#GentEmergente parte da Grano e la sua ‘Gennaio Crudele’: “Il mio invito alla rinascita senza troppi rimpianti”

#GentEmergente parte da Grano e la sua ‘Gennaio Crudele’: “Il mio invito alla rinascita senza troppi rimpianti”
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La nuova rubrica dedicata agli emergenti parte da qui, da un’artista che oscilla tra atmosfere calde e raffinate, mood un po’ retrò e sonorità alternative. Lei è Grano.

Grano, all’anagrafe Ilaria Caucci, è una giovane musicista marchigiana da sempre appassionata di arte. Come ci racconta, all’età di sei anni intraprese il percorso teatrale, sperimentando sia danza che recitazione. A sedici anni, però, il canto le cambiò la vita, facendole scegliere altri percorsi e altri sogni. 

GRANO – Gennaio Crudele

Ecco l’intervista per conoscerla meglio.

Ciao Grano! Raccontaci un po’ la tua storia: da quanto canti, come ti sei avvicinata alla musica, etc.
«La musica è sempre stata parte integrante delle mie giornate, in un modo o nell’altro. Sin da bambina mi sono approcciata al teatro e alla danza, mi piacevano i corsi di dizione, frequentare i teatri della zona, scrivere copioni, partecipare a seminari. Ovviamente non potevo non appassionarmi ai musical, quindi ho deciso di prendere lezioni di canto e da lì non ho più smesso di cantare. Ho partecipato a diversi musical locali, poi però ho deciso di approcciarmi al panorama musicale attuale e, quindi, a lavorare sulla scrittura e su un tipo di comunicazione diverso: più diretto, semplice e intimo rispetto a quello teatrale.»

Perché “Grano”? Che significato cela questo nome?
«Perché ero un po’ cretina. Qualche anno fa odiavo i miei capelli color rame e le mie lentiggini, volevo essere come tutte quante, rispecchiare un canone di bellezza più comune. Sin da piccola mi sono sempre sentita chiamare “Pippi Calzelunghe” o “Anna dai capelli rossi”. Non me lo dicevano per prendermi in giro, era solo un modo buffo per appellarmi ma a me dava comunque fastidio. Quindi rispondevo di non essere rossa ma “bionda grano”, da qui il nome.
Durante l’adolescenza ero arrivata perfino a tingermi leggermente i capelli con qualche riflesso biondo per coprire il rosso. Ad oggi, invece, ho capito che tutto ciò che è diverso è interessante ed essere interessanti è meglio che essere perfetti ma comuni: mi tengo i miei capelli rossi.»

GRANO – Credit: Facebook

Il tuo primo singolo si chiama “Gennaio Crudele”, com’è nata questa canzone? E l’idea del videoclip?
«Mi ha aiutata moltissimo il mio amico e songwriter Gaetano Marinelli. Il brano nasce da dei miei pensieri che Gaetano ha saputo rendere più pungenti, più diretti. Le canzoni sono dei flussi, puoi fare musica parlando di tutto, magari un giorno ti senti particolarmente innamorato e scrivi d’amore, l’altro invece vieni svegliata da un cane che abbaia sotto casa e decidi di scrivere di quel cane.
Gaetano è molto bravo, mi sta aiutando moltissimo per il mio album. Ho molto da imparare da lui, sono molto attenta alle parole che usa, ai temi che lo ispirano, spero di poter pubblicare presto una canzone interamente mia, che abbia lo stesso impatto e la stessa sincerità di quello che scrive lui o che scriviamo (e scriveremo) insieme.
Il videoclip, invece, nasce invece dalle idee di Maurizio Diomedi, videomaker e produttore di Gorilla Dischi. L’intento era realizzare delle scene molto semplici, eleganti, lineari e delicate. Il video si apre con questa caccia al tesoro, che altro non è che una ricerca tra i ricordi della protagonista che, nelle scene finali, trova una vecchia foto stropicciata e strappata che poi lascia cadere, dimenticandola. Rappresenta quel momento della vita in cui prendi finalmente coscienza di quello che ti sta accadendo, decidi di abbandonarti certe scelte e situazioni alle spalle e vai avanti senza troppi rimpianti. Gennaio crudele, differentemente da come suggerisce il nome, parla di una rinascita.» 

GRANO – Credit: Facebook

Che cosa ti emoziona della musica?
«Questa è una domanda molto difficile. Mi emozionano le idee dietro le canzoni. Mi piace la ricerca che c’è dietro un testo, la scelta a volte assurda di alcune parole o immagini, che però hanno una storia tutta loro che è tutta da scoprire. Gli artisti, a volte, hanno delle idee talmente tanto banali da essere geniali. Sono idee semplici, che magari appartengono al quotidiano, ma che trovano degli approcci musicali inaspettati e lì pensi: cavolo perché non ho avuto io quest’idea! 
Ma in fondo l’artista è proprio questo, non è quello che canta o quello che suona, è l’idea che ha e che trasforma in musica. Questo mi emoziona: la ricerca, la genialità, la semplicità, l’idea.»

Quali sono i tuoi progetti futuri?
«Il primissimo obiettivo che ci siamo posti, insieme ai ragazzi del collettivo Gorilla Dischi (formato dal songwriter Gaetano, da Maurizio Diomedi che si occupa della produzione e dei video e dal musicista e produttore Gabriel Medina, in arte Desvelos) è quello di finire il mio primo Album, per poi poterlo portare live. Voglio cantare ovunque, fare esperienze, vivermi dei momenti che poi potranno essere bellissime storie da raccontare in futuro o magari da scrivere. Voglio crearmi mille altri aneddoti e lo voglio fare con la musica: voglio guardare in faccia le persone mentre canto, scambiare storie con loro a fine serata. Voglio conoscere di più: nuovi generi, nuovi artisti, nuovi suoni da usare. Voglio cantare: ai festival, sui palchi grandi, con venti luci addosso e il chiasso delle persone sotto. Mi piacerebbe che qualcuno mi guardasse come io guardo gli artisti di cui vado a sentire i concerti, che cantasse le mie canzoni con me.»

Siccome ci chiamiamo TheSoundcheck: che cosa proprio non deve mancare al soundcheck prima di un concerto? Hai riti scaramantici?
«Al soundcheck non può assolutamente mancare una fetta di dolce, solitamente torta al cacao. Sono una golosa, lo si può vedere anche dal mio profilo instagram. Per me mangiare è divertente e rilassante. Lo faccio anche quando studio: quando si avvicina il giorno dell’esame e le giornate si fanno particolarmente stressanti e dense di studio, mi concedo la mia bella dose di torta: è il mio break, il momento migliore della giornata, quando posso riposare per un po’ la mente da tutti quei paroloni assurdi. Questa mia abitudine scolastica che mi porto dietro sin da bambina, è diventata parte anche della mia vita musicale, ormai è un vero e proprio rito scaramantico prima dei live e poi è un pretesto in più per mangiare un dolce.»

A cura di
Giovanna Vittoria Ghiglione

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Giovanna Vittoria Ghiglione

Giovanna, classe 1992, è un’instancabile penna incallita. Per lei, le cose importanti passano tra inchiostro e carta: tutto il resto è noia. Impulsiva come Malgioglio davanti a un negozio di pashmine floreali, ha sempre trovato nella scrittura il rimedio più efficace contro gli errori della vita: scrivere significa pensare e pensare – purtroppo – non è da tutti. La musica ha sempre giocato un ruolo primario nella sua vita e scriverne è diventato presto un obiettivo da raggiungere. E se è vero che non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace, a lei non piace proprio tutto: è passata, negli anni, da grandi classici della scena Pop dell’adolescenza, al Rock degli anni ‘90, fino all’Hip Hop – che sin da bambina ha amato grazie alla danza. Autentica sostenitrice della morte dell’Indie, oggi non ha un genere preferito nonostante le statistiche di Spotify evidenzino una grande tendenza Pop.

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