The Possibility of Happiness: il soul che connette Italia ed America

The Possibility of Happiness: il soul che connette Italia ed America
Condividi su

Fabio Puglisi, classe 1974, è compositore e musicista polistrumentista fondatore dei Soul Basement, di cui è cuore pulsante. Caratterizzato da un forte stampo internazionale (nei suoi brani è la lingua inglese a scandire i testi), ha già dato luce a diversi album, di cui Behemoths (2015), What We Leave Behind (2016) e Oneness (2018) ascoltabili su Spotify.

Spoken words, soul, jazz: una commistione di generi rende le produzioni di Soul Basement, in collaborazione con il cantante e sassofonista americano Jay Nemor, molto molto interessanti.

Come spiegano in un’intervista, il nome nasce dall’ascolto di Blue Lights in The Basement di Roberta Flack. Il progetto si lascia ispirare da Gil Scott Heron, John Coltrane, Miles Davis e contamina il jazz con il soul, l’R&B, il funk. The Possibility of Happiness, l’ultimo disco, vede invece la collaborazione tra Soul Basement e Aaron Kaye, vocalist di Los Angeles e collaboratore di gente come Wiz Khalifa, Snoop Dogg. L’influenza si sente.

Il disco

Già dalla prima traccia, Summertime, si forma l’immaginario del disco: estivo, fresco, accattivante; “Can I get a Little time to get to know you?” è la frase con cui si apre, ed il tempo per conoscere The Possibility Of Happiness sembra essere tempo ben speso.

Dieci tracce per un totale di 28 minuti circa. Se Get Rich è puro hip-hop, voce pitchata e sintetizzatore ad elevare tutto il brano, Let You Go è la traccia più R&B del disco: falsetto alla Frank Ocean, hi-hat a dare ritmo, pad ampi e spaziosi si mescolano su versi d’un amore perduto. Sarebbe stato un buonissimo singolo. 

Energy è un rap vecchio stile, quasi parlato, uno storytelling che si risolve in un ritornello soul, un giro dolce di chitarra clean seguita da un beat mai troppo invadente accompagna il tutto. Curtain Call, invece, è la mia preferita: una dedica dolce, condito da arpeggi e fini melodie di piano elettrico, mezzo cantanto e mezzo rappato. Il disco chiude con Upwards Onwards, bassi che danno ritmo, rap melodico in puro stile Tyler, The Creator; riassume tutti gli elementi descritti in precedenza. 

La Recensione

The Possibility of Happiness è un bel disco. Hip hop, soul, un po’ elettronico e ben suonato. Non diresti mai che le sue radici siano qui, in Italia, perché nel sound, nelle scelte e naturalmente nella lingua sembra provenga direttamente dalla culla dei molti dei generi che suona.

Soul Basement e Aaron Kaye orbitano attorno a diversi generi ed artisti, come Khalid, Wiz Khalifa, Chief Keef senza perdere il tocco delicato del soul, incarnato in questi brani come piano elettrico, chitarre, drum kit. 

Un ascolto spensierato ed armonioso nelle strumentali. Di certo non propone grandi novità, ma si amalgama bene ai generi da cui prende spunto mantenendo una sua forma. Sembra che Soul Basement si sia divertito e mai sforzato, e che il disco sia nato naturalmente dalla somma dei due artisti e dei loro percorsi pregressi. Che l’opera, alla fine di questo percorso, sarebbe giunta alle nostre orecchie era solo una possibilità, chissà su quante.

La possibilità di ascoltare musica fatta bene, senza troppi pensieri, in un periodo in cui a molti la tanto agognata spensieratezza manca. Che sia questo, forse, The Possibility of Happiness?

a cura di
Nicolò Angel Mendoza

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – “Andrà tutto bene”, ma quando scusate?!
LEGGI ANCHE L’ 8 Marzo non è una data da festeggiare (ora)
Condividi su

Nicolò Angel Mendoza

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *