Shadow Kingdom di Bob Dylan è il 40esimo disco in studio del cantautore americano

Shadow Kingdom di Bob Dylan è il 40esimo disco in studio del cantautore americano
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Lo scorso 2 giugno 2023 Columbia Records ha pubblicato il 40esimo disco in studio di Bob Dylan.

Si tratta della “colonna sonora” del film-concerto Shadow Kingdom di Dylan che era stato trasmesso a pagamento sul portale di streaming veeps.com durante l’estate del 2021, in piena pandemia.

Shadow Kingdom è un disco anomalo nella produzione dylaniana per diverse ragioni. Prima di tutto non si tratta di una vera e propria colonna sonora di un concerto, visto che l’album è stato realizzato in studio, ma non dai musicisti che erano apparsi sullo schermo.

Nel film diretto dalla cineasta Alma Har, classe 1976, comparivano giovani turnisti che andavano ad affiancare Bob Dylan, autore di un fantomatico playback.

La pubblicazione del disco

Ora con la pubblicazione del disco scopriamo che i musicisti sono veterani come Jeff Taylor (The Time Jumpers) alla fisarmonica, Don Was al contrabbasso e T-Bone Burnett alla chitarra. Burnett torna quindi a collaborare con Bob Dylan dopo l’incisione ionica di Blowin’ in the Wind e soprattutto dopo aver preso parte a una delle tournée più celebri e celebrate di sempre, cioè la mitica Rolling Thunder Revue del 1975.

Un ritorno al passato, quindi per un autore e interprete che qui ritroviamo in una forma smagliante, sotto il profilo vocale. Raramente si era sentito un Dylan così espressivo, capace di controllare il fraseggio e il tono, ma al contempo in grado di dare colore e potenza alla resa musicale dei brani.

I brani come recita il sottotitolo del disco sono “The Early Songs”, cioè le canzoni di gioventù. In effetti oltre ai tanti brani degli anni Sessanta, troviamo anche pezzi relativamente più recenti come What Was It You Wanted, del 1989 e pubblicata per la prima volta nella raccolta Oh, Mercy del 1989.

Il disco

Il disco che segna la prima collaborazione con il produttore e musicista canadese Daniel Lanois. Tuttavia salvo per Forever Young e per When I Paint My Masterpiece (già pubblicata da The Band su Cahoots) si tratta di brani scritti e registrati a cavallo tra il 1965 e il 1969.

Trovano spazio versioni scarne di classici come It’s All Over Now, Baby Blue, di Tombstone Blues, di Just Like Thumb’s Blues e della magnifica, sognante Queen Jane Approximately.

Il brano tratto dal disco capolavoro del 1965, Highway 61 Revisited, è stato suonato e cantato in modo minimale, con un arrangiamento piuttosto diverso rispetto a quello inciso negli anni Sessanta. Eppure Dylan riesce a trasferire lo stesso atteggiamento di pathos, di stupore un po’ acerbo, da beatnik, che ora a 80 anni riflette su tutto ciò che poteva essere, ma che non è stato.

Il tempo per il cantautore del Minnesota è da sempre una vera ossessione tematica. Una ricerca che sta a mezza strada tra l’esistenzialismo e lo scherzo.

Tra il furto e il romanticismo più estremo. Nell’arco della sua lunga e produttiva carriera, Bob Dylan ha più volte giocato con sé stesso e con la leggenda che aveva contribuito a portare avanti. Un musicista sfuggente e un po’ enigmatico, ma cosa più importante un autore di canzoni capace di trattare ogni tipo di emozione e di argomento.

Le dediche nelle canzoni

Nelle canzoni di Dylan sono infatti presenti temi classici come l’amore cortese, l’invettiva, l’episodio di cronaca e la canzone di protesta. Al contempo però nel corso di una carriera sterminata inaugurata con il primo disco autografo, che oggi compie 60 anni, ha trattato con leggerezza argomenti comuni del nostro quotidiano.

Basta fare una breve ricerca per trovare canzoni dedicate a leggende dello sport (dal pugilato al basket) e brani che addirittura strizzano l’occhio al gioco d’azzardo, dal poker ai casinò.

Il tema del gioco nelle canzoni folk è stato un tempo peculiare, da Lead Belly a Woody Guthrie, passando per Sister Rosetta Tharpe e Robert Johnson. Non a caso il regista Curtis Hanson, per il suo film ambientato a Las Vegas e dedicato al mondo del gioco d’azzardo (Lucky You), gli chiederà di scrivere un pezzo originale.

Dylan, che aveva già collaborato per la colonna sonora di Wonder Boys, con il brano che gli valse il premio Oscar, Things have changed, compone in questa occasione Huck’s Tune. Brano evocativo e piuttosto ispirato che troverà spazio tra una rilettura di Leonard Cohen e Lucky Town di Bruce Springsteen.

Per la prima volta in una produzione hollywoodiana ad alto budget viene citato il poker online, che ha un ruolo proprio centrale all’interno dell’opera filmica. Il tema del gioco online oggi è sempre più presente grazie a realtà come quella di NetBet Italia per il circuito del gambling online legale.       

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