“Dan Zone” è l’autobiografia sentimentale di Daniele Cortese

“Dan Zone” è l’autobiografia sentimentale di Daniele Cortese
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Con un background jazz e un ventaglio di reference in altre direzioni, Daniele Cortese si presenta al pubblico con il disco “Dan Zone”, un’opera interamente concepita e realizzata da lui stesso.

Approfondiamo il tema parlandone direttamente con Daniele, che ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande.

Il tuo nuovo disco è molto personale, come suggerisce il titolo. D’altro canto c’è anche parecchia sperimentazione. Quindi, cosa è esattamente questo Dan Zone?

Dan Zone è il mio ultimo lavoro ed il mio primo disco in questa direzione. È difficile etichettare un’opera artistica e soprattutto se cerca a suo modo di essere eterogenea. Il sound è fortemente legato al soul, al funky ma c’è anche molto pop ed una punta di psichedelia. Il mio background però è quello del jazz perché è in quel contesto che sono cresciuto musicalmente come bassista e compositore. In questo disco ho composto tutti i brani, testi e musiche e ho registrato tutti gli strumenti: il basso, le chitarre e poi i synth e programmato le batterie.

La voce invece è di Yasmine Zekri che è una cantante Jazz ma è anche direttrice corale e compositrice. Ho scoperto negli anni di esperienze in studio e sul palco che fondamentalmente la musica di qualità si trova ovunque e che bisogna imparare ad ascoltare ed essere sempre più curiosi per crescere e migliorarsi. Se dovessi definire effettivamente Dan Zone lo indicherei come un disco di Acid Jazz. 

Le sonorità attingono dall’acid jazz ma spaziano fino al pop. Quali le ispirazioni che ti hanno portato a questo ventaglio sonoro?

Sono cresciuto ascoltando di tutto e continuo a farlo, per me è fondamentale. A diciotto anni ascolavo i Grateful Dead e Miles Devis ma anche Bach e gli Area o il blues tradizionale. Ho sempre cercato di arricchire il mio bagaglio musicale non solo con lo studio, che è molto importante, ma anche con più ascolti possibili.

Dan Zone è nato dall’esigenza di trasmettere immediatezza sonora, groove ma anche un po’ di profondità testuale e così ho pensato a quella musica che sento comunque più vicina da sempre ed è senz’altro la black music pensando alle sonorità della Motown ad esempio, ovviamente attualizzate, oppure al pop inglese di qualità. 

Quale il brano più facile da scrivere e quale il più difficile?

Molti brani arrivano immediatamente dal punto di vista compositivo e quindi il lavoro più  lungo è quello della realizzazione in studio. La scrittura, l’arrangiamento e l’incisione delle parti richiedono del tempo. Se le idee però sono chiare tutto sommato avviene comunque abbastanza agilmente. Se devo pensare al brano più facile per scrittura e realizzazione direi “Hash” che tra l’altro è stato l’ultimo ad essere realizzato. Come accade spesso mi è sembrato di averlo già in testa da giorni prima di suonarlo alla chitarra. Poi il resto è arrivato in modo fluido e chiaro.

Il brano più complesso da realizzare, per motivi testuali non solo per la realizzazione della parte musicale, direi “Peter BigFoot “. Tratta argomenti delicati come l’emarginazione, la libertà sessuale, la libertà di espressione e ovviamente la scrittura del testo ha richiesto più cura. Anche l’arrangiamento e l’incisione mi hanno tenuto sveglio un po’ di notti.

In Dan Zone collabori con Yasmine Zekri. Come vi siete trovati a lavorare insieme?

Io e Yasmine ci siamo conosciuti in conservatorio più di dieci anni fa e nonostante nei primi anni da colleghi ci saremo parlati forse due volte, dopo aver collaborato assieme per la sua tesi di laurea è nato un grande feeling, al punto che ora siamo sposati. La reputo una cantante ed una musicista straordinaria, ha davvero molte risorse e una grande musicalità.

Negli anni abbiamo collaborato in diversi ambiti musicali, dal jazz tradizionale all’improvvisazione radicale ma abbiamo suonato anche la fusion e la world music sempre grazie alla sua ricerca. La versatilità della voce di Yasmine è notevole e personalmente non riuscirei ad immaginare una voce più adatta per il Pop Soul di Dan Zone.

L’interpretazione che Yas da ai brani è determinante per il sound. Nei brani “Yellow Car ” o “Tony and the Vortex ” questa cosa è molto evidente. In più partecipa al disco anche come compositrice del brano “Revolution “.

Ci sono altri artisti con i quali vorresti collaborare in futuro?

Mi piacerebbe, e non è da escludere, espandere Dan Zone con una sezione fiati per arricchire ulteriormente il sound. Per ora sto lavorando sulle prove con un organico di cinque elementi per portare Dan Zone dal vivo nella stagione invernale con l’arrivo del disco fisico il prossimo ottobre. Con me e Yasmine suoneranno: Andrea Varolo alla batteria, Marco Angeloni alla chitarra ed Elia Grassi al piano elettrico. Inoltre le collaborazioni con qualche ospite durante i live sono già ipotizzate. 

Cosa ti auguri per la tua carriera artistica?

Semplicemente di poter continuare a fare musica di qualità con il mio basso assieme a grandi musicisti e di avere sempre nuovi stimoli. Questa cosa accade, per mia grande fortuna, da diversi anni. Mi piacerebbe, inoltre, poter condividere la musica Dan Zone con più persone possibile. 

a cura di
Redazione

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