Vike – Solo: alla fine non va così male

A due anni di distanza dal primo singolo, Vike pubblica il suo disco d’esordio Solo, disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 30 Novembre. L’album raccoglie in un unico volume tutti i singoli pubblicati finora, con l’aggiunta di due inediti e una cover, Rosso di Raffaella Carrà.
La produzione ricalca l’arrangiamento originale dance anni ’80, ma con synth estremamente contemporanei che donano un nuovo slancio al pezzo. Il timbro vocale di Vike, poi, è particolarmente interessante, abbinato a questa cover: il risultato? Un’incredibile voglia di alzarsi dalla sedia e di ballare, anche da soli, magari scalzi, per casa.

Tornando agli inediti, l’uscita dell’album è stata anticipata dal singolo Sean Connery, bella canzone pop in cui l’artista si fa beffa di una lunga serie di luoghi comuni, quelli validi per tutte le stagioni, dal gusto squisitamente italiano:
Sean Connery è più bello adesso che da giovane
Vike in “Sean Connery”
il nuoto è uno sport completo
il nero snellisce
una volta qui era tutta campagna
i neri hanno il ritmo nel sangue
non ho nulla contro gli immigrati.
L’America non esiste è l’altro singolo che anticipa l’uscita dell’album. Il brano strizza l’occhio al più recente indie-pop italiano, l’arrangiamento denota una predilezione per le sonorità tipiche degli anni ’80, tornate prepotentemente di moda negli ultimi anni: l’inciso funziona, è di quelli che ti entra in testa e che vorresti tornare ad urlare in un live.
[…]e che se era il mio grande sogno
Vike in “L’America non esiste”
l’America non esiste, l’America non esiste, l’America non esiste più.
L’artista reitera tutto il suo amore per l’estetica musicale pop anni’80 in altre due tracce dell’album, la malinconica Distante (Ma tu quanto sei distante/ e io quanto non valgo più un cazzo) e Reazioni chimiche (Ci siamo scritti addosso i nostri sogni quando eravamo distanti/ non siamo parte di questo grande e pazzo mondo/ noi voliamo lontani).
Solo è un album multicolore e coraggioso, senza filtri, né barriere di alcuna specie: le tracce che vi sono contenute sono uno squarcio sulla vita personale ed interiore dell’artista che non censura i suoi pensieri ed i suoi turbamenti, ma – al contrario – li esalta.
La produzione dell’intero album è firmata Davide Ghione (V3 Recording) che qui troviamo anche nelle vesti di tastierista e programmatore: ad ogni brano è stato cucito addosso un arrangiamento che si sposa perfettamente con il testo e con la linea melodica, il sound non è mai scontato e l’elemento sorpresa è sempre dietro l’angolo.
Trovo particolarmente azzeccata, poi, la scelta di posizionare come prima traccia dell’album la canzone Tutto male (Siamo arrivati fin qui e va tutto male […]/ Con la donna, tutto male […]/ e non mi dire così, che va tutto male) e come ultima (escludendo la bonus track, Lalala) la già citata L’America non esiste (Ho capito che quando va tutto male/ alla fine non va così male), in un ideale processo di crescita interiore sviluppatosi nell’arco degli ultimi due anni.
Alla fine non va così male, Vike.
a cura di
Donato Carmine Gioiosa
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