Attraversiamo “VIA GIARDINI” con Chiara Effe

Attraversiamo “VIA GIARDINI” con Chiara Effe
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Dopo un percorso fatto di concerti, prestigiosi premi, poesie in musica e un disco d’esordio (“Via Aquilone”, 2014) che aveva saputo attirare su Chiara Effe l’attenzione di pubblico e addetti al settore, la cantautrice cagliaritana “riporta tutto a casa” puntando la bussola della propria anima su un luogo fatto di canzoni e note capaci di spalancare mondi ed universi che prendono corpo dalle piccole cose di una quotidianità sempre più caotica e furiosa: nel grigio diluvio della contemporaneità, che sembra averci fatto smarrire la via di casa, Chiara Effe offre un riparo sicuro per le fragilità di tutti in “Via Giardini”, il suo secondo disco in uscita il 21 settembre 2023, impreziosito dalla presenza di Federico Sirianni (in “La danza della parole”) e Alessio Bondì (in “La ballata del mare”).

Bentrovata su TSCK, Chiara! Sei una delle penne più interessanti della scena nazionale, nonché detentrice di numerosi premi di musica d’autore vinti nel corso degli ultimi dieci anni: se ti guardi intorno, cosa ne pensi della situazione della musica in Italia, e soprattutto della canzone d’autore nazionale attuale?

Mi sembra e voglio pensare che la canzone d’autore sia presente ma abbastanza nascosta da sembrare a volte assente o quasi.

Quando viaggio non manca mai di incontrare cantautori come me in ogni regione. Il problema è che non è una musica che rispecchia abbastanza la società odierna e di conseguenza tende sempre più a restare di nicchia.

Arrivi a un silenzio che è durato ben nove anni, era il 2014 quando hai esordito con “Via Aquilone”. Come mai è passato così tanto dalla tua ultima pubblicazione, quante cose sono successe in questi (quasi) due lustri?

Sono successe tantissime cose e sono state scritte tantissime canzoni dal colore diverso.

Il perché di così tanto tempo è dovuto sia alla sfortuna di incontrare le persone sbagliate che ne hanno intralciato la pubblicazione, e anche al mio processo di trovare il mio posto tra pandemie, cambio di città, di casa, di vita.

Per non parlare di quanto ho suonato in giro per il mondo, scegliendo una vita affatto sedentaria per diversi anni.

Certo, il silenzio è stato relativo perché nel frattempo hai suonato in lungo e in largo, restituendo al tuo pubblico la sensazione che fosse necessario “incamerare” esperienze per poi poterle raccontare… Quali sono state le esperienze musicali che hai vissuto in questo periodo di “latenza discografica”?

Ho sempre prediletto piccoli posti, intimi, a volte vere e proprie case, per permettermi di conoscere di persona centinaia di persone a cui stringere la mano e con cui fare due chiacchere.

Ho anche aperto grossi conserti. Tra questi porto nel cuore Carmen Consoli, che tanto mi ha insegnato e tanto porto nel cuore.

Ho suonato in Europa e oltre. Russia e Qatar, ad esempio, mi hanno messo davanti mondi sconosciuti e da cui attingere ispirazione poetica.

“Via Giardini” segue “Via Aquilone” e in qualche modo sembra riprendere il discorso da dove lo avevi lasciato, anche se in modo allo stesso tempo diverso. Che gestazione ha avuto questo disco, e come hai lavorato alla produzione del tutto?

Esatto, è così. Ho ripreso il discorso da dove lo avevo lasciato.

Ho scelto tra 40 canzoni che nel frattempo avevo scritto.

Son venute fuori queste 12 che riassumono le diverse sfaccettature di questi anni trascorsi, nominando il disco come la via in cui sono cresciuta, che è quella in cui torno sempre, alla fine dei miei spostamenti. La via dove ancora vive la mia famiglia.

Ho avuto accanto più di tutti Alberto Soraci, tecnico del suono e amico del cuore, sempre pronto a tirare fuori in maniera raffinata qualche idea, consiglio, caffè e ora da ritagliare per me.

Piano piano e sempre ragionando in maniera assolutamente minimale, abbiamo scelto i suoni, abbiamo chiamato persone che fossero di gran cuore oltre che ottimi musicisti.

Tra l’altro, il disco contiene anche un incontro con Bondì e Sirianni: come è nata la vostra collaborazione?

Sono i miei due fratelli musicali. Quello maggiore e quello minore, ma solo per una questione anagrafica, non perché uno sia migliore dell’altro.

Posso vantare di aver fatto cantare Alessio in italiano!

Io voglio a entrambi un bene fraterno, perché nella mia vita quotidiana ci sono da tanto e continuano a esserci.

Dodici canzoni che non si risparmiano, qua e là, staffilate contro una società sempre più svilente e demoralizzante: penso a “Non son buono”, che ricorda le invettive ironiche dei grandi cantautori. Che rapporto hai con il tuo tempo, con la nostra contemporaneità?

Ho gli occhi aperti e le orecchie tese a captare le storie altrui, che a volte sono positive ma spesso no.

Posso denunciare, ho il dovere di farlo.

E lo faccio perché ho imparato e scelto che ma mia musica raccontasse la contemporaneità.

Il tuo disco nasconde in piena luce numerosi eroi, come nei dischi dei grandi cantautori. Dal “poeta di pietra” a Gigi Riva, ce n’è uno che meglio degli altri ti rispecchia e ti racconta?

Non saprei. Forse non uno in particolare ma tutti per qualche motivazione sempre diversa.

La canzone d’autore è il giardino nel quale sei nata, quali pensi siano state le querce secolari, i riferimenti centrali che hanno dato linfa alla tua crescita?

Mamma e papà primi tra tutti.

La loro influenza musicale legata ai grandi cantautori e poi la scoperta individuali della musica del mio tempo e successivamente, grazie agli studi sia in lettere che in etnomusicologia, sono arrivata a scavare e scoprire una poetica più remota, quella dei cantacronache e quella della musica tradizionale della mia terra, per esempio.

Da non trascurare lo studio assiduo del jazz, più strumentale che cantato.

E senza dubbio, non ultima la musica popolare brasiliana, di cui sono follemente innamorata e in cui mi rifugio.

Chiara, è stato un piacere poter fare quattro chiacchiere con te! Quali sono ora i prossimi passi del tuo percorso?

Speriamo di incontrarci personalmente e di far girare ancora queste canzoni per poter scrivere non troppo tardi il prossimo disco.

a cura di
Redazione

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