L’uniforme scolastica tra cultura e alta moda

L’uniforme scolastica tra cultura e alta moda
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Simbolo di ordine, prestigio e conformità, la divisa scolastica ha subito un’ascesa epocale nel corso degli ultimi anni. La rappresentazione della serietà e del rigore, limitato al solo rigido ambiente della scuola, è stato stravolto per diventare uno stile trendy, tutto da copiare. Britney Spears è stata una delle prorompenti proclamatrici del nuovo stile da studentessa. La provocante divisa che la vediamo indossare nel videoclip del singolo …Baby One More Time, nel 1999, ha contribuito a rimodellare, tra i giovani, la consueta idea di uniforme scolastica.

La divisa “preppy”

Storicamente, le prime uniformi scolastiche erano prettamente limitate ai soli uomini d’élite. Figli di imprenditori ricchi e benestanti, nei primi anni cinquanta, diffusero un accurato modo di vestire. Gli studenti dei college privati anglosassoni, come quello dell’Ivy League, da cui prende il nome, iniziarono a sfoggiare una divisa che doveva rispecchiare l’eleganza e il perbenismo ai quali erano abituati. Gilet, camicia immacolata, cardigan, blazer, pantaloni chino cachi, cravatte, giacche sportive in flanella. Uno stile unico per veri gentiluomini che trascorrevano il tempo tra club privati, lezioni di filosofia, allenamenti di canottaggio e partite di cricket. 

Fonte: Pinterest

Lo stile Ivy League venne soppiantato da quello hippie agli inizi degli anni sessanta, non prima di aver posto le basi per influenzare quelli che sarebbero stati lo stile dei Mod, la sottocultura giovanile londinese, e quello Preppy. Quest’ultimo è rimasto come stile preponderante dei rinomati college privati degli Stati Uniti. Lo stile preppy, rispetto a quello dell’Ivy League, si differenziava per il semplice ma chiassoso uso dei colori pastello. Polo, maglioni con scollo a “V”, camicie a maniche corte, golfini, bermuda colorati, mocassini, scarpe da vela, giacche in tweed e trench. Immancabili erano poi l’orologio da polso e la tracolla in cuoio

L’estrema raffinatezza di queste particolari divise, hanno spinto, nel corso degli anni, diversi marchi a rilanciare sul mercato articoli di provenienza “preppy”. Tra i più noti possiamo indicare senza dubbio Ralph Lauren, Burberry e Tommy Hilfiger. Più di nicchia, invece, ci sono Gutteridge 1878, Hackett London, Facis e Paul Taylor. Negozi curati fino al minimo dettaglio per contribuire a offrire ai loro clienti, uno stile versatile che combina il gusto formale a uno più funzionale, non rinunciando mai alla ricercatezza degli accessori.

La classicità femminile

Le uniformi scolastiche, per le donne, hanno cominciato ad apparire solamente a partire dagli anni ’20, quando conquistarono, dopo anni, la possibilità di avvalersi, finalmente, di un’istruzione. Sebbene le prime divise femminili ricalcassero quelle maschili, negli anni ‘40, cominciarono a distinguersi delle uniformi proprie per sole ragazze. Le odierne divise, maggiormente diffuse nei paesi anglosassoni e latini, ricalcano quelle degli anni passati: le gonne a pieghe a motivi scozzesi, cardigan, camicette con colletto alla Peter Pan, calze e ballerine sono, oramai, all’ordine del giorno. 

Le uniformi a scuola: tra uniformità e ribellione

I nostri grembiuli neri con colletto bianco o quelli rosa e azzurro dell’asilo, indossati dai bambini per sottolineare una certa linearità di stile, uguale per tutti, sono diventati fin troppo boriosi. Il motivo dilagante dell’uso delle divise, però, è anche quello di prevenire il bullismo, un parassita non ancora sradicato, ma che si insinua, ogni giorno, tra i banchi di scuola. Vestire un unico e identico completo, eliminerebbe le differenze di estrazione sociale, considerata una delle principali cause di pregiudizio. La conformità nello stile, inoltre, limiterebbe, le malelingue sul proprio personale stile di abbigliamento, solitamente non congruo alle simpatie dei compagni.

In Giappone, la divisa scolastica è forse il capo cult usato anche fuori dalle mura di scuola. L’insistente influenza dei cartoni animati manga giapponesi, ha reso l’uniforme scolastica uno degli abbigliamenti più gettonati tra i giovani studenti. Ispirati alle uniformi della marina reale britannica, il Gakuran è la divisa scolastica giapponese maschile per antonomasia, composta da giacca e pantalone. La controparte femminile è il Fuku alla marinara, consistente in una blusa e un collarino da marinaio. Conomi è un brand di abbigliamento giapponese che ricrea e vende riproduzioni di queste tipologie di divise. Può essere considerato come l’esempio concreto di come, nel paese, le uniformi scolastiche siano dilagate in un vero e proprio business. 

Fonte: Pinterest

Il rigido uso della divisa scolastica per frequentare la scuola, ha contribuito a formare, poco a poco, una sottocultura giovanile chiamata Kogyaru. La cosa comune a tutti gli adolescenti, membri di questo gruppo, è l’iniziativa anti-sistemica di personalizzare la propria divisa scolastica. Gli studenti iniziano, così, ad abbinarla a capi non convenzionali alle regole, procedendo con modifiche sartoriali, scritte o semplicemente indossandola in maniera non uguale agli altri. Il loro preciso intento è quello di rovesciare l’idea stessa di status quo, al fine di dimostrare come siano in grado di rappresentare la loro diversità e la loro identità personale, rimanendo nella loro stessa unicità obbligata.

L’uniforme nella cultura mediatica

L’impatto mediatico sull’avere una divisa scolastica chic da sfoggiare a scuola è dirompente. Avevamo accennato alla performance di Britney Spears come una sensuale studentessa che balla e canta tra i banchi di scuola. Una camicetta annodata sopra l’ombelico, treccine e gonna cortissima. Una mise audace che, nonostante le polemiche da parte di genitori bigotti, ha contribuito a renderla uno dei look più iconici della musica pop. Era il 1999, dopotutto.

Nello stesso decennio, nel 1995, il trampolino di lancio dell’attrice Alicia Silverstone nei panni di Cher, in Clueless, meglio noto come Ragazze a Beverly Hills, ha fatto del tailleur in plaid un must have. Sviluppato dalla mente creativa della costumista, Mona May, il completino a motivo scozzese giallo indossato nella scena iniziale, ha soppiantato qualunque idea di uniforme scolastica. Chi, oggi, non vestirebbe i panni di Cher e della sua amica, Dionne, per sentirsi altezzosamente glamour?

Fonte: Pinterest

L’estetica della divisa ha subito un grande rincaro grazie alla modaiola serie di Gossip Girl. Studenti e studentesse d’élite che non badano a spese, scendono a compromessi diventando unilaterali, vestendo un’unica e sola divisa. Come in tutte le serie, ci sono i nostri casi eccezionali preferiti. Blair Waldorf, per esempio, abbellisce la sua personale divisa con spille a forma di fiocco, calze, ballerine e gli indimenticabili cerchietti per capelli. Serena Van der Woodsen, invece, più trendy e ribelle, la riadatta a suo modo, con una camicia portata fuori dalla gonna, annodando al collo alla bell’è meglio una cravatta e un chiodo di pelle sulle spalle. 

Un tripudio di stile anni 2000 che è sfociato in uno più vintage nel reboot della serie, nella quale la Old Money Aesthetic è l’artefice. Ispirata ai guardaroba del passato di Lady Diana e Jackie ‘O, la corrente stilistica Old Money contribuisce a donare una nuova attitude a capi di abbigliamento propri del passato, rivisitandoli attraverso l’abbinamento a brand più conosciuti.

Nella nuova serie del 2021, tra i giovani protagonisti possiamo scorgere uniformi 2.0: maxi blazer, foulard annodati in testa, montoni, pinafore, gonne stringate e maglioni a girocollo Aran. Per la nuova generazione Z, si è pensato a uno stile più inclusivo, in cui lo streetwear si unisce alle estetiche cottagecore. La fluidità di genere ottiene, finalmente, il suo lascia passare anche nei look, stilisticamente curati da Donte McGuine. Divise alternative, dunque, dove lo sportswear moderno abbraccia il vintage, atte a dipingere i nuovi “figli di papà”.

Fonte: Pinterest

Le serie tv e i film, insomma, hanno potuto offrire molti spunti interessanti per comprendere come un capo monotono e borioso come una divisa scolastica, possa diventare, in realtà, una sorprendente compagna di stile. Non per forza bisogna indossare il completo intero come Cher, basta una gonna a pieghe o un golfino in perfetto stile preppy, per conquistare i corridoi della scuola a testa alta. 

La scuola in passerella

L’uniforme da scolaretta, nella sua semplicità, ha dato ai marchi di alta moda, un altro spunto su cui basare alcune delle loro iconiche collezioni. Si potrebbe azzardare a dire che siamo di fronte a uno dei tanti casi di effetto bubble-up, secondo la quale, una tendenza popolare come quella della divisa, ha influenzato le classi più alte dell’alta moda. Vediamone alcuni.

Nella collezione donna autunno/inverno 2013/14 di Moschino, la passione per l’equitazione e lo sci di Ann Bofoey Taylor fanno da protagonista. Uno spiraglio su uno stile che sembra fuoriuscire da una brughiera scozzese, vede modelle vestite in un mix tra completi da cavallerizza e moderne divise da school girl giapponese. I caschetti da vigili urbani con grandi “M” dorate a sbalzo, le rose ricamate e il tripudio del motivo a tartan, ci hanno deliziato gli occhi.

Da annoverare sono anche la collezione pre-fall 2020 di Dsquared2 in cui lo stile preppy usato dai collegiali inglesi, diventa più ribelle e street. Le giacche a vento vengono abbinate ai jeans strappati e ai maglioni oversize in plaid. Fuori dalla passerelle, ecco apparire dal suo atelier parigino, le creazioni di Thom Browne per la sua pre-fall 2020. Unendo fluidità di genere, la spasmodica regalità da reggia di Versailles e completi da ufficio in cui il grigio fa da padrone, ha dirottato verso il buon gusto. Le camicie Oxford abbinate ai cappotti intarsiati, vogliono relegare i modelli nell’angolo di un’elevata scuola parigina, in cui l’eleganza e la fantasia, sono i primi della classe.

Da sinistra: Thom Browne, Dsquared2 e Moschino
Fonte: Pinterest
Fuori dalla scuola

L’uniforme scolastica, dunque, ha già ottenuto l’approvazione per essere riconosciuta come una tendenza da indossare anche fuori dalla scuola. C’è chi rimane classico, vestendo un maglione a collo alto e una gonna a pieghe, per sembrare più nerdy. C’è invece chi, vuole stravolgere la sua divisa combinandola con più capi insieme. Insomma, alla fine, la divisa scolastica rimane sinonimo di etichetta e rigore che alcune scuole impartiscono di indossare come segno di rappresentanza. Ricordiamoci, però, che la nostra vera divisa è quella che sfoggiamo nella vita di tutti i giorni lontano dai banchi di scuola e, con la quale, offriremo al mondo la migliore visione di noi stessi.

a cura di
Michele Rigo

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