Lunatica di Nictagena: la recensione

Anche all’interno della notte più oscura, basta alzare gli occhi al cielo per osservare le stelle. E, se siamo fortunati, anche alcuni dei pianeti del Sistema solare, che ci osservano da lontano, silenti eppure presenti. È un viaggio, sonoro e onirico, quello che NICTAGENA intraprende nel suo nuovo album, LUNATICA.
Undici canzoni per undici entità celesti che si associano in qualche modo alle emozioni umane, per un disco maturo, consapevole, intelligente eppure perfettamente fruibile, grazie a un’immediatezza che arriva subito al cuore.
C’è un fil rouge importante che tiene insieme tutto il lavoro che Walter Tocco, alias Nictagena, ha fatto nelle canzoni del suo nuovo album “Lunatica”. Anzi ci sono parecchi fili rossi che percorrono il disco: a volte si tratta di riff di chitarra, a volte di riferimenti tematici e testuali, ma comunque ne risulta un disco compatto, omogeneo e denso dal punto di vista concettuale.
Il nome “Nictagena”, che fa riferimento al nome scientifico del fiore noto come “Bella di notte”, si associa all’attività musicale di Walter Tocco vent’anni fa. Da allora Tocco ha collaborato con svariati musicisti ma mantenendo sempre l’integrità del progetto. “Lunatica”, anticipato dal singolo e video “Plutone”, è un disco che nasce dopo un periodo di pausa, terminato per far fronte a un senso di insoddisfazione personale.
Ecco quindi la molla che fa scattare il processo creativo di “Lunatica”: un’esplorazione celeste, ma in realtà molto terrena nei suoni, con chiari influssi del rock anni Novanta e un atteggiamento piuttosto cantautorale nei testi.
La stessa “Plutone”, “Soletudine”, “Venere”, “Saturno” sono fra i pezzi che spiccano all’interno di un disco che però va ascoltato “come un tempo”: dall’inizio alla fine, con attenzione, per cogliere sfumature, idee e passaggi importanti.
Il decollo verso i pianeti del sistema solare si effettua a bordo di chitarra, basso e batteria, alla ricerca di un equilibrio emozionale e di un’intensità che trascende le mode del momento e che può essere molto catartica.
a cura di
Sara Alice Ceccarelli