Dente – Bike-In Arena Mantova – 2 settembre 2020
Cronaca di un altro concerto di una icona indie pre 2010 da un infiltrato
Tenta e ritenta, alla fine l’infiltrato indie viene smascherato. Se con Vasco Brondi l’intesa si è innestata quasi subito, complice un background musicale inaspettatamente compatibile, lo stesso non si può dire per Dente.
Il cantautore di Fidenza si è rivelato simpatico e divertente dal punto di vista umano, ma musicalmente il sottoscritto deve ammettere di avere fatto il passo più lungo della gamba.
Regalo il finto parka al mio coinquilino, accendo lo stereo con delle chitarre distorte e batteria triggerata, stappo una Ichnusa Cruda. Cominciamo.
Il salto nel buio
Ho deciso di intraprendere questa due giorni indie per alcuni motivi:
- astinenza da concerti;
- curiosità di capire se e quanto i miei gusti musicali si siano ampliati nel corso dei decenni;
- Il progetto Bike-In mi è piaciuto da subito (ne ho parlato QUI e QUI);
- Mantova è bella, di sera ancora di più.
Di Vasco Brondi ho già espresso elogi e felici stupori, il 2 settembre la musica è diversa. Il travestimento indie non è bastato per potermi immergere appieno nelle atmosfere bipolari di Dente.
Prima di lui, l’apertura della serata è stata affidata a JurijGami. Basi registrate, chitarra e voce. Stop. Ci prova e ci crede, alla fine strappa anche degli applausi. Il qui presente apprezza lo sforzo e si è sforzato a trovare appigli, ma non mi entusiasmato. Primi segni di essere io l’essere umano sbagliato nel posto giusto.
Ore 21:30, arriva Dente sul palco. Piano piano, con giacchetta e ciuffone d’ordinanza. Esattamente come ricordavo. Lo raggiunge Simone Chiarolini alle tastiere. “Buonasera a tutti. Facciamo un po’ di canzoni. Siamo qui un po’ per questo”.
Un duo spartano con canzoni “tristi”, come Dente stesso ama definirle con un po’ di ironia. Ma è quel che sono: storie che al massimo aspirano a una felicità che chissà se arriverà mai.
Ci scherza su, ed è questa la bellezza di Dente: sa perfettamente di avere un repertorio diversamente allegro, il che stride meravigliosamente con i suoi interventi e la sua interazione col pubblico, divertente e ironica.
Ma siamo a un concerto, parliamo soprattutto di musica. Sono a un concerto. Da infiltrato. Perché? Chi l’ha deciso? L’ho deciso io, nessuno mi ha mai puntato una pistola contro. Mettersi in gioco fa bene.
Barlumi di luce nella tana del Bianconiglio
Devo essere onesto con me stesso e con voi: la proposta musicale è stata ben recepita, a tratti in maniera entusiasta. Dagli altri. Io ho cercato di sforzarmi in tutti i modi di seguire, di entrare nel mood. Ma punti di contatto tra le note non sono comparsi.
“Questa è l’ultima canzone della serata” afferma Dente alle 22:15. Incredulità tra la platea del Bike-In del Campo Canoa. “Scherzavo. Però bravi, mi è piaciuto il vostro disappunto. Ecco, se di volta in volta che io dirò ‘Il concerto sta finendo’ oppure ‘questa è l’ultima canzone’ esprimeste dispiacere sempre crescente, sarebbe bellissimo. Vero, no?”.
Risate, sorrisi. Fa una prova. Il pubblico risponde bene. Si ride e si scherza.
“Bravo!” urla qualcuno. “Grazie. Vedi, siamo in due, però ‘bravo’ è bellissimo, riempie il mio ego. O quello di Simone. Perché siamo in due, sentiamo un ‘bravo’, non sappiamo a chi sia rivolto, quindi ciascuno di noi due pensa sia rivolto solo a sé. È bellissimo per gonfiare l’ego personale”.
Capite ora perché mi è umanamente simpatico?
“Così, de botto” “… Genio!” (cit. Boris)
Verso metà serata, di punto in bianco, spunta Guido Catalano sul palco. Sì, proprio lui, lui che tra l’altro con Dente ha condiviso il proscenio in un tour congiunto qualche anno addietro.
Guido Catalano, che l’indomani sarà su quello stesso palco, da solo, per uno spettacolo tutto suo. Momento davvero emozionante, lo ammetto, tra poesia e delicato accompagnamento al piano.
“Ci possiamo innamorare, per favore?” “Non credo funzioni così“
A fine serata, dopo che Dente per estrema generosità ha infranto la “regola dei cantautori” riguardo il bis (“Se fai un brano, sei stronzo. Con due è il giusto. Tre, sei generoso. Io ne faccio quattro, così capite l’immensa generosità che ho per voi”), mi alzo con una sensazione particolare.
Vorrei stringere la mano dare il gomito a Dente, alzare il gomito con lui e rimanere a dissertare su argomenti a caso. Tenendo lontano la chitarra.
Sia chiaro, SE amanti del genere, avreste goduto come ricci durante la stagione degli amori, apprezzando tanto la proposta musicale quanto il lato umano/umoristico.
Io, infiltrato e pseudo indie, non ce l’ho fatta. Ho apprezzato il potenziale umano, non quello artistico. Ma è un mio limite.
a cura di
Andrea Mariano
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