“IO, ME & LUCA” racconta disturbo Borderline e bipolarismo con musica e poesia: l’intervista

“IO, ME & LUCA” racconta disturbo Borderline e bipolarismo con musica e poesia: l’intervista
Condividi su

“IO, ME & LUCA” è il primo progetto discografico dell’Associazione di Promozione Sociale DOdiMatto!, nata per dare voce a persone con differenti fragilità di tipo psichico attraverso il linguaggio dell’Arte. Il progetto, uscito il 24 aprile, come si può intuire dal nome, vuole raccontare l’identità attraverso il Disturbo Borderline di Personalità e il Disturbo Bipolare.

Il disco è prodotto da DOdiMatto! e La Rue Music Records, con la produzione artistica di Nicola Baronti, e contiene 10 brani inediti, di cui 8 scritti da Luca Bolelli e narrati dalla voce di Alessandra Cimino sulle composizioni musicali di Baronti, Simone Sandrucci e Renato Murri.

Il padrino del progetto è Pierpaolo Capovilla, che apre e chiude l’ascolto interpretando Artaud. Non mancano poi i featuring: Lucio Leoni in Incubo ed Enrico Gabrielli, membro dei Calibro 35, in Arcobaleno.

Abbiamo intervistato Alessandra, Luca e Renato, per farci raccontare qualcosa in più su questo progetto.

Renato e Alessandra, com’è nata la collaborazione con Pierpaolo Capovilla?

Tutto è partito da un incontro fortuito all’OFF TOPIC di Torino. Ci siamo ritrovati a parlare e, sapendo il suo interesse e impegno nei confronti del tema della Salute Mentale, gli ho raccontato della nostra Associazione. Ci siamo riconosciuti nel pensiero e nella lotta che è stata di Basaglia (e che dovrebbe essere di tutti e tutte), in quella frase che DOdiMatto ha voluto fare propria: La follia non viene mai ascoltata per ciò che dice o che vorrebbe dire.

Successivamente, grazie anche al tramite del produttore artistico, abbiamo iniziato la nostra collaborazione a distanza. Così, la parola-sonora, la parola-grido, la parola-urlo (per citare Mario Galzigna) di Antonin Artaud – simbolo e corpo sul quale la “follia” ha inciso la sua storia – è diventata il tramite per entrare e uscire da “IO, ME & LUCA”.

Oltre al suo contributo interpretativo, Pierpaolo è diventato padrino di questo primo progetto così importante per noi, cosa per cui non gli saremo mai abbastanza grati.

DOdiMatto!
Luca, raccontaci come è nata la tua passione per la poesia. Prima di conoscere Renato Murri avevi mai pensato che le tue poesie potessero diventare musica?

I primi germogli della passione per la poesia sono nati presto, alle superiori, con la Divina Commedia di Dante Alighieri, soprattutto con i canti dell’Inferno. È davvero affascinante la descrizione dettagliata e la visione medioevale dei gironi infernali e dei dannati. Anche alla maturità ho scelto la tipologia A, l’analisi del testo poetico, strada battuta da pochissimi.

Ho sempre visto la poesia come una ricerca, come un viaggio verso l’inspiegabile, nell’oscurità, attraverso la scoperta dell’ignoto.

Charles Baudelaire e il decadentismo hanno influito moltissimo sul mio stile di scrittura. Dal 2011 al 2019, anno in cui ho conosciuto Renato Murri, ho scritto solo una decina di poesie, in momenti duri e difficili, per sfogarmi. Alcune di esse sono andate perdute.

Ho sempre avuto molta difficoltà a valorizzarmi e a comprendere da solo di avere delle qualità. L’incontro con Renato è stato molto importante perché mi ha fatto capire il valore di ciò che ho scritto e mi ha dato l’opportunità, tramite l’unione tra musica e poesia, di esprimermi pienamente e con sempre più consapevolezza. Ad oggi ho scritto quasi trecento poesie e sono in pieno flusso creativo.

L’album va da “Dolore” ad “Arcobaleno”, come a dire che il confine tra stare male e stare bene è labile. Nel tuo percorso di guarigione che ruolo ha avuto l’arte?

Sono pienamente d’accordo, il confine tra sentirsi bene e male è molto labile, sfumato, indefinito. Nel mio caso i forti sbalzi d’umore non aiutano. L’arte è stata sicuramente catartica, rigenerante, curativa. Dal 2012 al 2014 mi sono cimentato anche nel teatro, è stato magnifico. Salire sul palco è stato stupendo, sconvolgente, mi ha aiutato a gestire l’ansia, la tensione e ad essere più espansivo ed estroverso.

Ho fatto anche un biennio di corso per Animatore Socio-Educativo, un lavoro bellissimo, in cui ho potuto mettermi in gioco grazie alle abilità di improvvisazione, di inventiva e ludiche, oltre al mio bisogno di aiutare chi soffre.

La poesia è diversa, è più introspettiva. Con essa scavi nelle viscere di te stesso, nella profondità della tua anima, ti addentri, vaghi nel tuo essere e riesci a comprendere sensazioni e percezioni che altrimenti faresti difficoltà a capire e ad elaborare.

Presentazione “IO, ME & LUCA
C’è una canzone alla quale sei più legato?

Sono legato a tutte le poesie dell’album ma sicuramente “Malattia” è la poesia più esplicativa e introspettiva. Con la parola “Immaginate” ripetuta più volte ho voluto dare la possibilità al pubblico di capire e comprendere un nuovo punto di vista, la prospettiva di qualcuno che soffre di un disagio psichico. Spero che questo possa davvero sensibilizzare le persone a qualcosa a loro ignoto e magari spaventoso ma comunque facente parte dell’essere umano.

Mi viene in mente una canzone a cui sono molto affezionato : “Stairway to Heaven” dei Led Zeppelin. Il significato occulto di questa canzone è illuminante. Vengono alla luce simboli astrali, esoterismo, misticismo e alchimia, un continuo conflitto tra Luce e Ombra, un continuo viaggio verso il cambiamento. Tutto questo richiama anche agli archetipi junghiani quindi alla psicoanalisi. La poesia racchiude questo mondo e “Yes, there are two paths you can go by, but in the long run there’s still time to change the road you’re on”.

Mentre scrivevi, ti sei accorto che esiste qualche ”tema ricorrente” sul quale ti è interessato indagare?

Il “tema ricorrente” è sicuramente la follia. Per molte persone è considerata un tabù, un argomento difficile e ostico da trattare e soprattutto da comprendere.

La psicologia e la psichiatria hanno cercato di carpirne il vero significato con pochi risultati totalmente attendibili. Io stesso volevo diventare uno psicoterapeuta, volevo aiutare altre persone comprendendo nel profondo la psiche umana. Solo dopo ho capito che volevo aiutare e conoscere me stesso. Il destino è intervenuto nella mia vita anche in questo caso.

Non mi sono mai vergognato della mia condizione. Non si decide se essere “folli” o meno, è qualcosa che accade e se fai di tutto per rifiutare la situazione stai peggio. La poesia mi sta trasformando, mi sta aiutando ad accettarmi con i miei pregi e i miei difetti. Esprimere, scrivendo, le radici del mio dolore, della mia sofferenza e delle mie emozioni mi sta svelando la più importante scoperta della mia vita, sapere chi sono davvero.

DOdiMatto!
Renato e Alessandra: quali sono i prossimi progetti dell’Associazione DOdiMatto?

Sicuramente “IO, ME & LUCA” non ha finito il suo percorso. È uscito sulle piattaforme digitali, ma questo è stato solo il suo primo passo nel mondo.

Stiamo progettando nuovi modi in cui poterlo raccontare, non soltanto attraverso la musica, ma anche servendoci di una commistione di linguaggi che possa, anch’essa, andare oltre ogni definizione. In questo, siamo supportati da una nuova collaborazione con una galleria d’arte contemporanea di Torino, che ufficializzeremo a breve.

Siamo, inoltre, partner di “Rete Civica per il Benessere”, un progetto nato da poco sulla città di Torino per offrire un percorso innovativo di supporto alla Salute Mentale.

Nello specifico, DOdiMatto si sta occupando del versante artistico, sempre nell’ottica che tale linguaggio possa essere uno strumento per esprimersi come Persone, abbattendo le barriere alzate dalle definizioni.

Infine, crediamo che l’apertura all’altro sia sempre necessaria in questo lavoro, siamo quindi in ascolto delle proposte che ci arrivano anche dai singoli, da chi ha bisogno di quella voce per dire ciò che vorrebbe dire.

“IO, ME & LUCA” sfugge alla definizione di un genere musicale preciso. Se siete curiosi potete ascoltarlo qui, è presente su tutte piattaforme.

a cura di
Daniela Fabbri

Seguici anche su Instagram!

LEGGI ANCHE – Quando il cancro diventa una “colpa” per cui pagare
LEGGI ANCHE – Ancora proteste a Minneapolis: film e serie TV per capire il Black Lives Matter
Condividi su

Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *