La Storia e Io: Uniche ma Plurali
Questo mese La Storia e Io ospita Le Plurali editrice, una nuova realtà editoriale femminista, indipendente, inclusiva e curiosa. Nasce nel 2021 e pubblica esclusivamente libri di saggistica e narrativa di autrici. Le quattro fondatrici, Beatrice Gnassi, Clara Stella, Hanna Suni e Valentina Torrini, provengono da una precedente esperienza condivisa di blog writing per un’altra casa editrice ed hanno trovato terreno comune nel bisogno di ampliare la voce delle donne, del passato e del presente.
Cosa vi ha portate a fondare una realtà come Le Plurali?
Valentina: Nonostante ci sia stato un risveglio della consapevolezza femminista negli ultimi anni, soprattutto a partire dal me too, rimane sempre questa mancanza della parte editoriale, dedicata alla voce delle donne, in particolare per quanto riguarda il dibattito femminista.
Quello che abbiamo voluto fare è colmare un vuoto culturale. Per secoli e secoli sono stati gli uomini a parlare di e per noi donne ed abbiamo dovuto riconoscerci nelle varie epoche in questi contorni ristretti segnati da loro per noi. Quello che noi vogliamo fare con Le Plurali è questo: dare voce finalmente alle esperienze e alle penne di autrici femminili che diano nuova linfa al dibattito femminista.
Ci teniamo a dire che noi ci riconosciamo in un transfemminismo. A giugno, infatti, avremo un’autrice che è una donna transgender e che parla di una protagonista transgender.
Tutte e quattro siamo amanti dei libri, riuscire a dare così il nostro contributo all’attivismo femminista, tramite la letteratura e la saggistica scritta da donne, è un po’ un sogno nel cassetto che si realizza e ci realizza tutte e quattro.
Come nasce l’idea del nome e della macchia come simbolo?
Clara: Il nome è stato la prima cosa che abbiamo dovuto scegliere e non è stato facile, per niente. Abbiamo considerato varie opzioni, concettuali e storiche allo stesso tempo, ed i tre papabili erano: le inclusive, le onde e le plurali. Le onde si riferiva ad un discorso di tipo storico, anche se poi lo abbiamo smontato ed in parte criticato. Inclusive ci sembrava invece un po’ troppo saccente; abbiamo fatto autocritica e definirci inclusive, quando siamo quattro donne bianche, cis e senza particolari problemi di status sociale, non ci sembrava corretto.
Beatrice alla fine ha proposto plurali, che piano piano ci siamo sentite sempre più addosso. È un aggettivo neutro, ma anche inclusivo senza essere saccente. Rispetta effettivamente quello che noi siamo: quattro donne plurali e diverse, con esperienze professionali differenti ed è anche l’aggettivo che vorremmo rispecchiasse le nostre scelte editoriali. Quindi una pluralità di voci, di scelte e di generi, che crea un orizzonte che vuole essere colorato. Rispecchiato anche dalla grafica che abbiamo scelto e che Anna ci ha proposto.
C’è anche un gioco sulle desinenze. Abbiamo un contrasto fra “le” e “plurali”, giocando quindi anche un po’ sulla grammatica e sulla lingua, che è un tema del dibattito inclusivo femminista. Comprende, poi, questa parolina magica ali alla fine, che è vocativo e simbolico della libertà che i libri vorrebbero portare.
La macchia esalta quest’ultima parola, una traccia d’inchiostro integrata poi nel visual del logo e nelle copertine. La chiazza mette in risalto l’immagine che scegliamo come grafica per i libri. I significati simbolici sono vari, vuole essere una macchia di inchiostro che si espande, collabora e che crea parole, frasi e libri in modo collaborativo e relazionale. Che è anche rappresentativo del nostro modo di fare impresa. Quindi, insomma, sono dei concetti su cui abbiamo ragionato molto, perché non vogliamo che niente sia lasciato al caso.
Per quanto riguarda le pubblicazioni: è venuta prima l’idea delle quattro collane oppure i titoli “scovati” hanno portato a questa suddivisione?
Clara: In realtà sono nate prima le collane, perché rispecchiavano anche i nostri interessi e le nostre formazioni. Abbiamo, come hai potuto vedere, quattro collane. Una di saggistica, Le Sagge, una di narrativa, Le Cantastorie, abbiamo poi Le Bussole, che sono delle guide pratiche e la quarta che si chiama Le Radici, perché pubblica testi che non sono pervenuti in Italia, perché non tradotti, libri che non sono più in circolazione e opere con un impianto storicistico da romanzo biografico.
Sono quindi collane che spaziano dall’attualità alla storia della letteratura, con una dimensione anche pratica, che si riscontra sia ne Le Bussole che ne Le Sagge. Abbiamo pensato prima al contenitore e poi, fortunatamente, abbiamo riscontrato che azzeccano molto le proposte che ci arrivano e sono lo specchio del modus operandi che abbiamo.
Come avviene invece la selezione dei titoli?
Beatrice: I canali sono molti in realtà. Da un lato accogliamo manoscritti inediti, per cui valutiamo le proposte che ci arrivano. Essendo una piccola realtà non abbiamo molte uscite e scegliamo con molta attenzione quelle che vogliamo pubblicare, per cui a volte dobbiamo anche rinunciare e fare scelte non facili perché dobbiamo essere convinte al 100% quando sc un libro.
In parallelo c’è anche un grande sforzo di ricerca. Per quanto riguarda la narrativa e la saggistica straniere andiamo a fare scouting. A seconda dei temi che vogliamo affrontare, sempre nello spettro del femminismo, andiamo a cercare e leggerci quello che c’è sul mercato e che non è ancora arrivato in Italia. Facciamo lo stesso lavoro anche per quanto riguarda il passato, andiamo a ricercare i testi che non sono mai stati portati in Italia, come è successo con la pubblicazione di Muoviamo le montagne, e cerchiamo anche opere di scrittrici italiane che non sono più in commercio.
L’idea è quella di far crescere, in futuro, sempre di più questo bacino di utenze e guardare a realtà e contesti differenti e lontani da noi. Raccogliere il più possibile una molteplicità ed una pluralità di visioni ed esperienze delle donne e di valorizzare l’internazionalità del femminismo.
Il manifesto è composto da quattro definizioni e voi siete quattro fondatrici. Ce n’è una a cui ognuna di voi si sente più vicina, come è avvenuta la scelta degli aggettivi?
Beatrice: Abbiamo un po’ giocato sul numero quattro: quattro collane, quattro colori, quattro aggettivi. Ci piaceva l’idea di utilizzare questa cifra come una sorta di numero magico. Penso di parlare per ciascuna di noi dicendo che tutte ci riconosciamo in questi aggettivi, li abbiamo scelti insieme e con delle grandi selezioni.
Femminista è stato sicuramente il più facile da scegliere, perché era proprio alla base della nostra idea. Creare una casa editrice femminista che valorizzasse le voci delle donne del passato e del presente, ma che portasse anche un contributo al dibattito sul femminismo. È quindi il punto su cui ci siamo incontrate.
Inclusiva, che avevamo considerato anche per il nome, è un termine che volevamo ci fosse nella nostra nomenclatura. Perché l’idea è quella di portare voci di donne ed esperienze completamente diverse dalle nostre. Il “contenitore” donne quasi sempre viene descritto come omogeneo, ma in realtà non può esserlo.
Clara: Indipendente perché siamo una casa editrice indipendente, non finanziata da nessuno. Abbiamo fatto impresa noi e soprattutto non siamo a pagamento. Quindi riceviamo e scegliamo le opere, supportandole dall’inizio alla fine. Sia nel processo di editing che in quello di stampa. Questo ci permette di avere una totale indipendenza e autorità sul testo. Indipendente anche nel pensiero, non essere succursale di realtà più grandi caratterizza il fermento, non solo nostro, ma di tutta la realtà editoriale indipendente che in Italia sta prendendo sempre più piede.
Valentina: Curiosa è la nostra necessità di scoprire sempre qualcosa di nuovo, continuare ad imparare, studiare e guardarci intorno. Guardare ad esperienze che non ci appartengono in prima persona, ma che vogliamo amplificare. È importantissimo riuscire a restare nel qui ed ora, per essere sempre attuali. Essere curiosa vuol dire non adagiarsi mai sugli allori e quindi cercare sempre di andare avanti e rimanere attive nel dibattito femminista. Per cercare di essere sempre, come recita il nostro motto, uniche ma plurali.
Parlare senza avere la presunzione farlo per tutte, ma raccontare delle storie attraverso i nostri libri in cui tante donne possano riconoscersi.
a cura di
Andrea Romeo
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