#Ultimoconcerto – Lo spettacolo DEVE continuare

#Ultimoconcerto – Lo spettacolo DEVE continuare
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“Più si va avanti nel tempo, più le prospettive si allungano. Inizia a diventare difficile psicologicamente ed economicamente… Bisogna capire che piega prende, perché inizia a essere un problema sotto tutti i punti di vista. Ecco il perché di #ultimoconcerto.”

Laura Ciraudo, Live Music Club di Trezzo sull’Adda

La situazione dei live club di tutta Italia è ferma da un anno. Qualcuno ha provato a ripartire dopo l’estate, quando qualche indicazione stava dando speranza (concerti al chiuso consentiti con un terzo della capienza, posti seduti, eccetera), salvo poi tornare tutto ai blocchi di partenza. O meglio, di attesa. Sarà stato l’ultimo concerto?

Il 28 gennaio 2021 alle 11 del mattino la mia bacheca Facebook è stata invasa da immagini con un simbolo ricorrente. Un punto interrogativo sul Live Club di Trezzo, un altro punto interrogativo sull’Orion di Ciampino, un altro punto di domanda sul Locomotiv di Bologna e così via. E un hashtag: #ultimoconcerto. Scopro che ci sono altre novanta immagini del tutto simili che vogliono lanciare questo messaggio.

Quando sarà l’ultimo concerto? O forse c’è già stato?

Voluto e creato da KeepOn, Arci, Assomusica e DMA, #ultimoconcerto non vuole essere un fuoco di paglia, non un’apparizione fugace. Vuole essere un vero e proprio movimento con cui i live club d’Italia fanno quadrato, si uniscono, sono compatti per chiedere e cercare risposte, soluzioni in un momento indubbiamente particolare e difficile su larga scala, ma che sta facendo pagare (letteralmente) a caro prezzo il settore.

“L’idea è quella di unire le voci per far riflettere e far parlare riguardo la situazione dei club d’Italia. La situazione inizia a essere drammatica perché nel 2021 non riceveremo degli aiuti pari o superiori rispetto a quelli del 2020. I produttori di musica dal vivo hanno ricevuto degli aiuti economici importanti; i live club, le sale da concerto no. L’obbiettivo è quello di puntare i riflettori su queste strutture, che sono state tagliate fuori e penalizzate dalla situazione di non riconoscimenti”.

In effetti, nei vari decreti che si sono susseguiti si parla di cinema, teatri, discoteche, ma non di sale concerti.Il fatto stesso che non ci sia un nome contenitore, dice tutto. Non c’è un riferimento normativo, un indirizzo preciso. È tutto molto indefinito, è assente l’aspetto dei finanziamenti specifici”.

La campagna vuole dire ‘Vi rendete conto cosa sta succedendo a queste strutture, cosa vuol dire per un locale chiuso da un anno?”. Parliamo di spazi che si trovano oggi in una situazione di assoluta emergenza, senza alcuna certezza sul futuro e sulla effettiva possibilità di riuscire a superare questa lunga fase di crisi.

È un paradosso che vengano lasciati da parte luoghi che hanno visto e vedono artisti nascere e calcare palchi piccoli e grandi; luoghi che hanno un valore culturale al pari del cinema e del teatro, che hanno un valore sociale incredibile – e questo a quanto pare è un aspetto che viene fin troppo facilmente sottovalutato.

Il punto di domanda vuole creare il dubbio: quando sarà l’ultimo concerto? Oppure c’è già stato?

È un quesito, se vogliamo, inquietante. I live club non possono permettersi di programmare concerti senza sapere se in primavera possano effettivamente riaprire: organizzare, contattare, investire soldi senza la minima sicurezza che possano valere a qualcosa.

Il Live Music Club di Trezzo, a ottobre, ha riaperto seguendo tutte le regole allora suggerite dal Governo: il tempo di tre serate bellissime, poi la decisione dall’alto di chiudere tutto. Di nuovo.

La speranza è che #ultimoconcerto diventi un movimento propositivo, apprezzato, che riesca a mettere l’adeguato focus sui club di tutta Italia, sulle strutture, sui lavoratori nella misura in cui il lavoro è “mandare avanti la struttura”. Un qualcosa troppo spesso in questi ultimi 12 mesi non considerato in maniera adeguata.

La musica dal vivo deve tornare. Non può esserci già stato. Speriamo sia molto, molto più in là col tempo. Nel frattempo, riflettori accesi sui club d’Italia. Lo spettacolo deve continuare.

a cura di
Andrea Mariano

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Andrea Mariano

Andrea nasce in un non meglio precisato giorno di febbraio, in una non meglio precisata seconda metà degli Anni ’80. È stata l’unica volta che è arrivato con estremo anticipo a un appuntamento. Sin da piccolo ha avuto il pallino per la scrittura e la musica. Pallino che nel corso degli anni è diventato un pallone aerostatico di dimensioni ragguardevoli. Da qualche tempo ha creato e cura (almeno, cerca) Perle ai Porci, un podcast dove parla a vanvera di dischi e artisti da riscoprire. La musica non è tuttavia il suo unico interesse: si definisce nerd voyeur, nel senso che è appassionato di tecnologia e videogiochi, rimane aggiornato su tutto, ma le ultime console che ha avuto sono il Super Nintendo nel 1995 e il GameBoy pocket nel 1996. Ogni tanto si ricorda di essere serio. Ma tranquilli, capita di rado. Note particolari: crede di vivere ancora negli Anni ’90.

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