai cadere nell’esagerazione o nel ridicolo. 

Il film si sviluppa dunque su due livelli di lettura: uno drammatico, relativo alle relazioni che intercorrono tra i personaggi e ai problemi che li affliggono; l’altro, nel quale viene sottolineato come l’assurdità della situazione in quel determinato contesto, porti ad un effetto comico.

La particolarità del film sta proprio nel riuscire a rappresentare la malattia non in modo compassionevole o come un problema da risolvere, ma come condizione inevitabile e imprescindibile che non rende l’individuo “sbagliato” o “rotto” ma semplicemente diverso.

Il tema della malattia quindi, viene utilizzato anche come metafora “dell’altro“, un concetto che si può riassumere in una frase che viene detta nel film, in riferimento al ristorante gestito dal gruppo di riabilitazione:

“Lasciate che il matto vi coinvolga in un’ esperienza irripetibile, perché molte volte il matto vi è più vicino di quanto pensate”

Miriam Leone e Stefano Accorsi
Lo stile 

Alla sua terza pellicola, dopo Marito e Moglie e Croce e Delizia, il regista Simone Godano imposta lo stile del racconto su una narrazione del quotidiano. Stile sottolineato in modo particolare dai movimenti di macchina dinamici che sono in grado di seguire i personaggi, trasportando lo spettatore nelle vite e nelle emozioni che vengono mostrate sullo schermo.

I movimenti di macchina sono inoltre accompagnati dalle musiche di Andrea Farri, che riescono a commuovere ed emozionare anche nelle scene più esilaranti.

Un cast eccezionale

Un riconoscimento particolare va certamente ai due attori protagonisti che hanno dato vita ai personaggi di Clara e Diego: Miriam Leone e Stefano Accorsi, coppia già conosciuta e consolidata nella serie relativa al periodo di Tangentopoli 1992,1993,1994.

In Marilyn ha gli occhi neri, Leone e Accorsi sono riusciti a rendere i propri personaggi autentici, profondi e talmente credibili che in diverse scene risulta quasi difficile pensare che siano personaggi di fantasia.

Miriam Leone nei panni di Clara

Clara ad esempio, è una giovane bugiarda patologica, talmente abituata a mentire che alla fine si convince delle sue stesse bugie e finisce così per crederci.

Per quanto, sin dalle prime scene possa sembrare sempre leggera e divertita, in realtà nasconde una grande disperazione: mentire a tutti e sopratutto a se stessa per abbellire la realtà, la rende profondamente fragile e le provoca una grande sofferenza, perché sa di essere considerata diversa.

La bravura eccezionale di Miriam Leone è stata proprio nel riuscire a tenere in equilibrio e a dosare nelle diverse scene, questi due aspetti del personaggio: la leggerezza e la disperazione.
Riuscendo in questo modo, a trasmettere perfettamente la dualità del personaggio.

Stefano Accorsi nei panni di Diego

Diego dal canto suo, è un ossessivo compulsivo con problemi di gestione della rabbia. Un uomo che cerca di controllare le proprie emozioni, ma non riesce e ne viene sopraffatto.
A differenza di Clara, lui non nasconde la propria sofferenza e trasforma il proprio malessere in rabbia incontrollata verso gli altri e verso se stesso.

E così, anche in questo caso, la bravura di Stefano Accorsi è stata costruire un personaggio poco accomodante e per molti versi respingente, ma allo stesso tempo essere in grado di trasmettere la sua enorme fragilità.

Miriam Leone e Stefano Accorsi

Lo spettatore di conseguenza, riesce a empatizzare con i personaggi, a entrare in loro e a sentire ciò che loro sentono. A capire in questo modo, e a vivere in prima persona ciò che il film vuole raccontare: scoprire se stesso nell’altro, perché l’altro è dentro di noi, anzi, è noi

Consiglio la visione?

Dalle premesse, la risposta a questa domanda sembra alquanto scontata, ma risponderò lo stesso con un assolutamente sì. Fatevi un regalo e concedetevi una serata della vostra frenetica settimana per andare a vedere Marilyn ha gli occhi neri al cinema, vi arriverà dritto al cuore.

 a cura di
Francesca D’Orta

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