DiMaio si racconta: dal suo disco d’esordio “Debut” fino a “Prometto”
DiMaio, dopo il suo album “Debut”, torna con “Prometto”: un singolo dalle sonorità moderne che si amalgamano in maniera organica al suono acustico e alla voce dell’artista.
DiMaio
DiMaio (Maurizio DiMaio) deve al Premio Oscar Luis Bacalov il coraggio di aver intrapreso la carriera di controtenore. Fu il grande musicista e direttore d’orchestra argentino a notarlo nello spettacolo teatrale “Estaba la Madre”. Grazie alla formazione nel campo del teatro musicale e alla preparazione artistica e vocale acquisita negli anni di studio con i vocal coach Giuseppe Nicodemo e Fabio Lazzara, DiMaio è oggi l’unico artista contemporaneo capace di proporre una formula musicale tra passato e presente, con una vocalità in grado di annullare l’importanza del corpo, fondendo maschile e femminile in un gioco seduttivo teso all’impossibile tra musica e parole.
Inizia da giovanissimo, a 15 anni, grazie all’incontro con Mariagrazia Fontana, da cui nascono anche le prime collaborazioni televisive per Rai e Mediaset, nonché le prime produzioni discografiche come corista. Negli anni le influenze artistiche e le varie collaborazioni portano l’artista ad approfondire la sensibile passione per il teatro musicale ritrovandosi sul palco di noti musical e interpretando ruoli diversi per numerose produzioni.
Dall’album “Debut” fino al suo ultimo singolo “Prometto”
Nel 2017 esce il suo primo Album “Debut” prodotto da Dardust e realizzato con la collaborazione di Carmelo Patti, che ha curato la direzione musicale e gli arrangiamenti. DiMaio, con “Debut” esegue le più belle arie del repertorio Barocco unendole all’immaginario elettronico europeo. Questo progetto lo presenta in una veste nuova che lo porta nei più importanti teatri nazionali.
Nel 2019 inizia la collaborazione con gli Apulia Cello Ensemble con i quali ha eseguito concerti di successo in Italia ed Europa. Nel 2020 esce un singolo inedito di successo “Bianco” che lo vede collaborare di nuovo con Dardust e Antonio Galbiati.
Nel 2022 esce il suo singolo “Prometto“, prodotta dal maestro Carmelo Patti, che conserva la natura classica del progetto dell’artista evolvendosi verso sonorità moderne che si amalgamano in maniera organica al suono acustico e alla voce (tenore sopranista). “Prometto” è come una narrazione che parla di moderno raccontando il passato; la tradizione del canto unita alle sonorità attuali del pop che troviamo nell’apertura degli archi che si trasformano in synth elettronici e si inseriscono nell’orchestra in modo complementare. Il suono del pianoforte ci proietta in un ambiente sonoro intimo. I ritornelli aprono a paesaggi sonori lontani.
L’intervista
Ciao DiMaio, benvenuto su The Soundcheck! Iniziamo parlando del tuo ultimo singolo “Prometto”. Come è nato il brano e cosa ti ha ispirato?
Il brano me lo inviò Marco Guazzone, uno degli autori del singolo. Era convinto che fosse perfetto per il mio progetto e la mia vocalità. Me ne sono innamorato già dal primo ascolto, toccó subito delle corde molto sensibili, mi sentivo molto vicino a quel mondo, avevo il desiderio di interpretare un brano dolce intimo ed emozionale e “Prometto” era tutto questo.
Il videoclip di “Prometto” è un incontro tra musica e arte, super emozionante e artistico e vede la presenza dell’artista Jago. Come è nata questa idea?
Ci siamo conosciuti in una chiesa a Napoli un luogo magico diventato laboratorio di Jago, non dimenticherò mai l’energia respirata in quel posto, Jago stava scolpendo La Pietà e non era ancora terminata. Non mi sembrava vero di poter avere quel privilegio e di ammirare dal vivo un’opera destinata a rimanere nella storia. Sono bastati pochi sguardi tra noi per capire che ci legasse una grande affinità artistica, in quella stessa circostanza decidemmo di creare una collaborazione che ci vedesse protagonisti ed è così nato il nostro videoclip insieme.
Come è stato il rapporto con Bacalov? In che modo ti ha spinto a proseguire lungo questa strada?
Ho avuto la fortuna ed il privilegio di lavorare in un’opera teatrale scritta dal maestro Bacalov per il teatro dell’opera di Roma. Si accorse lui della mia particolare vocalità da controtenore. Ero sul palco durante le prove e cantavo un brano dell’opera, che solitamente durante lo spettacolo veniva interpretato da una soprano. Lui mi sentì, ed incredulo che fossi io a cantare mi chiese di potermi parlare, fu un onore avere i suoi preziosi consigli, mi consigliò vivamente di sfruttare questo raro dono vocale e mi convinse ad intraprendere gli studi classici. Era sicuro che con impegno ed una salda tecnica avrei raggiunto dei grandi risultati. Ancora lo ringrazio.
In che modo ti sei approcciato al sound contemporaneo per vestire la tua vocalità? Tenendo conto che sei un artista che ha ricevuto una formazione classica.
Io nasco dal pop. Per anni sono stato in un coro gospel, al percorso classico sono arrivato solamente più tardi, quindi ho sempre sperimentato diversi generi musicali. Direi che il mio profilo artistico è composto da diverse anime musicali, non amo classificarmi con un genere.
Il bel canto sembra quasi essere un lontano ricordo al giorno d’oggi, è difficile portarlo alla luce di questi tempi?
Secondo me torneremo ad apprezzarlo, abbiamo bisogno di ascoltare anche il canto tradizionale che è legato alla storia e ad anni di composizione. Il mio progetto è sicuramente audace ed ambizioso, sono consapevole di aver scelto un percorso non semplicissimo, soprattutto in Italia. Ma a me piacciono le sfide e percepisco che il pubblico comincia ad incuriosirsi e ad apprezzare.
Dopo il tuo album “Debut” e il tuo ultimo singolo, dobbiamo aspettarci un nuovo disco? Hai già in mente qualcosa che puoi spoilerarci?
Con il maestro Carmelo Patti e con un team di autori di altissimo livello stiamo lavorando alla produzione di altri brani che comporranno un nuovo album, ma non posso ancora spoilerarvi troppo, vi assicuro che ci saranno delle bellissime novità…
a cura di
Loredana Desiato
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