“L’isola dei senza memoria”: l’importanza dei ricordi

“L’isola dei senza memoria”: l’importanza dei ricordi
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Cosa succederebbe se perdessimo i nostri ricordi? Se ogni giorno ci svegliassimo e ci rendessimo conto che qualcosa, che era esistito fino a ieri, è sparito?

Questi sono i quesiti che sorgono alla mente leggendo L’isola dei senza memoria di Yoko Ogawa, edito da Il Saggiatore.

Un romanzo distopico che ci trasporta in un luogo lontano e indefinito. Una scrittura delicata che ci accompagna dolcemente in un mondo inquietante in cui ci aspettiamo che da un momento all’altro possa accadere qualcosa di terribile. Una sensazione fastidiosa, che non ci abbandona fino all’ultima pagina del romanzo.

Fonte Pinterest

Seguiamo le vicende di una protagonista senza nome, una giovane scrittrice di romanzi che vive sull’Isola. Qui gli abitanti sanno che ogni tanto avvengono delle sparizioni: frutti di bosco, uccelli, smeraldi…ogni cosa può svanire.

Quando un oggetto sparisce gli abitanti, dopo averlo distrutto, ne perdono a poco a poco il ricordo. È impossibile sapere cosa sparirà o quando.

Alcune persone, però, sono immuni. Loro continuano a ricordare e, per questo motivo, rappresentano un pericolo. Per eliminare gli abitanti che non dimenticano la polizia segreta organizza delle “cacce ai ricordi” per catturare ed eliminare i “sovversivi”.

La madre della protagonista, una scultrice, sarà una delle prime vittime di questi rastrellamenti.

La trama del romanzo verte intorno alla storia di questa giovane scrittrice che aiutata da un amico di famiglia, chiamato il nonno, darà rifugio, in un nascondiglio creato a casa sua, al suo editore, R., che serba nel cuore tutti gli oggetti e le cose scomparse.

Durante tutta la narrazione R. cercherà di fare in modo che la protagonista e il nonno non dimentichino e continuino a ricordare…

Una storia difficile da accettare

Questo romanzo mi ha scossa particolarmente. Nonostante non vi siano scene violente o eventi particolarmente eclatanti veniamo accompagnati verso un finale che sembra inevitabile. Le parti relative alle cacce ai ricordi, infatti, suscitano meno pathos rispetto a quelle in cui si parla delle sparizioni. Assistiamo impotenti a quanto accade agli abitanti dell’Isola che subiscono passivamente tutti gli eventi: noi ci arrabbiamo mentre loro non fanno nulla. Ho pensato che si meritassero un posto nell’Antiferno di Dante insieme agli Ignavi.

Quando avviene la sparizione dei romanzi e gli abitanti dell’isola iniziano a dare fuoco ai libri mi veniva da piangere. Mi sembrava di sentire odore di carta bruciata mentre la biblioteca dell’Isola veniva data alle fiamme.

Fonte Pinterest

Ma il peggio deve ancora venire. A poco a poco scopriamo, insieme alla protagonista, che mentre le cose continuano a sparire, nulla di nuovo viene inventato e sotto i nostri occhi gli abitanti dell’Isola si spengono, senza nemmeno rendersi conto della cosa.

Di questo passo, quando non saremo più in grado di compensare le cose scomparse, l’isola si riempirà di vuoti. Mi angoscia l’idea che diventi vuota, inconsistente e che all’improvviso scoimpaia senza lasciare traccia. Non ci hai mai pensato nonno?

L’apatia e la rassegnazione sono talmente grandi che quando iniziano a sparire parti del loro corpo il loro primo pensiero è: “come possiamo liberarcene?”.

Capiamo che sono destinati a sparire lentamente, a poco a poco.

Io mi sono avvicinata a questo libro ingenuamente, pensando di avere tra le mani un racconto di tutt’altro genere.

La scrittura di Yoko Ogawa è dolce e scorrevole, a tratti si ha l’impressione di leggere una fiaba ma, quando si capisce la piega (catastrofica) che sta prendendo il racconto ormai siamo talmenti immersi nella storia che smettere di leggere è impossibile. La scrittura a tratti asettica e i dialoghi a volte impersonali servono ad aiutare il lettore a calarsi appieno nell’atmosfera dell’Isola.

Yoko Ogawa sta forse facendo una critica alla società odierna? Non lo so. Quello che posso dirvi è che mi ha fatto riflettere sull’importanza del nostro “bagaglio emotivo”.

I ricordi, sia quelli belli che quelli brutti, ci hanno reso quello che siamo e, come fa R., dovremmo tenerli al sicuro nel nostro cuore. Se non avessimo memorie non avremmo nulla da lasciare in eredità a chi verrà dopo di noi e il nostro destino sarebbe quello di spegnerci lentamente. Come gli abitanti dell’Isola.

a cura di
Laura Losi

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Laura Losi

Laura Losi è una piacentina classe 1989. Si è laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l’Università degli Studi di Parma con una tesi sulla Comunicazione Politica di Obama. Avrebbe potuto essere un medico, un avvocato e vivere una vita nel lusso più sfrenato, ma ha preferito seguire il suo animo bohemien che l’ha spinta a diventare un’artista. Ama la musica rock (anche se ascolta Gabbani), le cose da nerd (ha una cotta per Indiana Jones), e tutto ciò che riguarda il fantasy (ha un’ossessione per Dragon Trainer). Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo “Tra le Rose” e a breve vedrà la luce anche la sua seconda fatica, il cui titolo rimane ancora avvolto nel mistero (solo perché in realtà lei non lo ha ancora deciso).

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