Boriani: “Un milione” di ragioni per non mollare
Boriani, cantautore nato a Pisa e cresciuto a Roma, presenta il suo terzo singolo del 2020, uscito il 17 dicembre via Garrincha Dischi. “Un milione” è un brano che trasmette positività sul finire di un anno complicato per tutti. Come come per i precedenti singoli “La Pellegrini” e “Cuore nero”, la produzione è affidata a Enrico Roberto, conosciuto come Carota de Lo Stato Sociale.
Con “Un milione”, Boriani va un po’ controcorrente rispetto alla sua solita scrittura che lui stesso definisce “romanticismo decadente” e dà vita ad un brano che, sinceramente, mette di buon umore. Perfetto da ascoltare in loop in quelle giornate in cui ci sembra che vada tutto storto e il pessimismo prende il sopravvento.
Boriani racconta che ci sono davvero un milione di ragioni per non mollare e per continuare ad andare avanti, nonostante le difficoltà. Prima o poi, dopo tanti momenti bui, qualcosa di buono dovrà pur succedere.
L’intervista
Ciao Boriani! Benvenuto su Thesoundcheck! Per iniziare vorrei chiederti: c’è sempre stato il sogno di fare musica nella tua vita?
Diciamo che da piccolo il mio sogno era fare il pilota di aerei, poi ho deciso di rimanere con i piedi per terra e ho iniziato a fare musica. Scherzi a parte, non l’ho mai visto come un sogno, più che altro suonare è stata sempre una necessità, in tutte le fasi della mia vita.
Ho fatto i lavori più disparati ma tutte le volte che tornavo a casa, stanchissimo, trovavo sempre il tempo e la voglia di scrivere e di suonare. Ad un certo punto ho accettato il fatto che non avrei mai potuto fare altro, visto che sono uno che va sempre alla ricerca di anche soli due scudi di felicità. L’unico “lavoro” che mi fa stare bene è questo.
I primi passi nella scena musicale li hai mossi circa dieci anni fa con la tua band “Durden and the catering”. Musicalmente parlando, ti senti cambiato rispetto a dieci anni fa? Cosa è rimasto del Boriani del 2010, e cosa è cambiato?
Prima dell’indie, prima di Spotify, prima di questa nuova scena musicale ho vissuto, anche se per poco, quella che era una situazione totalmente diversa. La musica stava attraversando un periodo abbastanza letargico, le persone preferivano il clubbing ai concerti live. Nonostante l’ambiente non godesse di grandi possibilità, il sottobosco musicale era un qualcosa di unico.
La mia prima esperienza con i DATC è cresciuta abbastanza in fretta e mi ha dato tante soddisfazioni. Poi succede che si cambia, che si cresce e si vuole procedere su altre strade. Per quanto mi riguarda sono cambiato molto, musicalmente parlando, rispetto a dieci anni fa. Per fortuna! Perché quando si cambia, quando si vogliono provare nuove esperienze vuol dire che si sta crescendo, sia come artisti che come persone. L’unica cosa rimasta intatta del primo “Boriani” è la “fotta”, la voglia e il bisogno di far ascoltare quello che ho da dire.
“Un milione” è il terzo singolo uscito nel 2020. Possiamo dire, quindi, che per te il 2020 è stato un anno proficuo e fortunato? C’è qualcosa che avresti voluto fare in più e che ti è mancato?
Con Garrincha, inizialmente non avevamo pensato ad “Un milione” come singolo. Poi succede che la pandemia ha cambiato un po’ i piani. È stato sicuramente un anno proficuo il 2020 però anche difficile. Qualche mese prima del lockdown di marzo dovevo uscire col mio primo singolo perché l’idea era quella di pubblicare il disco per l’estate.
Il covid poi ha messo in discussione tutto, tempi di uscita etc. Però va be’, in tanti ci siamo ritrovati in questa situazione. La cosa che più mi è mancata sono stati i live. Nella mia testa, l’estate del 2020 sarebbe dovuta essere stagione di concerti in giro per lo stivale. Ecco, questa è la cosa che più mi è mancata: salire sui palchi.
Al primo ascolto del nuovo singolo “Un milione” ho subito avuto delle positive vibes, come si usa dire ultimamente. Un’ondata di aria fresca sul finire di un anno complicato per tutti. Cosa rappresenta per te “Un milione”?
In genere non sono solito buttare giù pezzi che trasudano positività, anzi scrivo e canto le mie canzoni con un certo romanticismo decadente, però “Un milione” è portatore di “presa a bene“, vuole dare un numero di motivazioni e di ragioni valide per non lasciarsi andare, per non mollare.
Dopo tanti casini e guai, viene quasi naturale non essere più ottimisti, ma è anche naturale o probabile che dopo tante difficoltà arrivino cose belle. Sono dell’idea che serva un po’ di leggerezza quando le cose si fanno pesanti.
Tra i tuoi progetti del 2020 è presente anche un brano “La Pellegrini” in cui Federica Pellegrini viene nominata. La nuotatrice è presente anche nel video musicale. Come ti è venuta l’idea di dedicarle una canzone? E come è stato poterla avere nel tuo video musicale?
In realtà, lo giuro, non ho dedicato un pezzo a Federica. Ho solo preso la sua figura come riferimento. Il brano racconta di due persone che vogliono sentirsi numeri uno nel far andare bene le cose tra loro. Su questo concetto girano le figure di due campioni come Fede e Soldini.
Comunque aver girato il video con lei è stata una figata. Me la immaginavo molto seriosa e sulle sue, ma avendo avuto modo di passarci del tempo, posso assicurarvi che è una delle persone più alla mano che abbia mai conosciuto. Non pensavo potesse accadere una cosa del genere e cioè generare così tanta curiosità e così tanto entusiasmo con un pezzo nato dalla sofferenza provata tra le quattro mura di camera mia.
Per concludere in bellezza, ci sveleresti un tuo desiderio per il 2021?
Il pensiero va al fatto che si possa, tutti noi musicisti, tornare ai live per far ascoltare la nostra musica. Un pensiero lo rivolgo anche a tutti gli addetti ai lavori del settore che hanno passato un anno difficile. Oltre che augurarmi di salire sui palchi, spero anche potremo tornare ad accalcarci sotto i palchi con tanto di spintoni, urla e, perché no, mentre limoniamo forte.
a cura di
Ilaria Valsecchi