Anna Tatangelo: “Anna Zero”, un disco per ricominciare (senza pregiudizi)

Anna Tatangelo: “Anna Zero”, un disco per ricominciare (senza pregiudizi)
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Anna Tatangelo ha pubblicato il suo ottavo disco, Anna Zero, ma in realtà si tratta del primo album di una nuova stagione della sua vita artistica.

Sì, perché questo è l’anno zero di Anna (da qui il titolo del nuovo progetto e la sua copertina, che la rappresenta come una fenice che risorge dalle proprie ceneri), ma è – soprattutto – l’anno in cui ha deciso di non chiedere più scusa per quel che è.

La sensazione che ho, infatti, è che per molti anni abbia fatto un passo indietro e abbia cercato di spezzare il (pre)giudizio di chi l’ha sempre etichettata come la “compagna di”, antipatica, scostante, troppo bella, troppo audace, troppo rifatta, brava ma ancora alla ricerca del repertorio giusto.

Stavolta, invece, Anna Tatangelo il passo l’ha fatto, sì, ma in avanti. Non ha alzato alcuna barriera per difendersi, anzi, ha abbattuto, una volta per tutte, il muro che la separava da un repertorio capace di raccontarla per quel che è: una donna adulta, consapevole, indipendente, arrabbiata, orgogliosa, malinconica.

E fragile, ma non nel senso romantico del termine. La Tatangelo di Anna Zero non è più la ragazza di periferia che aspetta che un uomo la salvi, ma una donna che ha imparato a salvarsi da sola. La sua fragilità è un atto di fede verso la ragazzina che è stata, significa che di quell’adolescente è rimasto lo spirito e la tenacia, la fierezza e il temperamento.

L’Anna di oggi, tuttavia, non ha paura di cadere e aggiustarsi, e nemmeno di dire che ha sofferto e che ha pensato di rinunciare a tutto. La sua fragilità, che non ha più paura di mostrare, oggi è il suo punto di forza.

Anna e la colpa di essere “la Tatangelo”

Non me ne voglia Anna Tatangelo, che ha deciso di azzerare il passato e ricominciare da zero, ma io – prima di parlare di Anna Zeroquel passato voglio raccontarlo, eccome.

In fondo, è la storia di una ragazza qualunque, con un sogno che non aveva ancora una forma né una direzione, perché a quindici anni i sogni questo sono, treni che sfrecciano a rallentatore e adolescenti che pensano di conoscere la prossima fermata, e poi l’altra ancora, fino a pensare che la vita si possa stringere in un pugno.

Anna quel treno l’ha preso, complice suo padre, che sapeva fare sogni enormi, ed è arrivata a Sanremo con un pezzo rock, che raccontava la storia di una adolescente che cerca il coraggio di andarsene e cambiare il proprio destino. Pippo Baudo ha scartato quel brano, ma lei – il suo destino – l’ha cambiato lo stesso con Doppiamente fragili.

Così, da studentessa che ogni domenica vende il pane al mercato insieme ai genitori, Anna è diventata la Tatangelo, quella che sembra più grande dell’età che ha. Quella che «si è messa con Gigi D’Alessio per fare carriera», che «si trucca troppo», che «è brava ma antipatica», che «sa cantare, ma canta brani troppo alla D’Alessio».

Anna Tatangelo, da enfant prodige a pregiudizio

E così, da enfant prodige, Anna Tatangelo – nell’arco di pochi anni – è diventata un pregiudizio. Il pubblico ha iniziato a fare fatica a separare l’Anna delle riviste di gossip e l’artista, quella che voleva che si parlasse della sua musica, dei suoi dischi.

Eppure, oltre alle canzoni di D’Alessio (poche, in verità), Anna ha cantato Attimo per attimo, un brano scritto da Francesca Volpini e composto da Fio Zanotti, originariamente destinato a Mia Martini. Ha cantato pezzi di Gaetano Curreri degli Stadio, Pino Daniele, Renato Zero, Mario Biondi, Giovanni Caccamo, per citarne alcuni.

È passata dal pop melodico al pop rock, dal soul alla dance, dall’elettronica all’r’n’b, eppure per molti è rimasta quella col repertorio di D’Alessio.

Negli anni, poi, è cresciuta, ha imparato a ballare, i suoi videoclip sono diventati sempre più internazionali, sensuali, audaci, eppure per molti «si spoglia perché come cantante vale poco».

E così, Anna Tatangelo, pregiudizio dopo pregiudizio, si è chiusa a riccio: il trucco, l’atteggiamento scostante, i lunghi anni di silenzio tra un disco e l’altro erano i segnali di una ragazza che voleva essere ascoltata senza preconcetti.

Poi, dopo un Sanremo non troppo fortunato, quello del 2019 con Le nostre anime di notte, Anna ha deciso di resettare tutto: ha cambiato squadra di lavoro, casa discografica, ha chiuso la sua storia d’amore, è andata in analisi, poi a vivere da sola e, soprattutto, ha smesso di chiedere scusa.

Anna Zero, quindi, è la carta d’identità di un’artista che non ha più paura di dire che ha sofferto. È la verità più intima di Anna, mentre “la Tatangelo” è ancora sulla copertina di qualche giornale di gossip, suo malgrado.

Azzerare tutto, ma senza dimenticare

Anna Zero è il punto di partenza di un futuro nuovo, perché Anna Tatangelo, insieme a una squadra di lavoro inedita, ha realizzato un disco sincero, diretto, profondo ma senza manierismi. L’album è contemporaneo nei suoni (è un concentrato di pop urban con sprazzi di ‘r’n’b, soul e elettronica) e asciutto nei testi.

Anna non ci gira intorno, è schietta, autentica, determinata. Racconta la sua vita dopo la scossa di terremoto che ha fatto tremare gli equilibri, le certezze, le zone di comfort con cui si è mimetizzata per non rischiare più.

Ma, soprattutto, è un disco di cui è protagonista assoluta. Negli anni, infatti, ha indagato spesso l’universo femminile, l’ha fatto nell’album Il mondo delle donne, che contiene Rose spezzate, che parla di violenza domestica, e Adesso, che racconta una storia di anoressia.

Stavolta, però, Anna non si mette a disposizione del vissuto di altre donne, ma parla di sé, dei cocci appuntiti di una storia finita; della malinconia che torna prepotente, ma non compromette il coraggio di una donna che ha scoperto il sapore dell’indipendenza; di una ragazza risoluta, libera, per certi versi ancora arrabbiata, forse soltanto segnata, ma non vinta, non danneggiata.

Le canzoni di Anna Zero

Il disco di Anna Tatangelo si apre, non a caso, con Appartamento. Il brano – nel calendario della sua rinascita – è proprio il giorno zero, quello dell’addio a un passato che ormai da tempo si trascinava stancamente. Ma la fine, come spesso accade, corrisponde con l’inizio.

Se è vero che spesso si comincia per incoscienza più che per coraggio, l’Anna di Anna Zero è invece una donna consapevole, che riparte per una presa di coscienza e da una presa di coscienza.

È una donna che non ha bisogno di nessuno, se non di ritrovare se stessa, la leggerezza che le è mancata, il pregio di saper perdere il controllo.

Così arriva Sangria, in duetto con la rapper torinese Beba, che è un divertissement, il manifesto di una donna tenace, che si basta da sola e si diverte a spostare il destino nella direzione che vuole.

La donna indipendente che è oggi, quindi, la ritroviamo in Non mi tocca, Serenata, Fra me e te (in duetto con Gemitaiz) e Guapo (con Geolier). Come mai, in cui duetta con Martina May, racconta una donna che decide quando e in che modo diventare la preda dell’uomo che vuole. Oppure glielo fa credere soltanto.

Anna Zero, il brano manifesto del disco

Poi, a conclusione del disco, c’è Anna Zero, la title track dell’album, che è un brano senza filtri né censure. È il racconto non edulcorato di una ragazza che ha trattenuto la rabbia che ha provato.

«Non dirmi “devi stare calma”», canta nel pezzo, «Anna di far la guerra è stanca, Anna è cresciuta troppo in fretta, non è la stessa».

E poi ancora «Quel trucco è solo una corazza, è insicurezza, Anna voleva solo una carezza». E conclude così: «Era troppo facile, credimi, sparare a zero su un’anima fragile con le parole di vetro. Ma pure l’odio va via e tutto quello che resta è solo la malinconia, il resto non mi interessa».

Un brano tagliente, sofferto e vero, senza artifici né deviazioni. È il fermo immagine di ogni Anna che, da vent’anni a questa parte, ha subito i pregiudizi degli altri.

Anna Zero, conoscersi attraverso gli altri

Anna Zero è, senza dubbio, il disco più intimo di Anna Tatangelo, eppure è quello più corale. Senza l’incontro con gli altri non sarebbe stato possibile. Non sarebbe stato possibile, inoltre, raccontare tutte le sfaccettature di una donna nuova, rinata dalle ceneri di un passato di cui, spesso, è stata solo una comparsa.

Al progetto, hanno lavorato più produttori, tra cui Frenetik & Orang3, Danti, Dat Boi Dee, Livio Cori, Mago del Blocco, Mixer T e PK ed Emis Killa.

Insomma, Anna Zero è il disco che restituisce al pubblico un’Anna Tatangelo senza filtri né infrastrutture.

Oggi non le importa più di essere capita, non chiede il permesso prima di parlare né si mette in fila dietro chi, negli anni, ha parlato al suo posto. Questo disco è il suo nuovo esordio, senza dimenticare quello che è stata, ma senza nemmeno esserne più vittima o figurante.

Questo è l’anno zero di Anna Tatangelo, il fischio d’inizio di un futuro in cui non chiederà più scusa. Del resto, la luce resta accesa se ad ogni errore (degli altri) smetti di chiedere scusa. Oggi, ne sono convinto, avrebbe il coraggio di cantarla così.

a cura di
Basilio Petruzza

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