Alessandro Bergonzoni – CenSer – 18 luglio 2021

Alessandro Bergonzoni – CenSer – 18 luglio 2021
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Sembra blasfemia ma il primo pensiero avuto dopo lo spettacolo di Alessandro Bergonzoni al CenSer di Rovigo è: “Ma quanti chilometri avrà camminato sul palco?” e poi “Ma come fa a non venirgli sete?”.

Perché vi sfido a parlare un’ora e quaranta minuti non stop, camminando su e giù per il palco, in una sera d’estate senza fermarvi un attimo per bere.

Fatta questa premessa ricolma di legittime e sagaci domande, veniamo allo spettacolo vero e proprio: Trascendi e sali, titolo che già ci proietta in quel mondo fatto di intelligenti giochi di parole per cui è famoso da decenni Bergonzoni.

Lo spettacolo

Lo spettacolo si divide fisicamente in 3 momenti dati dalle posizioni di Alessandro sul palco: sull’impalcatura/gabbia, sul palco e dietro ad lungo pannello rosso sangue.

Protagonista assoluto lui, la sua voce (soprattutto quando viene nascosto dai pannelli), le sue parole, i suoi gesti e i suoi passi. Quello che apparentemente può sembrare un “normale” spettacolo comico diventa, invece, una sorta di studio sociologico e antropologico che si snoda attraverso battute e, come già detto, giochi di parole. Quello che inizialmente fa ridere, un secondo dopo, viene assimilato dal cervello e lascia l’amaro in bocca.

È difficile far capire la portata dello spettacolo senza spoilerarne delle parti e sarebbe ingiusto farlo perché la maggior parte sono “battute” che hanno un impatto emotivo particolare. Sono giochi di parole semplici e complicati allo stesso tempo e che, comunque, recitati da altre persone non renderebbero allo stesso modo.

Gli argomenti

Nel marasma di argomenti trattati, nella fiumana di parole che si legano le une alle altre, torna spesso il tema della violenza sulle donne, il tema dei migranti, il reato di tortura, l’omicidio di Giulio Regeni, quello di Stefano Cucchi, gli scontri del G8 del 2001 a Genova con il bagno di sangue alla scuola Diaz e l’insensata incarcerazione di Patrick Zaki in Egitto. Attenzione a non pensare che questi siano gli argomenti principali perchè non lo sono. Sono momenti sparpagliati durante il lungo monologo, snocciolati velocemente, che hanno però il potere di colpire lo spettatore come uno schiaffo ben assestato.

Alessandro Bergonzoni, o meglio, questo essere quasi ultraterreno che osserva l’animo umano, regala al pubblico poco meno di due ore che vengono ripagate con un lunghissimo e meritato applauso finale spezzato da altri brevi momenti di recitazione, come se fosse un cantante che regala dei bis ai propri fan.

Le ultime parole le dedica al pubblico e a quanto siano mancati a noi e a lui il poter tornare a teatro e a guardarci a vicenda. Un po’ come ricominciare a respirare dopo un lungo periodo in apnea.

a cura di
Anna Bechis
foto di
Enrico Dal Boni

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Enrico Dal Boni

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