Torino Film Festival (giorni 3, 4 e 5) – da Alec Baldwin a Carmen Consoli
Continua la pioggia di stelle su Torino con il Direttore del Festival, Giulio Base, che nella giornata di lunedì ha premiato Alec Baldwin prima della proiezione di Caccia a Ottobre Rosso. La serata di martedì era tutta per Pupi Avati, che ha ricevuto il premo speciale Fondazione CRT, mentre mercoledì l’attenzione era rivolta alla proiezione in anteprima de L’amore che ho, con tutto il cast presente.
Continua il nostro viaggio all’interno del Torino Film Festival e per questi tre giorni mi sono focalizzato su tre film che hanno portato un certo interesse nel pubblico per diversi motivi. Dalla presenza della grande stella di Hollywood al racconto di una delle più grandi musiciste della storia.
La mia matita ha quindi cerchiato sull’agenda Caccia a Ottobre Rosso, Un Natale a casa Croce e L’amore che ho. Tre pellicole completamente diverse, ma che racchiudono l’essenza del festival ed il messaggio che tutto lo staff dietro le quinte ha voluto cercare.
La location è sempre la stessa, la splendida cornice del Cinema Romano in Piazza Castello a Torino, che da più di 100 anni allieta le serate dei residente della prima capitale d’Italia con sale dal retrogusto âgée, ma che ti accoglie come la nonna che ti aspetta per cena.
Non perdiamoci nel ricordo e buttiamoci subito alla visione dei film e alle premiazioni con un occhio di riguardo alle parole e ai racconti che hanno riempito i cuori e le memorie, cerebrali e telefoniche, dei presenti alle varie proiezioni.
Abbiamo trovato Ottobre Rosso
Il grande ospite del 25 novembre è stato senza ombra di dubbio Alec Baldwin che, nonostante non stia passando un periodo felice della sua vita, ha voluto partecipare al Festival per celebrare uno dei suoi più bei film, ma anche per ricevere la Stella della Mole.
L’ingresso in sala di Baldwin è stato accolto con un applauso scrosciante, capace di commuovere lo stesso attore, che ha speso parole dolci per l’Italia, la città di Torino e il TFF:
Sono commosso per questo premio, ho 66 anni e sette figli, di cui il più grande ha 11 anni e il più piccolo due. Ho tentennato all’idea di volare fin qui, ma l’onore era troppo grande. È da un po’ che non esco di casa, ma questo è un Festival bellissimo di cui dovete essere orgogliosi. È un festival di puro cinema, come non se ne vedono spesso negli Stati Uniti.
Alec Baldwin
Nella giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, ha voluto rivolgere un pensiero al gentil sesso, celebrando le registe e le produttrici che lottano ogni giorno in un mondo da sempre maschilista.
Per fortuna il mondo del cinema è cambiato ma, quando ho iniziato a girare film in studio, era come una nave gigantesca con molti uomini e donne a bordo. Il regista doveva portare la nave in porto e non farla affondare. Non gli interessava quanto ne sapevi di recitazione o di scrittura. A gestire queste aziende negli anni ’90 c’erano per la maggior parte uomini, che si fidavano solo di altri uomini.
La situazione deve cambiare. Abbiamo bisogno di più donne che dirigano film. L’unico modo è dare loro una possibilità. È essenziale dare alle donne la possibilità di dirigere film di qualsiasi genere, dall’azione alla narrativa.
Alec Baldwin
É sempre strano trovarsi in sala per la visione di un film della propria infanzia, ma poter rivedere Caccia ad Ottobre Rosso in un momento di geopolitica così delicato tra USA e Russia, fa partire il pensiero critico su come l’America vedeva (e forse vede ancora) il paese patria del comunismo.
Usciti dalla sala, il senso è di appagamento per la genuinità di un attore che è rimasto umano, ma che ha comunque fatto alcuni dei film che ancora oggi vediamo e che avvicinano molti giovani al mondo del cinema. Forse è questa la vera magia del grande schermo.
Un martedì tutto italiano
Il 26 novembre l’attenzione si è spostata sull’Italia, con la premiazione di Ornella Muti e Michele Placido con la Stella della Mole e di Pupi Avati con il Premio speciale Fondazione CRT.
Nel pomeriggio si è svolta la proiezione di Romanzo Popolare, uno dei più celebri film di Monicelli che ha portato alla ribalta Ornella Muti e Michele Placido. Presenti in sala, i due attori hanno ricevuto la Stella della Mole e hanno messo in scena un divertente siparietto, ricordando com’era il cinema italiano di un tempo.
Monicelli aveva dei tempi comici unici. Era un grande gagman, capace di raccontare periodi storici e temi molto seri, come gli anni settanta dei primi grandi scioperi alla Pirelli di Torino. In questo film Ugo Tognazzi è strepitoso nella parte del cornuto!
Michele Placido
Non pensavo che avrebbe avuto tutto questo successo. Ne ero molto orgogliosa e lo sono ancora, ma non mi aspettavo un tale impatto.
Ornella Muti
Qui a Torino sono nati il cinema e la televisione, poi le hanno tolto tutto. Ringrazio Giulio Base e Tiziana Rocca per aver messo in atto una rinascita. Sono una coppia formidabile perché portano il glamour. La gente si lamenta perché è ideologica, ma basta con gli autori, ci hanno rotto i coglioni! Il cinema è un’arte popolare, lo diceva anche Guido Gozzano.
Michele Placido
In serata è il momento di Pupi Avati. Il regista 82enne non pensa minimamente alla pensione, ma solo a portare l’arte nella vita di tutti gli amanti del cinema e lo fa con un film, Un natale a casa Croce, che vuole raccontare la vita di uno dei personaggi più importanti del primo ‘900 italiano: Benedetto Croce.
Prima della proiezione il regista ha ricevuto il Premio speciale Fondazione CRT, riconoscimento dedicato alle personalità del mondo del cinema, della cultura e dello spettacolo che, con il loro talento, hanno reso grande quest’arte in Italia e nel mondo.
Pupi Avati è un esempio per tanti giovani artisti e creativi, una testimonianza che invita a credere nel potere dell’immaginazione e del sogno.
Anna Poggi – Presidente Fondazione CRT
Un natale a Casa Croce ci racconta la storia di Benedetto Croce, partendo dal ricordo di bambina di quell’ultima cena tutti assieme del 1951 della nipote Benedetta Craveri, che crea un immagine intima e familiare dello statista italiano.
Un racconto che prosegue nelle tappe più significative della storia del filosofo a cominciare dal terremoto del 1883 dove morirono i suoi genitori e la sorella, fino ad arrivare al suo attivismo politico.
Una pellicola che interseca tratti documentaristici ad un racconto intimo, quasi da fiction pura pur mantenendo un approccio registico classico, rimanendo comunque una piccola perla che ognuno deve vedere per conosce la storia del nostro paese.
La musica del sud
Arrivati al quinto giorno di festival tutto l’interesse era incentrato su L’amore che ho, film di Angelo Antonucci che ripercorre la storia della leggenda della musica popolare e attivista siciliana: Rosa Balistreri.
Il piccolo red carpet allestito in Galleria Subalpina vede sfilare tutto il cast della pellicola oltre che il regista, ma l’attenzione di tutti è su Carmen Consoli, idealmente il filo rosso che collega la Sicilia, la pellicola e Rosa Balistreri, essendo lei stessa cantautrice con stole di fan.
Per restituire l’immagine di una sola donna ce ne sono volute altre tre, ma sono rimasta colpita dal lavoro che hanno fatto con le loro voci nel canto. Rosa aveva una voce incredibile, che nemmeno io con le mie colleghe messe insieme potremmo mai eguagliare. Era piccola, piccola, ma aveva una potenza eccezionale. Emetteva questo suono e la si poteva sentire dappertutto da quanto era potente.
Hanno fatto un lavoro strabiliante nel far rivivere Rosa, non solo nella voce ma anche nella ‘calata’, come si dice in Sicilia. Recitando accanto a Lucia Sardo, mentre la accompagnavo alla chitarra, ho avuto una suggestione bellissima: in quel momento ho visto Rosa; è stato molto emozionante.
Carmen Consoli
L’amore che ho è tratto da “L’amuri ca v’haiu”, biografia della cantante scritta da Luca Torregrossa, nipote di Rosa che ella stessa crebbe. Racconta la vita tra alti e bassi, i drammi e le relazioni spesso complicati che Rosa dovette affrontare dall’infanzia, crescendo in una famiglia poverissima e analfabeta di Licata, fino a diventare la cantante folk più apprezzata della Sicilia, per poi cadere in disgrazia da anziana.
Un film che racconta la Balistreri cantante, ma anche il suo animo attivista, forgiato da una vita difficilissima e da relazioni drammatiche da cui ha dovuto imparare a difendersi. Relazioni che hanno forgiato un animo battagliero, quasi feroce nel cantare le ingiustizie e le sopraffazioni subite dai più deboli, dai disgraziati come diceva lei, e naturalmente dalle donne.
Ci avviciniamo a spron battuto alla fine di questo Festival, che tante soddisfazioni sta dando alla città di Torino, ma anche al pubblico stesso che con venerdì vedrà l’ultima grande stella di Hollywood, Vince Vaughn, ricevere la Stella della Mole, prima della cerimonia di chiusura di sabato.
Alla prossima!
a cura di
Andrea Munaretto
foto Credit
Torino Film Festival
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