Inventing Anna: la mini serie su Anna Sorokin

Inventing Anna: la mini serie su Anna Sorokin
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La storia vera della truffatrice russa che ha ingannato l’alta società di New York e tutto Instagram

La storia dietro alla serie

Immaginate di fingervi ricchi e di vivere una vita al di sopra delle vostre capacità economiche. Di poter partecipare alle feste più esclusive. Di frequentare gli alberghi più costosi e di cenare con i personaggi più influenti del mondo della moda e dello spettacolo.

Ebbene, è ciò che ha fatto Anna Sorokin, un’immigrata russa, cresciuta in Germania, approdata a New York sotto le finte spoglie di un’ereditiera tedesca. Anna, che come pseudonimo ha scelto il cognome Delvey, ha ingannato tutto il jet set di New York, facendo tutte queste cose.

Questa ragazza dal carisma innato è riuscita a farsi pagare costose cene, gli abiti alla moda e le lussuose suite d’albergo dai propri amici e pseudo fidanzati. Si è goduta viaggi straordinari in Marocco facendosi ospitare da persone importanti, arrivando addirittura a rubare un jet privato per i suoi viaggi d’affari. Il tutto pubblicando foto su Instagram che le permettessero di costruire il suo personaggio a suon di post da milioni di likes.

Ma lo scopo di Anna non è solo quello di godersi la vita a suon di champagne e sfilate di moda, bensì quello di fondare l’Anna Delvey Foundation: un circolo super vip che possa riunire tutti gli artisti più influenti della Grande Mela.

Fino a quando, appunto, tutte le sue innumerevoli bugie sono state scoperte.

E la vera Anna ha dovuto subire un processo che è diventato un autentico spettacolo mediatico.

La serie, tra pregi e difetti

Questa è la trama di Inventing Anna, la miniserie Netflix che ha affascinato e scioccato milioni di spettatori.

La serie, uscita in Italia nel 2022 e ideata da Shonda Rhimes, si ispira ad un’inchiesta giornalistica di Jessica Pressler (nella serie Vivian Kant, interpretata da Anna Chlumsky) del New York Magazine.

La determinata giornalista, con il suo articolo Anna Delvey tricked New York’s party people, ha fatto sapere al mondo la storia della Sorokin grazie alle numerose interviste svolte alle persone che le orbitavano attorno: amiche, fidanzati, l’avvocato che ha finanziato il suo progetto.

Ogni episodio è dedicato ad uno di questi personaggi che ha conosciuto Anna e che è stato ingannato da lei.

Inventing Anna sembra voler mettere in parallelo le due figure femminili principali: la giovane Anna e l’instancabile Vivian, due donne ambiziose e determinate nel voler raggiungere i propri scopi. La prima nella sua scalata verso il successo e la seconda nello scrivere un articolo che farà ottenere prestigio al suo giornale.

Il prodotto di Shonda Rhimes, poi, vuole porre l’attenzione sul maschilismo che permea l’alta società newyorchese: in tanti momenti della serie, Anna, viene vista come una graziosa bambolina e non come una persona seria che vuole e può raggiungere il successo con le proprie forze.

Anche il personaggio di Vivian, in un certo senso, vuole essere un grido contro il maschilismo: la ragazza infatti, è incinta e trova parecchie difficoltà a conciliare carriera e famiglia.

La serie tutto sommato scorre bene, peccato che la maggior parte degli eventi narrati siano falsi come indica la scritta che compare all’inizio di ogni episodio. Questo fattore toglie un po’ di magia alla vicenda. Inoltre, la denuncia al maschilismo imperante risulta un po’ scialba, poiché è solo accennata e non sviscerata.

Un punto a favore invece, è l’attrice che impersona Anna: perfetta per il ruolo, antipatica e spocchiosa al punto giusto.

E lo stesso vale per l’attrice che interpreta Vivian, che si dimostra una tipa tosta, ma allo stesso tempo divertente perché un po’ impacciata.

Un altro pregio della serie è la colonna sonora, che vanta una serie di canzoni hip hop al femminile, che si sposano perfettamente con gli eventi narrati.

In definitiva, la mini serie Netflix che racconta la vicenda di Anna Sorokin è un buon prodotto di intrattenimento, ma poteva dare di più. In certi momenti, il personaggio di Anna sembra quasi essere giustificato nelle sue nefandezze: come se fosse una paladina delle classi meno agiate, che lotta per ottenere quello che a certe persone viene regalato fin dalla nascita.

In realtà, Anna non è nient’altro che una truffatrice: una persona che inganna gli altri per ottenere ciò che vuole; una vera manipolatrice che è disposta a mentire anche alle sue amiche per raggiungere i propri scopi.

E questo, la serie, ogni tanto, sembra scordarselo.

In sintesi, Inventing Anna è piacevole da guardare perché la storia di Anna Sorokin, realmente esistita, è interessante da molti punti di vista. Ma niente di memorabile rispetto ad altri prodotti simili che raccontato altrettante vicende accadute per davvero.

A cura di
Silvia Ruffaldi

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Silvia Ruffaldi

Silvia ha studiato Scienze della Comunicazione a Reggio Emilia con il preciso scopo di seguire la strada del giornalismo, passione che l’ha “contagiata” alle superiori, quando, adolescente e ancora insicura non aveva idea di cosa avrebbe voluto fare nella vita. Il primo impatto con questo mondo l’ha avuto leggendo per caso i racconti/reportage di guerra di Oriana Fallaci e Tiziano Terzani. Da lì in poi è stato amore vero, e ha capito che se c’era una cosa che voleva fare nella vita (e che le veniva anche discretamente bene), questa doveva avere a che fare in qualche modo con la scrittura. La penna le permette di esprimere se stessa, molto più di mille parole. Ma dato che il mestiere dell’inviato di guerra può risultare un tantino pericoloso, ha deciso di perseguire il suo sogno, rimanendo coi piedi ben piantati a terra e nel 2019 ha preso la laurea Magistrale in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Delle sue letture adolescenziali le è rimasto un profondo senso di giustizia, e il desiderio utopico di salvare il mondo ( progetto poco ambizioso, voi che dite ?).

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