The Lounge Society – Covo Club, Bologna – 4 novembre 2022

The Lounge Society – Covo Club, Bologna – 4 novembre 2022
Condividi su

Una scarica di adrenalina al primo concerto italiano dei The Lounge Society, al Covo di Bologna

Prima che il concerto dei The Lounge Society inizi la band si aggira tra il pubblico, confondendosi tra la gente. Reduci dal loro primo disco, uscito qualche mese fa, Tired of Liberty, il gruppo inglese è l’ultimo promettente debutto prodotto dall’etichetta Speedy Wunderground, fondata da Dan Carey, ormai celebre per la sua grande capacità di portare alla luce autentiche pepite d’oro…punk!

Il Covo Club di Bologna è un’istituzione per la musica underground. Se si vuole ascoltare qualcosa di nuovo si deve venire qui. Per questo motivo la curiosità è tanta. 

Quando il quartetto sale sul palco, alle undici e quaranta circa, non delude le aspettative e investe subito il pubblico con tutta la deflagrante energia di Cain’s Heresy. Cameron Davey, alla voce, tradisce una silhouette gracile che ricorda vagamente Matthew Bellamy, con un evidente carisma.

A seguire People Are Scary fa pensare a diversi pezzi indie-rock dei primi anni Duemila.

Canzone dopo canzone ci si rende conto che è impossibile inchiodare i The Lounge Society a un genere ben definito. Non è totalmente corretto, ad esempio, inserirli all’interno dell’ultima ondata post punk d’oltremanica. Ci sono le chitarre certo, ci sono la rabbia e la frustrazione nei testi, ma non gli stilemi del genere. La band attinge da tante ispirazioni, anche molto diverse. La musica dei The Lounge Society è un cocktail di influenze: Motown, The Strokes e chissà cos’altro. Questo vortice, insieme alla loro vitalità, aiuta a tenere lontana la noia.

Remains, un’altra traccia di Tired of Liberty, alza il livello di energia al massimo. Anche il batterista, Archie Dewis, qui può dare il meglio di sé. No Driver ha qualche punta di elettronica, ma si torna presto sulla retta via con Beneath the Screen, dove chitarre e spavalderia del cantante fanno il resto. 

Nonostante quasi tutti i pezzi siano cantati da Cameron Davey è difficile dire se all’interno del gruppo esista un leader. Lo spazio sul palco è poco e i The Lounge Society per tutta la durata del concerto sono schierati in fila, ad eccezione ovviamente del batterista. Ognuno con una personalità diversa, tutti con un proprio carisma.

Tra gli aspetti più interessanti del gruppo c’è l’età. Non superiamo i vent’anni. Di solito quando di una band si dice che è giovane c’è sempre un sottinteso insidioso. “È giovane ma si farà”, sembra volerci suggerire, come a sottolineare l’immaturità. Ma non in questo caso. L’età dei The Lounge Society è rilevante perché è lo sguardo giovanile sul mondo, senza trascurare una riflessione politica, che nel post punk inglese degli ultimi anni mancava.

Thank you for the love” pronuncia Davey dal palco, all’indirizzo del pubblico sempre più caldo, pezzo dopo pezzo. 

Più interessanti dal vivo che su disco, il loro concerto – quarantacinque minuti di dinamite – mostra al pubblico tutta la fame dei quattro inglesi. Infatti, nonostante siano giovanissimi, la loro presenza scenica fa promettere grandi cose.

Il concerto termina con Generation Game. Non ci sono encore, in perfetto stile punk. I quattro lasciano il palco e si dirigono al banchetto del merchandising, a firmare dischi e a fare foto con il pubblico.

Cosa rimane di questa serata? La gioia di aver assistito allo spettacolo di una band emergente che ha tutta l’intenzione di restare.

a cura di
Daniela Fabbri

Seguici anche su Instagram!

https://www.instagram.com/p/Cka4kgRK-YY/
Condividi su

Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *