Intervista a Davide Shorty per il Ginzburg Park Festival: dentro “fusion.”

Intervista a Davide Shorty per il Ginzburg Park Festival: dentro “fusion.”
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Davide Shorty è un cantautore, rapper e producer di Palermo capace di far convivere la sua inconfondibile voce soul con sonorità innovative e melodie contaminate da jazz e rap. Dopo varie esperienze nella scena hip hop siciliana, nel 2010 si trasferisce a Londra per intraprendere un nuovo percorso musicale e nel 2012 fonda la band Retrospective For Love, con la quale si fa conoscere nel Regno Unito.

Dopo “Terapia di Gruppo” con i Funk Shui Project, nel 2021, si aggiudica il secondo posto tra le nuove proposte di Sanremo Giovani con il brano “Regina” grazie a cui riceve anche i premi Dalla (assegnato dalla sala stampa), Jannacci (Nuovo IMAIE) e Lunezia (per il miglior testo). La canzone è stata inserita in “fusion a metà”, pubblicato il 5 Marzo: sette brani, in digitale, che anticipano “fusion.”, il suo ultimo splendido disco.

Davide Shorty sarà un artista di punta del Ginzburg Park Festival e noi abbiamo avuto l’opportunità di intervistarlo telefonicamente, mentre Davide era in viaggio per la prossima tappa del suo tour. “Siamo girovaghi, girovaghi e felici, finalmente” ci ha detto ad inizio conversazione.

Fusion: una fusione di tanti stili alla ricerca di sé stessi. Ma quali sono le tante ispirazioni che ti hanno portato a questo album?

Innanzitutto ti faccio una correzione: non fusion, ma “fusion punto”, o lo fai sentire come pausa dopo fusion, è importantissimo. Insomma, la mia ispirazione nasce da tantissime cose, soprattutto dalla vita. I miei testi vengono da quello che vedo, dalle mie esperienze, da tutto ciò che mi provoca una reazione.

Dal punto di vista musicale, ovviamente ogni genere che è contenuto nella mia musica è un qualcosa che amo e con cui sono stato a contatto, principalmente c’è dell’hip-hop, che è il mio primo vero amore. Quando ho cominciato a fare rap, da piccoletto, col rap ho trovato la mia identità e ho capito che era quello che volevo fare. Poi nell’avere iniziato a fare rap volevo farmi le basi, e nel cercare campioni in maniera ossessiva ho conosciuto generi come il jazz, il soul, il funk, e veramente artisti come Chet Baker, Sam Cooke, Marvin Gaye, Tony Hathawey, Stevie Wonder, mi hanno cambiato la vita.

Poi ovviamente ti ho fatto solamente nomi “passati”, però ci sono anche tantissimi influenze di artisti contemporanei, vivi ed attivi. Potrei farti una lista una lista infinita, ma sostanzialmente la mia musica è hip-hop, soul, funk, jazz e cantautorato italiano. Sono cresciuto ascoltando tantissimo Pino Daniele, Lucio Battisti, crescendo ho conosciuto Tenco, Fabio Concato. C’è una grandissima tradizione cantautore italiana alla base di ciò che cerco di fare.

Certo, quindi questa è una fusione di tutto quello che hai vissuto e di tutte le ispirazioni?

Si, è una fusione di lingue, di culture, di persone. In questo disco ovviamente non ci sono soltanto io ma persone alle quali sono molto legato, è una fusione di argomentazioni. Una fusione a 360°. Poi io da siciliano di fusioni ne so qualcosa, noi siciliani dalla nascita siamo prettamente fusion. Diciamo che non si tratta di fusion in quanto genere musicale. Diciamo che non si tratta di fusion genere musicale.

È inteso il vero termine della parola.

Si, è letteralmente fusion.

E secondo te all’interno del disco qual è il brano che meglio rappresenta questo?

Non credo ci sia solo un brano, io ragiono sempre ad album e mai a singoli se faccio un disco. Non credo ci sia una canzone più o meno rappresentativa nel disco, ogni canzone è messa nel disco perché ci deve stare ed è giusto che ci sia.

Incominciando un discorso più sui live, parlando della tua partecipazione a Sanremo Giovane, seguita anche dal sottoscritto con grande partecipazione e felicità. Una domanda trita e ritrita, com’è stata?

È stato un turbinio di emozioni, un’esperienza surreale. Strano vedere poca gente girare a Sanremo in quel periodo, il teatro vuoto. Però è stata una bellissima esperienza, mi ha dato modo di capirmi e ovviamente di gestire le mie emozioni, le mie ansie, e soprattutto è stato un grande privilegio perché mi ha dato modo di stare sul palco in un periodo in cui per molti non è stato possibile farlo.

È stata una grande responsabilità e spero di averlo fatto al meglio delle mie possibilità, personalmente posso dirti di averci messo tutto il cuore. Per me la partecipazione a Sanremo è frutto di una visione: quando abbiamo scritto Regina con i ragazzi della band, quando poi siamo tornati nel luogo in cui alloggiavamo dallo studio dopo aver registrato il primo demo, io ho proprio visto la canzone suonata da un’orchestra, mi sono girato e ho detto alla band “Ragazzi secondo me questo pezzo deve andare a Sanremo“.

Praticamente tu hai cantato a Sanremo dopo un anno di pausa?

In realtà ho fatto le selezioni, poi ancora prima ho avuto qualche concerto ad ottobre. Sono stato fermo completamente senza cantare sul palco e senza pubblico da marzo 2020 fino ad ottobre 2020. Poi è strano vedere la gente seduta, è un tipo di energia diversa. Infatti lo show che stiamo portando è diverso, è uno show di tipo meditativo, uno spettacolo da ascoltare piuttosto che da ballare. Proprio perché le persone sono sedute in tutti gli show abbiamo decido di portare qualcosa che potesse essere diretta ad un ascolto attivo, più che al divertirsi e basta e fare casino sotto cassa.

Emozioni diverse quindi rispetto ai concerti pre-covid.

È diverso, non si può paragonare, non credo che ci sia bisogno di paragonare. Io credo che la vita vada vissuta per come arriva e in questo momento quello che possiamo fare è questo. Non sto a dire che non era come prima: frega un cazzo di com’era prima frega un cazzo di com’è ora. Si tratta semplicemente di fare il massimo che possiamo con quello che abbiamo.

Concludiamo con una classica nota tragica. Se da domani la musica sparisse per sempre dalla faccia della Terra, niente, niente da ascoltare e niente cantare. Tu cosa faresti

Non esisterei, non potrei esistere, non potrei vivere. Per me non esiste un mondo senza musica, Davide Shorty è musica, come lo è Davide Sciortino. Probabilmente mi ritirei in meditazioni e diventerei qualcos’altro, ma non mi proietterei mai in uno scenario così apocalittico.

E con l’invito di Davide alla sua tappa di Palaia ci siamo salutati. Ora non resta che seguire il suo tour e le nuove date del Ginzburg Park Festival!

a cura di
Luca Pensa

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