Quarant’anni di Litfiba. Tutto è partito da quel 6 dicembre 1980…

Quarant’anni di Litfiba. Tutto è partito da quel 6 dicembre 1980…
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Uno, due tre, prova. D’accordo, ma che nome scegliamo? “Litfiba”. “Come?”

Una cantina a Firenze, poco distante da quel Ponte Vecchio cantato da Ivan Graziani. Umido, foga, decibel, voglia di suonare. Cinque ragazzi che provano. Hanno un repertorio un po’ scarno, dopotutto si incontrano in quella sala prove di Via de’ Bardi solo da qualche mese. Il cantante ha diciotto anni e si è unito alla band solo da un mesetto scarso.

Non hanno nemmeno un nome, ma la data dell’esordio si avvicina. È sabato 6 dicembre 1980.

C’è Gianni che propone di ispirarsi al titolo di un album di Roy Gallagher; Antonio propone “Arti Contratti”. Federico, per gli amici Ghigo, storce il naso. Poi, un’idea: Litfiba. Parola strana, che non esiste, ma con un preciso significato. L’ispirazione viene dal metodo utilizzato nelle aziende di spedizioni internazionali per indicare con precisione ciascuna sede, ovvero un codice composto dalle prime lettere di nazione, città e via. Per questo LIT sta per Località Italia, FI per Firenze, BA per Via (de’) Bardi.

Strano, ma suona bene. Soprattutto, deve andare bene per forza: manca meno di una settimana al primo concerto.

Prima locandina del primissimo live dei Litfiba, datato 6 dicembre 1980
La locandina. Notare l’indicazione “New Rock” come genere musicale.
Uno, due, tre, prova. Check, check.

Si prova, si riprova. Alla fine vengono stilate una decina di canzoni per la serata. Strano a dirsi per una band appena nata, ma sono quasi tutti inediti, tranne per un paio di cover degli Human League. Il materiale originale si destreggia tra testi in italiano e in inglese; gli arrangiamenti variano tra scompostezza punk e richiami di quella che verrà in futuro chiamata new wave.

Alla fine Ghigo Renzulli, Antonio Aiazzi, Gianni Maroccolo, Francesco Calamai e Piero Pelù decidono la scaletta definitiva per la serata del 6 dicembre:

  1. Litfiba
  2. Your Body
  3. A Satana
  4. (Figlio di) Mars
  5. Under the Moon
  6. In my Head
  7. Il Segnale (o Elettroflash)
  8. Life Kills (Human League cover)
  9. Control (Fuck to your mother)
  10. After Death
  11. H.N.1/ W.X.J.L. Tonight (Human League cover)

Oscilla e non cade (forse)

Il primo concerto dei Litfiba si svolge poco fuori Firenze, in un locale chiamato Rokkoteca Brighton (una dependance della Casa del Popolo di Settignano, per essere precisi). Orario di inizio, 22:00. Nel locale ci sono un centinaio di persone, forse centocinquanta.

Tutti ragazzi per lo più del liceo, molti sono amici dei membri della band, altri sono musicisti o cantanti di altre band del circondario. Federico Fiumani e l’organizzatore della serata Nicola Vannini, entrambi dei neonati Diaframma, guardano incuriositi.

Si spengono le luci. O forse no. Inizia il trambusto. C’è adrenalina sul piccolo palco. C’è eccitazione tra i presenti. Scatta spesso il pogo. Scatta spesso lo sguardo allarmato di Antonio o di Ghigo che vedono barcollare tremendamente le casse acustiche messe alla bene e meglio accanto a loro.

Si scapoccia tra intenti punk e attitudine post-punk, Piero si esalta, decide di prendere di petto la situazione. Si lancia sul pubblico presente, come le rockstar navigate. Lo prendono, ricomincia il pogo.

C’è confusione, parecchia. Vuoi per i volumi alti, vuoi perché la Rokkoteca Brighton rimbomba a prescindere, come fosse un silos.

La serata sta andando abbastanza bene. I Litfiba sono carichi, emozionati. Dopotutto, è la loro prima apparizione dal vivo. I presenti apprezzano più di quanto i cinque ragazzotti si aspettassero. Così Piero decide di saltare nuovamente dal palco verso il pubblico. La differenza, stavolta, è che la folla si apre in due stile Mar Rosso con Mosè. Pelù cade rovinosamente. Ma come dicono a Firenze: fottesega. Si va avanti.

https://youtu.be/CpGRjoLD0fU
Incredibilmente sono reperibili testimonianze di quella sera del 6 dicembre 1980
Dal caos nasce sempre qualcosa

Quarantacinque minuti di energia giovane, ribelle, con tanta voglia di suonare, con un po’ di paura per la resa generale dello spettacolo (Ghigo e Gianni sono estremamente puntigliosi). Ma sta andando bene, tanto che viene chiesto un bis. Poco prima delle undici di sera, i Litfiba salutano tutti cantando per la seconda volta “Under The Moon”.

Tutto bello, bellissimo. Molte sbavature, ma per essere stata la prima volta, sono tutti contenti. Anche per il cachet. Duecentocinquantamila lire. Non male per la prima volta, in quella fredda sera di un sabato del 1980.

Tuttavia, bisogna pagare l’affitto dell’impianto e il tecnico del suono. A fine serata, saldati i conti per service e tecnico, messi da parte gli strumenti e prese in mano un paio di birre, a ciascuno dei neonati Litfiba rimangono qualcosa come 12.000 lire a testa. Incoraggiante, nonostante tutto.

È il 6 dicembre 1980, sembra ieri, ed in effetti lo è. Cosa sono 40 anni, dopotutto?

Auguri Litfiba.

a cura di
Andrea Mariano

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Andrea Mariano

Andrea nasce in un non meglio precisato giorno di febbraio, in una non meglio precisata seconda metà degli Anni ’80. È stata l’unica volta che è arrivato con estremo anticipo a un appuntamento. Sin da piccolo ha avuto il pallino per la scrittura e la musica. Pallino che nel corso degli anni è diventato un pallone aerostatico di dimensioni ragguardevoli. Da qualche tempo ha creato e cura (almeno, cerca) Perle ai Porci, un podcast dove parla a vanvera di dischi e artisti da riscoprire. La musica non è tuttavia il suo unico interesse: si definisce nerd voyeur, nel senso che è appassionato di tecnologia e videogiochi, rimane aggiornato su tutto, ma le ultime console che ha avuto sono il Super Nintendo nel 1995 e il GameBoy pocket nel 1996. Ogni tanto si ricorda di essere serio. Ma tranquilli, capita di rado. Note particolari: crede di vivere ancora negli Anni ’90.

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