“Techno Brothers”: un viaggio musicale oltre i confini

“Techno Brothers”: un viaggio musicale oltre i confini
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I fratelli Watanabe sorprendono Udine con “Techno Brothers”, una pellicola colorata fuori dagli schemi ordinari e provinciali

Durante il Far East Film Festival 25 tenutosi ad Udine, il regista Hirobumi Watanabe ha presentato insieme a suo fratello Yuji (autore delle colonne sonore) due pellicole cinematografiche: il documentario Way of Life e la commedia Technno Brothers. In particolare mi soffermerò su quest’ultimo film, che rappresenta un viaggio che va oltre l’ilarità.
In Techno Brothers Watanabe amplia il suo percorso cinematografico attraverso un’amara ironia, con rimandi espliciti al gruppo techno tedesco Kraftwerk, al film Blues Brothers di John Landis del 1980 e al celebre film di Aki Kaurismäki.

Una bizzarra ricerca di successo

Tre giovani musicisti con voglia di fama, guidati da una manager autoritaria (Himuro) che intende sfruttarli al solo scopo di arricchirsi, decidono di affrontare un viaggio verso Tokyo, dopo i terribili risultati che il loro genere musicale elettronico ha ottenuto tra i locali della loro provincia.
Tentano diverse partecipazioni a contest musicali ma il loro percorso porta solo a fallimentari ed inconcludenti verità che il gruppo è costretto ad affrontare tra le varie decisioni dispotiche di Himuro (come la scelta di far bere loro solo acqua per far emergere la grinta necessaria ai risultati sperati).
Tali disfatte portano ad una riduzione del gruppo, da tre componenti originari a due, ed una serie di scelte che sembrano portare solo ad un punto statico di instabilità.

Un’imperfetta commedia

Il mondo dei fratelli Watanabe è sicuramente imperfetto, una regia quasi esordiente all’apparenza che cerca nella rude scelta delle inquadrature e dell’esposizioni cinematografiche un racconto veritiero.
La scarsa esecuzione tecnica è un tratto distintivo, davvero studiato nei minimi particolari: la scelta dei personaggi rappresentati dai due stessi fratelli Watanabe e un loro amico storico; l’esposizione quasi pungente ed eccessiva delle riprese, insieme alla loro asimmetria, rivelano una banalità sotto la quale si percepisce un intento complessivamente profondo.
Le lunghe attese e i momenti di silenzio in Techno Brothers suscitano momenti comici; si ha un senso di frammentarietà che ha modo di raccontare la storia da più punti di vista.
La semplicità di questo road movie non lo vediamo solo nei tecnicismi, ma soprattutto nella volontà di tener sempre vivi quegli elementi di quotidianità che fanno parte della cinematografia dei fratelli Watanabe. Nonostante la continua ricerca di superare i confini, di uscire dalla realtà provinciale, i personaggi incontrano il fallimento; ma forse è proprio nell’insicurezza di questa sperimentazione che questa direzione cinematografica “a conduzione famigliare” riscontra una consapevolezza quasi estranea ma in un certo senso necessaria.

a cura di
Fortunato Neve

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