Buonforte traccia la “Silhouette” del nuovo album

Buonforte traccia la “Silhouette” del nuovo album
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Il percorso verso la scoperta e l’accettazione di sé nasce, nel caso di Buonforte, da una domanda: “Chi sono davvero?”

In occasione dell’uscita del suo disco “Silhouette”, ne abbiamo approfittato per fare qualche domanda a Buonforte, cantautore perugino che sembra avere già le idee chiare sulla direzione della sua musica, nel controluce di un mainstream diverso dalle forti tinte poetiche.

Bentrovato su TSCK! Gabriele Buonforte, cantautore umbro in cerca della propria “Silhouette”: può essere questa una buona definizione di te?

Ciao! Diciamo di sì anche se sono a buon punto credo.

Raccontaci un po’ chi sei: che sei umbro, lo abbiamo già detto…

Sono Gabriele prima di essere Buonforte, ho 25 anni, suono ormai da un po’ e ho studiato matematica (i miei produttori mi dicono che si sente nella mia musica). A giugno mi sono trasferito a Roma e ora ho pubblicato il mio primo disco, sono nel pieno di un grande cambiamento di vita e mi piace!

Come nasce l’idea di questo disco, e come hai lavorato alle varie tracce?

Avevo il grande desiderio di pubblicare un disco ma mi mancava un concept. Poi ho scritto “Silhouette”. Come vedete/sentite non è una parola all’interno del brano ma per me è stato chiaro fin da subito che questa canzone mi definisse, che parlasse proprio di me, nel senso più crudo e reale del termine. Da questa canzone ho iniziato a comporre il disco, scrivendo nuovi brani e andando a selezionarne altri già scritti in precedenza, tenendo sempre bene a mente questo obiettivo: essere credibili, quindi raccontare di me e di ciò che ho vissuto ma facendo sì che gli altri si identifichino nelle mie canzoni.

Ho provato a raccontare le sfumature della mia persona, non la persona. Gli ascoltatori non voglio capirti, vogliono capirsi.

Alcuni brani richiamano ad un’idea di amore che spesso si trova a vivere nel dolore della perdita. E’ così? Di cosa canta, questo disco?

È così. Non mi è mai capitato di vivere un amore che fosse facile, scontato, che non fosse passionale. Non credo al colpo di fulmine, credo al tempo dedicato all’altra persona, ai momenti belle e ai momenti brutti. Di cosa canta questo disco è una domanda difficile e alla quale non vorrei dare una risposta assoluta; per me può cantare dell’accettazione di sé, dell’amor proprio e dell’amore in generale, per un’altra persona può cantare d’altro e va benissimo così.

Poi, allo stesso tempo, capita di imbattersi in brani dal respiro più energico, quasi a spingere all’azione, o al dimenticare per guardare in faccia il futuro… Quanto ti aiutato, questo disco? Sembra che tu ti rivolga spesso a te stesso…

Assolutamente, io sono il mio primo ascoltatore, non nel senso che mi ascolto su Spotify ma nel senso che presto tantissima attenzione ai testi che scrivo provando a capire cosa sto cercando di comunicarmi. Ricordo in particolare quando scrissi “i segreti del presente”. Ho voluto mettere questo brano al centro del disco perché è il brano più sincero che abbia scritto, lo trovo una carezza e al tempo stesso uno schiaffo in faccia. Finito di scriverlo sono rimasto senza parole per qualche minuto cercando di capire che effetto facesse su di me. I brani energici sono fondamentali nel disco perchè spezzano. Spezzano l’andamento del disco proprio come spezzano i miei flussi di pensiero. Sono contraddittori rispetto al resto e questa cosa mi piace un sacco.

Senti, ti va di raccontarci com’è stato lavorare con i produttori del disco? C’è qualche aneddoto che ti va di rivelarci?

Ho prodotto “Trono solo” e “Sogni da vendere” a Savigliano da Macs e Alessandro Osella, è stato per me il primo tuffo nel mare della musica pensata, trattata come dovrebbe essere trattata, quindi è stato travolgente. Il resto del disco lo ha prodotto Altrove, a La Spezia. In due tranche da circa 3 giorni ho messo le voci nei brani. Sono stati giorni belli, intensi, pieni e faticosi. Ho capito che la musica si fa insieme, l’arte nasce anche dallo scontro creativo tra artisti. Come aneddoto vi dico che quando ci siamo rivisti la seconda volta eravamo tutti preoccupati per i giorni a seguire perché non avevo la voce. Per niente. È andata bene fortunatamente.

Beh, a questo punto ci vediamo in giro, Buonforte! A quando sui palchi?

La mia speranza è quella di suonare davvero ovunque e il più possibile, locali, festival ecc. Ho preparato uno spettacolo, intenso e a tratti spensierato, con altri due musicisti. Ci vediamo in giro per l’Italia!

a cura di
Redazione

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