Lorenzo Kruger ad Arsita e il tramonto passato
Resoconto di una serata bella-ma-strana-forse-scazzata
Arsita è un paesino in provincia di Teramo, a circa 900 metri sul livello del mare e in via di spopolamento. Per questo, la Proloco locale formata da ragazzi in gamba ogni anno realizza eventi per attirare l’attenzione su questo piccolo angolo di paradiso, come per esempio una bella serie di concerti al tramonto che ha visto tra gli altri Lorenzo Kruger (cantante dei Nobraino e Gli Scontati) protagonista.
Sulla montagna, mi sento dire: ci vuole fisico per salire
Come ci insegna il buon Dante “pedante” Alighieri, per arrivare in paradiso, devi passare per l’inferno… costituito dalle strade per raggiungere Scaricasale in località Colle Mesole. Zona Arsita, ma sempre più in alto (cit. Mike Bongiorno).
Un delirio per le sospensioni e il motore della piccola utilitaria che corre a 30km/h e ondeggia tra una buca e un tornante (Lupin III, tu e la tua 500 non siete nulla in confronto).
L’astruso percorso vale la pena? Certo che sì. Un paesaggio stupendo rincuora e rinvigorisce gli animi. Da un lato la fierezza del Monte Camicia, dall’altra le colline che si tuffano verso il Mare Adriatico. Se non ti emozioni, sei un robot con il chip del 5G serigrafato da Bill Gates (semi-cit.).
Piazziamo il telo sul prato mentre i ragazzi sistemano il palchetto, due birre (che poi diventano quattro, grazie al potere della moltiplicazione) e attendiamo, tra pasta casereccia e vino (sì, abbiamo quei poteri di trasformare le cose).
A volte ho un blocco, dello scrittore, un vero blocco compositivo…
Tra un vinile di Ivan Graziani e uno di Paolo Conte che allietano l’attesa, giungono le 19:30, orario del presunto avvio del concerto di Lorenzo Kruger. “Presunto”, perché il palco è pronto, Lorenzo si aggira con la famiglia e si guarda intorno, alcuni sono seduti sui teli, ma il dj set continua.
Passa il tempo, passa il tramonto che da rosa diventa rosso fuoco (ma senza Giorgio Canali) per poi diventare arancione e infine violaceo. Arriva la tenebra e staziona su di noi. Il palco sempre lì, le luci accese. Sono le 21:00. C’è qualquadra che non cosa, come dicono a Oxford.
Ho il coraggio, se c’è bisogno, di far prodezze o di tirare un pugno
Così, verso le 21:50, Kruger sale sul palco, invita bruscamente e con tagliente ironia a spostarsi dalla zona cena da finto borghesi verso il palco. Qualcuno non capisce bene l’ironia, qualcun altro capisce che c’è dello scazzo in quell’ironia.
Nonostante tutto, nonostante la magic hour del tramonto sia svanita, si parte. La situazione è bellissima. Voce e piano maltrattato dall’artista riecheggiano sull’altopiano, l’aria fresca montana quieta gli animi e fa godere.
Arriva il momento del monologo. Un’occhiata, poi due, poi un’interruzione a causa del continuo chiacchiericcio di un gruppetto di ragazzi che, seduti proprio di fronte al palco, disturba l’esibizione.
Risultato: doccia dal palco tramite fresca acqua minerale. C’è qualche risata, un po’ di nervosismo. Ma lo spettacolo deve continuare, si sa. Ecco così che c’è lo spazio per la ramanzina ma anche per spettacolarizzare e stemperare l’accaduto. Si prosegue.
… Anche se sono uno elegante, che non si sporca le mani per niente
Kruger a ruota libera fa cantare alcune canzoni ai suoi pargoli. Momento tenerezza assicurato. Si prosegue, si canta, si urla e decanta dal megafono, passeggia tra le persone sedute sul prato, torna in scena.
Poi, crack. Qualcosa si rompe. Di nuovo.
Lorenzo strattona con forza il pianoforte, lo trascina fuori dal palco. Vuole suonare in mezzo al pubblico. Uno strattone, un metro, un altro strattone, un pezzo di pianoforte decide di farla finita. Lo strumento si pianta storto in mezzo a noi. Non è serata.
Spallucce, qualcuno afferma ridendo (per non piangere) che un tale di nome Giovanni lo riparerà l’indomani (che bel ferragosto che avrà passato). Kruger si mette di nuovo al piano, tra un De André, un Nobraino e un Conte (Paolo, non Giuseppe).
La serata è così, tra alti e bassi, tra un naufragio e un meraviglioso momento catartico. Tra assurdità, scazzo e voglia di portare a casa il risultato.
Vedo tutto un mondo da sfidare
C’è tempo per un altro paio di pezzi. O forse no. Lorenzo è scazzato, ma fa di tutto per mandare avanti lo show. Ma s’è stancato. Coglie l’occasione.
Un ragazzo dell’organizzazione cerca di sistemare il microfono sul pianoforte. “E tu che ci fai qui? Vuoi suonare? Dai, suona.” e lascia il posto a Davide, che un po’ sorpreso, suona un suo inedito, Mi Eleverò (bel brano, a onor del vero).
“Bene, ora Kruger torna e chiude il concerto”, ho pensato. Invece no. Salgono i Mobili Trignani, band del posto e poco a poco iniziano a suonare il loro repertorio. Così, de botto (cit.). Non capisco cosa diavolo stia succedendo, non capisco se sia finito, se fosse previsto tutto oppure se sia accaduto tutto all’improvvisto. Dopo dieci minuti opto per l’ultima opzione.
Strano. Una serata strana. Bella, ma strana. Tra bellezza, nervosismo, vaga ilarità, atmosfera e scazzo. A distanza di giorni non capisco a cosa abbia assistito. Devo riflettere. Però bello.
a cura di
Andrea Mariano
2 pensieri su “Lorenzo Kruger ad Arsita e il tramonto passato”