Maid: una storia di povertà e coraggio senza vittimismo

Maid: una storia di povertà e coraggio senza vittimismo
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I temi cardine di Maid sono tre: la povertà, la violenza domestica e la difficoltà dell’essere una madre single e povera.

Maid si ispira al memoir della scrittrice Stephanie Land dal titolo Domestica: Lavoro duro, Paga bassa, e la voglia di sopravvivere di una madre. Nella sua opera l’autrice racconta la sua duplice esperienza di madre single e di donna delle pulizie sottopagata. La serie, così come il libro della Land, mostra la vita della classe povera negli Stati Uniti odierni, il paese che ha sempre promesso libertà e opportunità per tutti.

La mini serie, ideata da Molly Smith Metzler, è composta da dieci episodi ed è disponibile sulla piattaforma Netflix da ottobre 2021.

La trama

Alex (Margaret Qualley) è una giovane madre che vive assieme al suo compagno e alla loro figlia Maddy. Il suo compagno, Sean (Nick Robinson) ha problemi con l’alcool e dopo l’ennesima sfuriata, e il pugno sferratole ad un palmo dal viso, la ragazza prende sua figlia e scappa nel cuore della notte.

Alex ha pochissimi soldi e non ha un piano ben preciso.

L’unica persona sulla quale può contare è sua madre Paula (Andy McDowel), una donna molto singolare. Un’artista che vive in una roulotte assieme al suo compagno (o meglio, uno dei tanti uomini a cui si lega). La donna passa il suo tempo creando arte, per cui ha un indiscutibile talento, ma soffre di bipolarismo e ha spesso crisi di identità.

La vita di Alex non è mai stata semplice: quando era molto piccola sua madre l’ha portata via dal padre violento e insieme hanno vissuto in diverse comunità in giro per il paese.

Il padre di Alex era diventato violento con la madre a causa della sua dipendenza da alcool.

Poi un giorno Alex incontra Sean, un’affascinante barista che le farà perdere la testa e i due iniziano una bellissima storia d’amore. Nemmeno quella di Sean è stata una vita facile: inizia a bere all’età di 10 anni, a causa di diversi in problemi familiari, tra cui la dipendenza da farmaci della madre.

Purtroppo, la favola tra i due giovani dura poco, perché la realtà bussa alla porta: nasce Maddy, la loro bambina, e i sogni di entrambi, quello di Sean di girare il mondo e quello di Alex di diventare una scrittrice, vengono messi in stand by.

La vita diventa sempre più dura, mancano i soldi e Sean riprende a bere e diventa violento. Dopo l’ennesimo comportamento aggressivo da parte di lui, Alex è costretta a prendere una decisione difficile: prendere Maddy e andarsene.

Siccome nemmeno la madre potrà aiutarla, troverà rifugio in un centro di accoglienza per donne vittime di violenza. Mentre un’assistente sociale la aiuterà a trovare lavoro come domestica per un’agenzia di pulizie, la Value Maids.

I temi della serie

Maid parla di una giovane donna che tenta con tutte le sue forze di sopravvivere, ma parla anche di violenze domestiche e lo fa in modo non banale. Non punta il dito verso il carnefice e nemmeno assolve del tutto la vittima, bensì presenta entrambi i punti di vista: sia della donna abusata sia del compagno con problemi di alcool.

Quella che mette in scena la serie non è solo violenza fisica, ma anche psicologica: le continue manipolazioni da parte di Sean per cercare di farla sentire in colpa, di non fare abbastanza per Maddy e di non tornare a vivere con lui.  

Le ospiti del centro d’accoglienza faranno capire ad Alex che la violenza non causa solo lividi e dolore fisico, ma anche profonde ferite dell’anima, che non sono visibili, ma che provocano uguali sofferenze.

Interessante anche la relazione di Alex con sua madre Paula (tra l’altro le due attrici sono madre e figlia anche nella vita reale). Le due si perdono e si ritrovano continuamente, legate tra loro da un incessante rapporto di amore-odio.

Ma la serie descrive molto bene anche le problematiche della società americana, dei debiti, degli enti di assistenza, dei sussidi statali e dei centri d’accoglienza per donne vittime di violenza.

Parla di un’umanità molto lontana dal popolare American Dream.

Alex trova un impiego presso un’agenzia di pulizie, ma per poter lavorare deve sobbarcarsi tutte le spese: per il biglietto del traghetto, la benzina, i detersivi e tutto il resto del materiale. Oltre a ciò, c’è l’asilo per la bimba, le spese per il cibo, l’affitto…

La serie mostra molto bene anche l’inefficienza del sistema di assistenza ai poveri. Di come sia complicato ricevere determinati aiuti dallo Stato, a causa della mancanza di requisiti e, appunto, di soldi. Di come siano lunghe le procedure e la burocrazia che ci sta dietro.

Inoltre deve fare i conti con i clienti: gente a volte povera, altre volte molto ricca, ma quasi sempre infelice. Tra questi c’è anche Regina (Anika Noni Rose), un’avvocatessa benestante che vive in una splendida casa assieme al marito. Inizialmente, si mostrerà ostile nei confronti di Alex, ma poi diventerà sua amica.

Da qui il confronto tra le due donne: una giovane madre single con difficoltà economiche e tanti sogni irrealizzabili e l’altra, donna in carriera, sposata, che non può soddisfare il suo desiderio di maternità.

La svolta arriva quando Alex inizia a scrivere della sua vita su di un quaderno. Ne verrà fuori un potente racconto che userà per fare domanda all’Università delle Arti del Montana. Con questo gesto ridarà una speranza a sé stessa e anche a Maddy.

Una storia che lascia il segno

Maid colpisce a fondo nell’anima. É molto realistica nella sua crudezza ma la sua intenzione non è quella di suscitare pietismo. Alex è senza ombra di dubbio una guerriera, ma non si lamenta della sua condizione, non si vittimizza: lei va semplicemente avanti.

Anche quando il mondo le cade addosso, quando gli eventi la riportano sempre al punto di partenza. Lei prosegue nel suo cammino.

Lei non si arrende. È questa, a mio parere, la forza di Maid e della sua protagonista, ciò che la rende una storia davvero originale, nonché una lezione di vita per tutti.

Il fatto di poter prendere esempio dalla determinazione di Alex e dalla sua voglia di non arrendersi, nonostante tutto.

La storia vera dietro alla fiction

Così come Alex, anche Stephanie Land riesce ad emanciparsi dalla povertà grazie alla sua grande forza di volontà: dopo tanta fatica riesce ad ottenere una laurea all’Università del Montana e a diventare una scrittrice. Giornali del calibro del New York Times, il Washington Post e The Guardian hanno pubblicato alcuni suoi scritti.

Il suo libro è stato acclamato dalla critica anche perché mette in luce le difficoltà dell’appartenere al ceto povero nell’America di oggi.

Oltre a ciò, la scrittrice Roxane Gay (Fame. Storia del mio corpo) ha dichiarato che Stephanie Land è stata capace di descrivere molto bene la frustrazione di non avere una rete di supporto statale.

E anche di evidenziare i modi in cui la nostra società cerca sistematicamente di tenere i poveri impantanati nella povertà e in una condizione indegna, grazie anche al comportamento disgustoso della gente nei loro confronti.

A cura di
Silvia Ruffaldi

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Silvia Ruffaldi

Silvia ha studiato Scienze della Comunicazione a Reggio Emilia con il preciso scopo di seguire la strada del giornalismo, passione che l’ha “contagiata” alle superiori, quando, adolescente e ancora insicura non aveva idea di cosa avrebbe voluto fare nella vita. Il primo impatto con questo mondo l’ha avuto leggendo per caso i racconti/reportage di guerra di Oriana Fallaci e Tiziano Terzani. Da lì in poi è stato amore vero, e ha capito che se c’era una cosa che voleva fare nella vita (e che le veniva anche discretamente bene), questa doveva avere a che fare in qualche modo con la scrittura. La penna le permette di esprimere se stessa, molto più di mille parole. Ma dato che il mestiere dell’inviato di guerra può risultare un tantino pericoloso, ha deciso di perseguire il suo sogno, rimanendo coi piedi ben piantati a terra e nel 2019 ha preso la laurea Magistrale in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Delle sue letture adolescenziali le è rimasto un profondo senso di giustizia, e il desiderio utopico di salvare il mondo ( progetto poco ambizioso, voi che dite ?).

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