“La persona peggiore del mondo”: una guida per capire se stessi

“La persona peggiore del mondo”: una guida per capire se stessi
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La persona peggiore del mondo è l’ultima opera del regista Joachim Trier. Nato in Danimarca ma naturalizzato norvegese ha realizzato un film perfettamente ambientato nei giorni nostri con una struttura da romanzo d’altri tempi, 12 capitoli con prologo ed epilogo.

Un film ambientato ad Oslo con protagonista Julie che sta cercando il suo posto nel mondo appassionandosi a diverse professioni. Passa dalla medicina, alla pscologia fino alla fotografia adattandosi però a lavorare in una libreria. In mezzo ad ogni professione intesse relazioni fino a trovare una stabilità insieme ad Axel, autore di graphic novel underground. Ma ben presto Julie si scontrerà coi doveri e le responsabilità che una relazione comporta. Il confronto con le coppie degli amici (di lui) e il conseguente bisogno di paternità (sempre di lui).

Male di miele

Ma come cantava Manuel Agnelli in Male di Miele “la sicurezza è un ventre tenero ma è un demonio steso fra di noi, ti manca puoi non crederlo ma io non mi sentivo libero” anche Julie non sopprime la sua irrequietezza. Durante la presentazione ufficiale di un lavoro di Axel, Julie va via e si imbuca in una festa di matrimonio.

Conosce Eivind (Herbert Nordrum) e un sottile gioco di seduzione fra sguardi e sorrisi li porterà a una notte senza sbocchi amorosi ma a studiarsi, annusarsi, confessare segreti con l’impegno di non tradire. Come spesso avviene nella vita quell’incontro si ripresenterà aprendo una nuova fase nella vita di Julie ( ma non risolutiva, anche questa volta).

Forse il significato del titolo La persona peggiore del mondo sta proprio in questo, nel confine labile fra le proprie scelte di vita e le responsabilità che esse comportano. Fra le pieghe del film e l’universo di personaggi coinvolti, il regista ci invita a una serie di riflessioni sulle contraddizioni del nostro tempo. il pollitically correct a tutti i costi che limita la libera espressione artistica ( le critiche di una giornalista ai lavori di Axel), la patetica moda della new age come stile di vita assoluto, le preoccupazioni del cambio climatico che sfociano nel grottesco.

Scelte di vita

Il film quindi va aldilà dei limiti di genere, è una contemplazione intima di un individuo, in questi casi una donna, che si trova a fare scelte di vita, a confrontarsi col mondo. La vera realizzazione di una persona consiste nel liberarsi dai dogmi che impongono schiavitù nelle persone a costo, appunto, di diventare la persona peggiore del mondo. Il cammino della scoperta di Lucy è la piena consapevolezza di un essere umano libero di sperimentare, di mettere in discussione ciò che viene inteso come una consuetudine.

Struggente la parte finale con la malattia di Axsel e le sue disillusioni rispetto al mondo, la paura della morte e la perdita del bagaglio emozionale del passato. La crisi di mezza età dei quarantenni che si scontra col disadattamento dei millenial, alla loro continua ricerca di un posto nel mondo. Un atteggiamento giustificato da una società fluida e in continuo svolgimento, che passa ad esempio da una pandemia ad una guerra mondiale nel giro di pochi anni.

Atmosfere nordiche ai giorni nostri.

Strutturalmente La persona peggiore peggiore del mondo è un film che presenta una narrazione in stile Mondo di Amelie. Prende a prestito lo stile di Woody Allen ( persino nella scelta musicale). Persino nelle scene più romantiche ( lo stupendo stop motion) il film non si abbandona a facili tentazioni melense. Perchè, a differenza del cinema americano “piacione” il film respira un’atmosfera puramente nordica e contemporanea fatta di drammi personali vissuti nel privato ma magnificamente resi universali da Joachim Trier.

Il film è stato presentato al 74° Festival di Cannes dove l’attrice Renate Reinsve ha vinto il premio come migliore attrice. Inoltre il film è stato selezionato per rappresentare la Norvegia agli Oscar 2022. Potete visionare il film su Sky Cinema Due, in streaming su Now e disponibile on demand.

a cura di
Beppe Ardito

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Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

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