Il ritorno di Fabri Fibra scatena il “Caos”

Il ritorno di Fabri Fibra scatena il “Caos”
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Fabri Fibra è ormai in bilico tra il suo ruolo di padre del rap italiano e l’esigenza di rinnovarsi

Quest’album non è uscito di “Venerdì 17”, ma ha lo stesso sapore, amaro e pungente. “Caos“, il decimo lavoro in studio di Fibra arriva a 20 anni dalla pubblicazione del suo primo album “Turbe Giovanili“, e a cinque anni dall’ultimo disco “Fenomeno”. Come sempre è un disco lungo e pieno di tracce, diciassette brani per più di un’ora in totale di ascolto. Nella sintassi ha lo stampo old school, una lunga lista di canzoni, con intro e anche una non più scontata outro; che ci accompagna verso la conclusione lasciando la base scorrere da sé. 

Si parte con un grande omaggio alla canzone italiana, “Il cielo in una stanza” brano iconico di Gino Paoli che apre l’intro, una specie di sintesi della carriera musicale di Fibra dall’esordio al grande successo, ricamando alcuni camei.

“Qualcuno mi dica che tutto questo è normale
Controcultura e va da sé, comincio a guadagnare”

Il secondo brano “Good Fellas” prima collaborazione di Fibra con Andy Sixpm, sottolinea il grande ritorno con forza nella scena, un pezzo un po’ gangsta, non proprio nelle sue corde, tanto che il ritornello commerciale suona quasi come un nota ironica.

Fabri Fibra, copertina di "Il Caos"
“Caos” cover dell’album

A seguire, con uno stacco netto “Brutto Figlio Di” ci riporta nell’universo crudo, quasi greve oserei dire, dell’esordio, ai tempi di “Mr. Simpatia”; quando il politicamente corretto non si era ancora insediato nel genere. Questo brano è quello che aspetti se sei un fan nostalgico di FIbra. Mentre “Sulla Giostra” toglie uno scheletro dall’armadio, chi aveva più sentito parlare di Neffa? Nessuno. Eppure è ancora qui a dare la sua impronta unica ad un ritornello che con il suo giro di basso ti entra in testa. 

Il videoclip dell’album è giustamente affidato a “Propaganda” un brano in stile “Tranne te”, dal testo tagliente, politico, con il sarcasmo di cui solo Fibra è capace. D’altronde le vocine e l’umorismo nero sono le sue caratteristiche identitarie. La scelta del feat con il duo Colapesce e Dimartino è semplicemente perfetta. Questi due musicisti conosciuti per una musica pop, mai stupida eppure sempre leggerissima, rendono alla perfezione l’ironia del testo. Del resto le collaborazioni in questo lavoro sono tantissime e molto variate. Troviamo altri big dell’Hip Pop italiano come Marracash, Salmo, ma anche artisti pop come Francesca Michelin, Colapesce e Dimartino e persino emergenti come Lazza e Madame

“ll disco contiene diverse collaborazioni perché le canzoni mi sembrava avessero bisogno di loro per essere complete.”

Lo stesso Fabri Fibra ci racconta di come si sia stupito di queste unioni, in particolare quella con Lazza nel brano “Caos”. Nella recente intervista a TRX il rapper dichiara come lavorare con questo artista lo abbia riportato alla giovinezza, quando si continuava a suonare a provare beat differenti fino a tarda notte. Ciò nonostante questo singolo omonimo dell’album, appare come il pezzo commerciale d’amore che deve trascinare il tutto. Non a caso ne è omonimo. Non suona naturale per lui che, solitamente è crudo persino scrivendo dei propri sentimenti romantici; nel precedente album il brano “Stavo pensando a te” aveva lo stesso ruolo con una resa decisamente superiore. Parlare di tutte le tracce data la lunghezza del disco sarebbe impossibile, ma sicuramente meritano di essere citate anche “Cocaine” feat Salmo & Gué, “Noia” feat Marracash e “Liberi” con Francesca Michelin

Salmo e Gué Pequeno sono forse gli artisti veterani nella scena, più rap nell’attitude. Chi meglio di loro per un testo in cui temi come droga, soldi, eccesso selvaggio e cuore si fondono in una hit. Il ritornello ti entra subito in testa, ciò nonostante ricorda pericolosamente alcune vibes dell’ultimo album di Guè, un lavoro tutto incentrato sull’essere gangsta e melodico allo stesso tempo. 

Caos

Mentre “Noia” è un mix assurdo, definito dall’autore: rap progressive. Mescola più di 4 beat, non ha ritornello, la barra di Marracash entra inaspettata dal nulla, un pezzo dal forte impatto in cui Ketama da il meglio di sé come produttore. Stravagante e fresco, è forse il brano tecnicamente migliore dell’intero disco. 

“Liberi” lo dice già il nome parla della libertà, nella sua forma più importante per chi scrive, quella di esprimersi, anche quando i propri “Momenti no” ci impediscono di interagire tutti sorridente, con fare giocoso. Fabri Fibra, alla veneranda età di quaranta cinque anni, sembra finalmente dire a sé stesso che può sentirsi fuori posto senza incolparsene. 

Nel complesso questo disco non è quello che ci si aspettava dal suo ritorno dopo ben cinque anni di assenza. Un progetto non lineare, dove canzoni cattivissime come “Figlio Di” e “Fumo Erba” incontrano brani più soft eppure di estrema qualità come “Sulla Giostra” e “Good Fellas”, ma anche pezzi commerciali che suonano forzati, nel tipologia di ritornello, nei beat, senza impronta. Nati forse per bisogno di vendere o forse solo per bisogno di aria fresca, come “Caos”, “Demo Nello Stereo” e “Stelle”

Se struttura e tracce come “Propaganda” e “Figlio Di” ci avevano illuso di un ritorno fragoroso, netto, come il rumore di un vetro infranto, la realtà ci consegna un lavoro che presenta dei salti di qualità verso il basso o verso l’alto continui, nella scrittura così come nella musica. Bellissima l’intenzione di richiamare nel numero dei brani l’album “Venerdì 17”, tuttavia qualche pezzo poteva anche essere escluso. Al suo posto avremmo preferito la comparsa di un’arma di distruzione di massa come quella eseguita recentemente per “64 Bars” di Redbull. 

Caos

La competizione del periodo è altissima, forse le recenti uscite spettacolari e già cult della triade Marracash, Salmo e Gué non rendono giustizia a questo lavoro che non regge il confronto. Fibra non era realmente scomparso, tenuto sempre in considerazione da vari artisti che ne hanno fatto un feat o addirittura il protagonista di una Skit. Ma qui sembra aver paura di essere real come prima. I tempi cambiano, il presente con i suoi schemi tematici e il controllo richiesto nei termini non è un ambiente favorevole per la sua creatività da barracuda. Fibra appare come limitato da sé stesso. 

Pochi album di Fabri Fibra non sono e non saranno mai cult, “Caos” è uno di questi. Sentiremo ancora parlare del progetto, memorizzeremo alcuni sound, forse persino qualche testo, ma non ne faremo un tassello cardine dell’Hip Pop italiano. Il problema nel diventare iconici è rimanerlo, noi crediamo che Fabri Fibra, “Caos” o meno, lo rimarrà sempre in Italia! Ciononostante questo disco ci lascia con l’acquolina in bocca. 

a cura di
Francesca Calzà

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