Coez non ci fa “Volare” in alto con il suo nuovo album

Coez non ci fa “Volare” in alto con il suo nuovo album
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È uscito “Volare” il sesto album in studio di Silvano Albanese, in arte Coez. Il nuovo lavoro esce due anni dopo l’ultimo disco “È sempre bello”.

Coez è un rapper e un cantautore ormai affermato da anni come esponente del pop italiano moderno. L’artista è partito dal basso, facendo la “gavetta” e pian piano arrivando a crearsi un nome importante sia nella scena pop che in quella rap. Coez ha iniziato la sua carriera nel 2009 intraprendendo un progetto solista, quello attuale, e uno collettivo. I “Brokenspeakers” sono stati un gruppo di rapper, di cui Coez ha fatto parte e l’artista campano li ha riuniti per mettere in scena una reunion sulla traccia “Casse rotte“.

Negli anni si è distinto per vari successi in termini di ascolti e classifiche per i propri album, oltre che per aver collaborato a progetti importanti come “Instagrammo” con Gemitaiz & Madman o “Barceloneta” con Franco126 & Carl Brave. Alla sua data del Rock In Roma 2019 si sono registrate ben 33mila presenze, il record per un’artista italiano in questa venue.

L’album

Il nuovo album “Volare” è un ritorno, in parte, alle radici con diversi brani che si avvicinano al rap e una conferma di quel pop a cui ci ha abituati. Il mood generale è di spensieratezza e allo stesso tempo di malinconia con la presenza di qualche sfumatura di incazzatura. Non sembra avere però un concept e una direzione precisa, sembra più che altro una raccolta di brani spaiati.

Un’altra novità consiste nel ritorno dei featuring, assenti nel precedente album, ma che in “Volare” danno quel tocco rap, spezzando un po’ lo “stile Coez“. Gli ospiti presenti sono di assoluto livello e rispetto con Guè, Gemitaiz, Salmo, Massimo Pericolo, Brokenspeakers e Neffa. I pezzi più “forti” risultano sicuramente quelli con un ospite al proprio interno come “Crack“, “Casse rotte” e “OI’ Dirty“. L’apporto di Coez in questi pezzi funziona, ma gli ospiti mettono la quinta all’album.

Ascolta “Volare” su Spotify.

Coez non osa molto in questo nuovo disco, riconfermandosi comunque il “ritornellaro” della scena. L’artista dimostra sicuramente che è un campione di quel mood pop che ci ha fatto ascoltare negli ultimi dischi, proponendo ancora una volta la classica hit da radio: “Come nelle canzoni“. In questo album quel mood pop si trasforma però in una debolezza in pezzi come “Margherita” e “Occhi rossi“, con un autotune che, tra l’altro, li rovina ulteriormente.

Purtroppo se non ci fossero i featuring, sarebbe bene o male la solita minestra di Coez. Immaginatevi di mangiare una bella pasta al pomodoro non solo per pranzo ma anche a colazione e cena. Non è un piatto “malvagio”, ma consumato diverse volte diventa ripetitivo e stancante.

Si fa fatica ad ascoltare più di una volta l’album dall’inizio alla fine.

Dopo 2 anni e diversi successi c’era da aspettarsi qualcosa di diverso per portare il pubblico verso altre direzioni. Quel che si percepisce invece è un Coez che si è “adagiato sugli allori”, su quel che sa fare meglio senza ricercare nuovi stimoli particolari.

Volare” inoltre è da valutare anche in ottica live, dato il periodo di piccole riprese degli spettacoli. Un concerto di Coez risulta poco energico e “spento”, ma questo album non si impegna a invertire tendenza. L’esperienza dal vivo potrà risultare veramente godibile solo dove gli ospiti si potranno esibire sul palco, ovvero Milano e Roma.

Tirando le somme su “Volare”

Ci vorrebbe una ventata d’aria rap fresca: in tal senso, “Wu Tang” è la traccia che conferma che Coez è capace nel fare altro rispetto al solito pop. D’altronde è l’unica traccia da solista che davvero sorprende, ma essendo solo l’intro, illude il pubblico che “Volare” potesse essere qualcosa di diverso. È un disco chiaramente ascoltabile, ma non è nulla di sorprendente.

Volare” è l’album ideale per gli affezionati al Coez di oggi: se volete accontentarvi dell’ennesimo album di hit pop con qualche “brano pausa”, quest’opera fa per voi. “Volare” non è stata un’operazione rischiatutto, non è nemmeno un album da gettare nel cestino, ma da un’artista di questo calibro ci si aspetta sicuramente qualcosa di più forte e potente.

a cura di
Luca Montanari

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