Il caleidoscopio sonoro di Poppy in “Negative Spaces”
Una nuova rivoluzione sonora tra metalcore, pop e sperimentazione
Poppy non è mai stata un’artista che si accontenta. A soli 28 anni, ha alle spalle una carriera fatta di continue metamorfosi, spiazzanti anche per chi la segue fin dai tempi di “I Disagree”, il disco che nel 2020 l’ha proiettata nell’olimpo dell’alternative metal. Ma se questo approccio l’ha resa una delle voci più intriganti e imprevedibili del panorama musicale, con “Negative Spaces”, suo sesto album in studio, emerge anche il lato meno affascinante di questa incessante trasformazione: il rischio di perdersi in un universo di possibilità.
I mille mondi di Poppy
In “Negative Spaces”, prodotto da Jordan Fish (ex Bring Me The Horizon), Poppy abbraccia il metalcore con tutta la sua carica esplosiva, ma non senza contaminarlo con le sue numerose influenze. Brani come “They’re All Around Us” e “Nothing” sono tra i più tirati della sua carriera, mentre “The Center’s Falling Down” mantiene una tensione ossessiva che sembra perfetta per il pogo sotto palco.
Ma appena ci si abitua a questa furia sonora, Poppy sterza bruscamente. Ecco quindi “Crystallized”, un brano pop che sembra quasi fuori posto, o “Vital”, che richiama l’Avril Lavigne dei primi anni Duemila, portando l’album su binari del tutto diversi. Gli esperimenti elettronici di “Yesterday” e “Tomorrow” aggiungono un ulteriore livello di complessità, mentre la chiusura con “Halo”, un trip hop in salsa metalcore, lascia l’ascoltatore sospeso.
La presenza di Jordan Fish alla produzione si sente e aggiunge spessore a molti brani, specialmente nei dettagli elettronici. Pezzi come “Push Go”, con i suoi synth futuristici, così come “Have You Had Enough?”, che apre l’album con una forza travolgente, dimostrano una cura certosina. Tuttavia, anche Fish sembra non riuscire a tenere insieme tutti i frammenti di questo mosaico sonoro.
Geniale o dispersiva?
La varietà è senza dubbio uno dei punti di forza di Poppy, che riesce sempre a risultare moderna e credibile, ma in questo caso rischia di essere un’arma a doppio taglio.
“Negative Spaces” è un album che divide: un esercizio di trasformismo che affascina, ma che può anche stancare per la sua eccessiva frammentazione. È come un puzzle dove ogni pezzo è bello di per sé, ma che non sempre si incastra con gli altri.
Un ascolto interessante e ricco di momenti brillanti, ma che chiede di essere esplorato più volte per essere apprezzato e che non garantisce di conquistare chi lo ascolta.
a cura di
Chiara Serri
Seguici anche su Instagram!