Qui rido io, la vita ai confini del sipario.

Qui rido io, la vita ai confini del sipario.
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Qui rido io è l’ultima opera del regista napoletano Mario Martone, in concorso al Festival di Venezia 2021 e proiettata nelle sale cinematografiche dal 9 settembre.

La pellicola vede protagonista il solito straordinario Toni Servillo alle prese con la complessa e caleidoscopica interpretazione di Eduardo Scarpetta, uno dei più importanti attori e autori del teatro partenopeo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, nonché padre di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo.

Qui rido io è un film che abbatte i limiti tra cinema e teatro, tra presente e passato, tra finzione e realtà.
Eduardo Scarpetta.

Che ti mantiene fermo per tutta la sua durata s’una confortevole poltrona, mentre dentro vanno in scena le più scomode emozioni di un’esistenza, quella di Eduardo Scarpetta, che passeggia sul filo instabile e confuso della risata e del dramma, della lacrima e della parodia, lasciando perdere la percezione del confine tra la sua vita e la tua e di un tempo che pare così lontano eppure così simile ai giorni nostri.

Famiglie allargate, figli non riconosciuti, tradizioni e riti che passano di generazione in generazione fra miti e segreti. Bugie e tradimenti, imposizioni e violenze che calpestano con forza la luce dei desideri. Ridere per sopravvivere, piangere per non morire. Ribellarsi, per non sottostare al volere degli altri, ma per tornare al bello di chi vorrebbe soltanto scrivere il proprio meraviglioso copione.

Sono questi e tanti altri gli ingredienti che in maniera magistrale vengono mescolati dalle mani attente di Mario Martone in Qui rido io attraverso ricercati riferimenti storici e artistici.

Un film che ci apre il sipario ad un racconto tanto raro ma così tanto conosciuto.
Qui rido io.

Che ci mostra la storia di un personaggio unico ma allo stesso tempo dell’esistenza umana che, come una ruota, percorre un palco per il tempo del nostro spettacolo mentre noi, Pulcinella senza costume, tra una battuta e una tragedia, cediamo alla fine la maschera per lasciare il ricordo.

a cura di
Gian Marco Manzo

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Gian Marco Manzo

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