“Hi we’re Kings of Convenience and you are…Bologna”

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È così che si apre il concerto presso il Teatro auditorium Manzoni a Bologna, il primo in Italia della coppia di Bergen. Erlend Øye e Eirik Glambek Bøe, norvegesi di nascita ma italiani di adozione, salutano subito il pubblico con “Comb my hair”, terza traccia del disco “Peace or love” pubblicato a fine giugno di quest’anno. Registrato a tappe temporali e spaziali, il nuovo album dei Kings of Convenience porta con sé tutta la contaminazione stilistica delle voci che ne hanno preso parte, come Feist (cantautrice canadese che ha già dato forma alle parole delicate e intime del duo) o ancora Tobias, il violinista berlinese (che ha suonato nei 2/3 dei loro album) e Davide Bertolini (bassista e produttore).

La copertina del nuovo album “Peace or Love”

Allo scroscio di applausi si alternano arpeggi e scambi di chitarra tra Erik e Erlend, brani dal nuovo album, tra cui “Fever”, “Love is a Lonley Thing”, che per l’occasione ha visto Erlend provare a rimediare all’assenza di Feist, e, il singolo che ha riportato i Kings of Convenience ai suoi ascoltatori dopo dodici anni, “Rocky Trail”.

Non c’è stato bisogno neanche di chiedere, perché non sono tardati ad arrivare anche i brani dal passato, quelli che ci hanno fatto emozionare e che lo fanno ancora, quelli che sono ormai entrati nel vocabolario comune quando si parla dei KOC (se pensiamo a “Misread”), o ancora quei singoli che fanno irrimediabilmente parte della nostra memoria interna, come “Mrs Cold” o “Know How”, senza dimenticare “Homesick” e “24-25”, che, come una piuma, ti accarezzano la pelle facendotela vibrare.

Ma i Kings of Convenience, non solo pelle d’oca e occhi lucidi.

Con “Me in you” la platea si scalda, si scambia sorrisi d’intesa, pur restando con volto coperto; sì perché anche se fastidiosi, la mascherina, il distanziamento, il green pass hanno permesso che tutto questo accadesse, come ci ricorda Erlend, in perfetto italiano.

Piccoli gesti che hanno una risonanza sconfinata.

Concetto questo alla base di tutta la musica dei Kings of Convenience, padri della new acustic movement e della scrittura leggera che non è però superficiale. La musica con loro diventa improvvisamente qualcosa di semplice, naturale e dunque intimo, catartico.

“One more, one more, one more”

Ripete il pubblico. E allora per salutarci Erlend e Erik intonanano “I’d rather dance with you”, che diventa un esplicito invito a farci ballare con loro, a sentirci tutti più vicini e ad assaporare fino in fondo un’esperienza così emotivamente purifica come un concerto dei Kings of Conveniece.

a cura di
Ilaria Rapa

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Ilaria Rapa

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