“Siamo noi”: il ritorno di Disagio. Intervista

“Siamo noi”: il ritorno di Disagio. Intervista
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“Siamo noi” è il nuovo disco di Disagio. Lo avevamo detto in tempi non sospetti che l’artista non sarebbe stato una meteora di passaggio.

Tanto lo spessore delle sue canzoni, equilibrio perfetto fra attitudine punk e cantautori. Una personalità ben definita e solida. E la forza di questo disco non lascia dubbi.

E l’etichetta TSCK Records, sempre in cerca di nuove proposte accattivanti, non poteva lasciarsi scappare Disagio. Questo disco si muove musicalmente su territori lo-fi sperimentati dai Pavement e Sonic Youth, l’incantesimo e l’inquietudine alternative dei Pixies e Gun Club e infine la botta punk dei The Clash. A completare il condimento testi diretti e senza fronzoli. Spaccati di vita, sensazioni, ricordi, Donato Ciao in arte Disagio si gioca tutto sul tavolo verde. Punta su se stesso, sul costruire, distruggere e ricostruire il giorno dopo come recita la canzone Mattone.

In questa intervista poi Disagio dimostra come il suo cammino artistico punta sul rinnovamento di stimoli e idee rimanendo sempre però coi piedi per terra. Ne viene fuori una piena consapevolezza del disagio che riscontriamo ogni giorno a livello sociale, dei fallimenti che la vita riserva, ma anche la sorprendente forza di reagire. Nelle canzoni di Disagio c’è tutto il resoconto della generazione dei millenials, i timori per un futuro di precarietà descritti in Previdenza Sociale. Con queste canzoni Disagio prova a mostrare una via d’uscita; non sarà la chiave di volta ma è pur sempre un modo di reagire alla vita.

Ciao Donato. Sei tornato alla grande, più sicuro dei tuoi mezzi. Un album più “suonato” e diretto. Ci parli della band che ti accompagna nel disco, della produzione o qualche aneddoto sulla preparazione dei brani in studio?

Ciao Beppe, ti ringrazio per l’opportunità. Nel corso degli ultimi 10 anni ho fatto tante cose. Ho costruito, distrutto tutto e poi ricostruito. Ho lavorato molto per migliorare me stesso. Ad un certo punto ho avuto l’esigenza di raccontare questo processo cercando nuovi stimoli creativi. Nel 2019 ho avuto la fortuna di ri-trovare degli ottimi compagni di viaggio. Vincenzo Marzullo, Giovanni Gonnella e Federico Palladino sono saliti sulla giostra. Abbiamo iniziato a sviluppare i brani che inizialmente erano solo “canzoncine” strimpellate con la chitarra sul divano di casa. Il primo embrione di questo album è nato grazie alla preziosa collaborazione con Vincenzo Marzullo. Ci conoscevamo già da tempo, ma l’artefice del nostro “incontro musicale” è stato Silvio, un nostro caro amico in comune. Vincenzo è un musicista di grande esperienza e le sue idee e il suo approccio alla produzione mi hanno subito colpito.

Non avevamo mai prodotto nulla insieme ma ho da subito avuto l’impressione fossimo totalmente allineati. Così, dopo avergli fatto ascoltare un po’ di brani scritti tra il 2017 e il 2019, abbiamo iniziato a cercare un suono e un mood che fosse per noi rappresentativo. Successivamente si è unito al progetto Giovanni Gonnella (Joe Mitraglia), batterista con cui ho condiviso i fantastici anni degli Hot Fetish Divas. Con l’ingresso di Federico Palladino nel progetto c’è stato un punto di svolta, perché tutti insieme abbiamo deciso di dare nuova vita al Blackbird Studio. Sala prove e studio di produzione dove abbiamo autoprodotto tutti i brani del disco. Realizzare “Siamo noi” è stata una bella sfida, a cavallo di due lockdown. Mi ritengo molto fortunato per aver condiviso questo viaggio con tre musicisti e uomini di grande valore. 

“Crescenzo” sarebbe uno stupendo personaggio per una graphic novel. C’è un po’ di vero, di reale, di verità, mi ricorda i vecchi saggi di una volta. Credi che ce ne siano ancora in giro?

“Crescenzo” era mio nonno. Un gentiluomo, elegante, dallo stile impeccabile. Uno che non si piegava facilmente, nonostante le difficoltà. Un uomo con le sue idee che riusciva a tirare fuori il buono da ogni cosa, con un’ironia a tratti disarmante.  Sicuramente potrebbe essere l’esilarante personaggio di una graphic novel che affronta la vita e i problemi in modo totalmente dissacrante. Più che un saggio, il mio “Crescenzo” lo definirei un conoscitore delle dinamiche della vita. 

Credo che la società e le nuove generazioni abbiano la necessità di avere dei nuovi esempi e non dei vecchi saggi. Il saggio non si lascia turbare dagli eventi, tantomeno cerca di controllarli o modificarli. La figura del saggio è statica. I nuovi esempi invece sono quelle persone che  hanno cercano di cambiare in meglio il corso degli eventi per creare una realtà diversa da quella convenzionale. Sono figure adattive, dinamiche. C’è bisogno di questo, a mio parere.

Con” Mattone” c’è una presa di coscienza personale, un mettere il punto su cosa si vuole e come costruire il proprio percorso. Bella, tra l’altro, quella chitarra stile The Cure nel finale. Ci vuoi raccontare un po’ di più riguardo il brano? È parso di intravedere anche qualche aspetto “autobiografico”…

Tutto l’album in generale ha degli aspetti autobiografici. “Mattone” mi ricorda che tutto va costruito un pezzo alla volta, con costanza e dedizione. Imparare dai fallimenti e alleggerire il peso del passato. Imparare a conoscersi e portare sempre un po’ più avanti i propri limiti. In realtà il brano è un elogio alla capacità di adattarsi velocemente alle situazioni. Viviamo un tempo in cui il fallimento ha un’accezione esclusivamente negativa e questo ci porta a non accettare la possibilità di sbagliare. Penso sia importante affrontare le conseguenze del nostro vivere in modo critico e costruttivo. La società ci vuole perfetti e performanti ad ogni costo ma la nostra natura avrà sempre la meglio, siamo fatti di carne e debolezze. Essere acqua ed essere anche fuoco è un modo di affrontare la vita, affermare se stessi ed esprimere il proprio potenziale.

A proposito del brano “Mamma”,Gaber in “Qualcuno era comunista” diceva che la mamma solitamente era democristiana. Però il pezzo mi sembra un aggiornamento di “Sono un ribelle mamma” degli Skiantos. È un collegamento che ha fatto solo la mia mente, oppure ti sei volutamente (o inconsciamente, perché no) ispirato a queste due entità fenomenali della musica italiana?

Sia Gaber che gli Skiantos, per aspetti diversi, sono fonte di grande ispirazione. Del primo apprezzo la teatralità e la capacità di rendere le parole in immagini. Credo che questa sia una delle più grandi sfide per chi scrive e compone. Uno degli aspetti su cui ho lavorato di più nel mio processo creativo è stato quello di trovare un linguaggio adatto a creare un immaginario, fruibile per chi ascolta e coerente con la mia personalità.

Degli Skiantos apprezzo molto la capacità di dire cose pesanti in modo dissacrante. Il saper mascherare la complessità di leggerezza è un grande dono. Gli Skiantos per me sono più che una band, rappresentano un vero e proprio genere musicale. Bhe, se riuscissi a fare anche solo il 10% di quello che hanno fatto questi musicisti mi riterrei davvero un uomo fortunato. Tornando a “Mamma” invece, posso dirti che per me questo brano rappresenta un atto di redenzione, un’ammissione di colpa. Un amarcord. È il sapore dei 20 anni.

Al contrario di tanti hai deciso di rimanere “dove Cristo si è fermato” anziché cercare una prospettiva di futuro migliore magari al Nord. Ci puoi descrivere le difficoltà del vivere in Meridione, le speranze e le aspettative deluse della tua generazione?

Mi trovi in disaccordo con questa narrativa distorta del Meridione. Con questo non intendo alimentare alcuna polemica, ma quello che posso dirti è che nella “restanza” io ci trovo una grande opportunità. Il grande mito del Nord che ti svolta la vita credo non sia più attuale. Purtroppo le aspettative della mia generazione sono deluse e disilluse ad ogni latitudine. Ancora non mi è capitato di parlare con un millennial felice di questa epoca. L’Italia è il Paese dei balocchi e dei problemi. Ma nessuna soluzione concreta, nè al Sud e nè al Nord.

a cura di
Beppe Ardito

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Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

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