La rivoluzione ideologica dello Snowpiercer

La rivoluzione ideologica dello Snowpiercer
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Seguendo le orme dell’ omonimo film , Snowpiercer ( serie tv Netflix ) pone le fondamenta ad alcune riflessioni “sociali” che , anche al di fuori di un treno in acciaio pesante , fanno discutere .
Cosa è Snowpiercer?

Lo Snowpiercer è un treno colossale (” lungo 1001 vagoni “) , capolavoro di ingegneria costruito dall’ enigmatico quanto (almeno inizialmente) venerato Mr Wilford

A seguito di un errore madornale nella gestione del cambiamento climatico, il mondo si ritrova congelato, bloccato sotto temperature rigidissime e gli unici sopravvissuti saranno ora proprio gli ospiti del suddetto animale a rotaie.

Ebbene si , questo treno è una sorta di vero e proprio animale sociale, ha ormai anima propria , una storia e una coscienza (di classe) collettiva. Il “Fondo” ospita in maniera crudele e con condizioni di vita infime tutti quei passeggeri saliti (privi di biglietto) a seguito di una vera e propria corsa a tempo prima della glaciazione totale.

Il Fondo però, con un’ottica di impronta marxista, sostiene e alimenta i vagoni della Prima Classe, costituita da ricche e apparentemente normali famiglie.

Ma la rivoluzione di classe è prossima a giungere…

I primi episodi della prima stagione avrebbero potuto farci pensare ad una semplice crime story punteggiata da un omicidio alla Agatha Christie ed invece il risultato è stato ancora più sorprendente perché, oltre a portarsi l’Oscar in casa, il regista sudcoreano artefice di The Snowpiercer, Bong Joon-ho ha fatto molto altro .

Ha acceso una scintilla , un pretesto per scatenare una ribellione , ha creato un microcosmo con una tale vitalità e con un tale desiderio di sopravvivenza che caratterizza quasi tutti i personaggi (a cui comunque viene inserita una nota di autodistruzione più o meno tacita).

La ribellione è supportata da Andree Layton , giovane dalla fiera appartenenza al Fondo che, a seguito di svariati eventi, riuscirà a risalire il treno e a raggiungere una sua dignità da essere umano di fronte alla ipocrisia della famiglia dei Folger.

Note surrealiste

Chi ha già finito la serie sicuramente ricorderà ( con orrore o con sdegno ) il “fetish” di Lilah Folger, subdola ragazzina dallo sguardo arcigno ma al contempo fragile .

A Lilah infatti, nella privacy più totale della stanza a lei e famiglia riservata, piace giocare con l’ occhio del padre in bocca, come ad osservare una realtà straniante, perversa, un gioco di cui lei stessa fa parte.

La vera Queen di Snowpiercer

Lei si chiama Melanie Cavill ed è la speaker in comando del treno (in realtà Melanie ricopre tanti ruoli all’ interno dello Snowpiercer ma lasciamo allo spettatore scoprirli tutti); la sua figura è affascinante, al confine tra il Bene e il Male da un punto di vista etico.

E’ costretta per forza di cose a prendere delle decisioni che costeranno la vita a molti personaggi, è lei garante principale dell’ ordine precario fra le Classi. Ma Melanie non è un automa, lei ama, pensa, ride, piange, è consapevole del suo potere “umano” dentro quella scatola d’ acciaio.

Scenografie superbe

Oltre alla recitazione magnetica di Jennifer Connelly infatti , un punto a favore di The Snowpiercer sono le scenografie: costumi, ambienti, vagoni dai colori e dalle funzioni più diverse mentre fuori, dalle vetrate della Prima Classe, si scorge il bianco più assoluto del ghiaccio sfrecciare ad alta velocità.

Da un punto di vista stilistico invece, l’ uso del cartoon alla Tarantino in Kill Bill è veramente una sorpresa perchè rende la narrazione più facile e piacevole (anche alla luce del fatto che la serie conta molti personaggi e sotto-trame).

In realtà l’ ispirazione per Snowpiercer (film e anche serie tv) viene dal fumetto francese “Le Transperceneige quindi possiamo ben capire come la transmedialità di quest’ opera possa (e debba) essere apprezzata per qualità artistica, ideologica e attoriale.

a cura di
Sara Cilia

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