Giorgio Canali: “Pericolo giallo” è l’urgenza del dire

Giorgio Canali: “Pericolo giallo” è l’urgenza del dire
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Si intitola “Pericolo Giallo” è il nuovo album di Giorgio Canali & Rossofuoco, pubblicato per La Tempesta Dischi il 13 ottobre.

Tagliente e dissacrante, “Pericolo Giallo” è il decimo album di Canali, il nono insieme ai Rossofuoco. Un racconto spietato degli ultimi anni, attraverso una riflessione critica sul ruolo dell’essere umano all’interno di un occidente profondamente segnato dagli eventi recenti.

Noi lo abbiamo intervistato.

Parliamo del tuo disco “Pericolo Giallo”: nella tua musica direi che non si parla solo d’amore ma specialmente della società in continuo declino. In “Pericolo Giallo” si evincono tutte le contraddizioni sociali raccontate da un animo in continuo fermento. È difficile, secondo te, al giorno d’oggi “fare politica” con la propria musica?

Ci rimango anche un po’ male, perché sono nato nel boom economico, un periodo in cui gli anni Settanta sono stati un periodo terribile dal punto di vista del progresso, politico e sociale. Ma si sa bene che la società e l’arte sono sempre andate di pari passo, quindi sentirmi dire che adesso non si fa politica attraverso la musica, mi fa un po’ male…perché se ci penso poi è vero!

Se prima l’ambiente indie italiano riusciva a stare al passo, adesso invece riesce a stare sul pezzo solo nella vita dei social.

Ma rispondendo alla tua domanda, certo che si può fare politica con la propria musica, ma purtroppo non si risolve niente, questo lo abbiamo imparato.

In “Pulizie etiche” fai riferimento al concetto del politicamente corretto: credi che questo possa portare un po’ alla spersonalizzazione e ad un certo punto intacchi anche la libertà di parola?

È semplicemente un’arma di distrazione di massa, ci si focalizza su certi problemi che non esistono facendo finta di interessarsi alle diversità e ai problemi sociali. Dunque, prima di tutto è una sorta di censura, poi distogli veramente la gente dalla realtà del problema focalizzandoti solo sul lato estetico del problema, infatti “Cosmetico” parla di questo. E in più tutto questo riesce a far minimizzare il problema, facendolo passare come se fossero quisquiglie.

“Morti per niente” è la canzone che ha dato il La all’album, da dove proviene l’idea del titolo?

Sì, è una scritta che avevo letto su un monumento ai caduti francese, di cui ho visto solo la foto, la scritta diceva “Morts pour rien, fascisme toujours là, états policiers partout!” (morti per niente, fascismo sempre qua, stati di polizia dappertutto). Però è un concetto del ’68 e non una roba nuova (ride ndr)

A proposito di resistenza, tu affermi che “Resistenza come un concetto meramente storico”: chi secondo te riesce a fare ancora resistenza, magari nella musica?

Credo che ci sia una marea di diciassettenni o diciottenni che sembra che stiano iniziando a riflettere, lo dico anche in altri pezzi. Gli vogliono far credere e ci vogliono far credere che sono delle teste di cazzo, senza pensieri…ma non è così, non sono così stupidi. Secondo me c’è una bella fetta di gioventù dai 18 ai 25 anni che inizia a farsi delle domande e che non corre dietro all’ultimo slogan. C’è un po di speranza in questo.

Non è come il ‘68 in cui la società era evidentemente ritardata, adesso invece la società è evoluta. È difficile trovare un certo tipo di reazione a tutto questo, eppure secondo me c’è.

Nel tuo album metti al centro la figura del sole, “C’è ancora il sole” ad esempio è la prima traccia dell’album, vissuto anche questo in maniera pericolosa, appunto, tant’è che il disco termina con “Fine del mondo”. Non c’è nessun tipo di salvezza quindi?

Non la metterei proprio in questi termini qui. “Siamo nati per soffrire”, come si diceva durante la dark wave. C’è però la possibilità di svegliarsi, quello sicuramente!

Sappiamo che “Pericolo Giallo” non nasce in studio, ma in casa di ognuno dei componenti. Come mai?

Lo avevamo fatto per “Venti” perché eravamo obbligati, stavolta eravamo obbligati dal fatto che se volevamo fare in fretta dovevamo per forza seguire lo stesso schema.

È stata dettata dall’urgenza del fatto che volevo che uscisse un album in autunno, quindi nel giro di nemmeno quattro settimane l’album era pronto da zero, non c’era una nota o una parola scritta prima.

Anche perché poi ci sono dei riferimenti ad una società che ad un certo punto è già vecchia, quindi volevamo uscire il prima possibile.

Ci sono molte date che seguiranno l’uscita dell’album, sarai anche a Bologna?

Certo, al Locomotive a dicembre!

a cura di
Ilaria Rapa

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Ilaria Rapa

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