Floriana, l’importanza dell’essere al di là delle forme
Floriana Maraglino anima sensibile.
È questo il reale motivo per il quale mi sono avvicinata a lei e sono qui oggi per presentarvela.
A volte è davvero complicato descrivere chi ci fa del bene. Le belle sensazioni sono lì come un tatuaggio sulla nostra pelle. E raramente spieghiamo cosa significhino per noi.
Vivo di particolari, dettagli.
Con Floriana ho appreso che il “caso” non esiste se solo prestassimo più attenzione a quel che ci circonda.
Che il bene genera bene.
A riconsiderare il nostro bambino interiore, mi viene in mente una frase del libro Il Piccolo Principe: “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano.”
Concetti che erano in me e lei ha risvegliato. Rianimato. Rimesso in moto.
In una corsa verso la propria essenza.
Ci si sente sdoppiati a volte ma arriva con tempi differenti quel momento in cui non diamo più spiegazioni a chi non vuol comprendere. Bisogna imparare a rispettare in primis noi stessi. Parte tutto di lì.
Senza più lottare contro qualcosa che “terzi” si aspettano da noi. Potrei farvi un esempio immediato; in questi giorni di quarantena ho ritrovato la pagella di terza media, sul retro c’era scritto “Consigliamo il proseguimento degli studi presso il liceo scientifico”
Io? State parlando di me?
No! La mia anima ha sempre seguito una scia nel campo artistico!
Chi può conoscerci meglio di noi stessi? Impariamo ad ascoltarci.
Un altro suo insegnamento è il non rinnegare il dolore.
Viviamolo come un insegnamento.
Ogni strada ci ha portato a consolidare quel che ci fa realmente bene!
Grazie Floriana per la tua purezza e saggezza.
Le ho posto delle domande e sa sempre come spiazzarmi,
concordate con me?
Buona lettura…
Ciao Floriana, puoi ben immaginare lo scetticismo che si aggira sulla figura dell’alchimista, vuoi presentarti e sottolineare il tuo percorso di studi che ti ha portato oggi ad essere la donna che sei? Facciamo chiarezza: dove finisce il tuo supporto e dove inizia quello di una figura di uno psicologo?
Detto francamente a me non è ancora mai capitato di incontrare scetticismo sulla mia figura professionale. Non credo sia fortuna, mi piace pensare che “attraggo” ciò a cui le mie corde “vibrano”: siamo in un momento storico particolare in cui sempre più persone si sentono richiamate dalla necessità di allenare un ascolto profondo di sé. In tal senso, io offro una cassa di risonanza forse in cui farlo in modo autorevole e risultati alla mano, tutto qui.
Il mio lavoro consiste nell’accompagnare chi si sente chiamato al lavoro su di sé nel viaggio più bello: percorrere le più impervie strade dell’interiorità al solo scopo di ri-congiungersi e ri-conoscere quel posto che è “Casa”. Non è un caso che “Ritorna a te , ritorna a casa” sia il nome di uno dei miei percorsi dal vivo.
Accompagno ciascun pellegrino di questo viaggio a trasformare ogni dolore, ogni inciampo, ogni esperienza indigesta per la mente razionale in Oro. Questo è il compito di un Alchimista e di ogni Guerriero che ha compreso di non essere semplicemente una macchina corpo che cammina ma infinitamente di più.
Per rispondere alla tua domanda non c’è stato un percorso di studi che in particolare mi abbia portato a quel che faccio oggi e che soprattutto “sono”. Sono una ex professionista della comunicazione che ad una certa ha sentito di non poter più sprecare il suo tempo: sono innamorata della mente umana da sempre e allo studio dei suoi meccanismi ho dedicato e consacrato ogni esperienza della mia vita umana e professionale.
A 18 anni avevo tra le mani il libro Rosso di Jung come fosse un talismano e volevo diventare un medico Psichiatra. Mi sono ammalata e non sono riuscita a fare i test d’ammissione. Oggi so che doveva andare esattamente così. Sorrido e umilmente, ringrazio. Guarda, in realtà collaboro con diversi psicoterapeuti e la trovo una cosa bellissima. Statisticamente, chi arriva da me ha prima fatto un lavoro di psicoterapia e ad una certa avverte l’esigenza di sondare altre strade, funzionali a conseguire risposte altre, in pieno accordo con il richiamo evolutivo che vive al momento del contatto.
Io e uno psicoterapeuta svolgiamo un lavoro diverso e probabilmente per questo spesso complementare. Nel mio lavoro non andiamo a risolvere blocchi o traumi, figuriamoci se posso spingermi in diagnosi di sorta.
È proprio per questo che con alcuni terapeuti lavoriamo in partnership perché laddove è presente un trauma o un blocco invalidante a livello della personalità il suo intervento può essere efficace nel “preparare” il terreno ad un eventuale lavoro con me.
In tal senso il mio approccio è mirato a risvegliare la meccanicità con cui guardiamo alla vita per riprendere il potere della consapevolezza di chi realmente siamo: anime incarnate in corpi fisici e non il contrario.
Il lavoro alchemico trasformativo è lo strumento principe del mio lavoro: trasformare letteralmente se stessi per realizzare il Sé, la coscienza superiore, unico vero capitano della nostra esistenza.
Stiamo vivendo un momento particolare in cui siamo costretti a vivere la nostra individualità e solitudine mentre la natura si riappropria dei suoi spazi,
cosa ne pensi a riguardo?
Penso che non ci sia separazione ma solo un grande accordo tra le due esperienze che nomini. Non credo “ad una Natura che si riappropria dei propri spazi” perché nulla mai può essere rubato e portato via, ma rivisitato con nuovi occhi, questo sì. Che poi, è questo il fine ultimo del lavoro su di sé: conquistare un nuovo sguardo da rivolgere a sé stessi, alla Natura, all’Universo Tutto.
Per farlo, le leggi che regolano questo pianeta ogni tanto provano a darci una mano, diciamo così. Ecco come, i tempi che corrono ci stanno letteralmente sbattendo in faccia il non più rimandabile appuntamento con la conoscenza di chi siamo e di come” funzioniamo”, esperienza che sfugge ad ogni possibile forma e definizione.
Spesso si ha paura, vergogna nel chiedere aiuto, di mostrarci vulnerabili.
Ti è mai capitato di relazionarti con una persona poco empatica?
Cosa accade a quel punto?
Più che poco empatici mi è capitato (spesso) che a contattarmi fosse chi di sé vantava un’idea completamente falsa, costruita, ingentilita da belle parole a cui in primis la stessa persona non credeva. Anche se lo avrebbe desiderato, con tutto sé stesso.
Da qui l’importanza di de-strutturare qualcosa che non ci appartiene ma che viene da molto lontano: quello che crediamo di noi stessi è spesso frutto di quello che ci hanno raccontato madre-padre, scuola, e presenze di corollario. Le stesse che possono averci trasmesso l’importanza di esibire forza- coraggio e stima di sé anche nei momenti peggiori: parole pronte a liquefarsi come neve al sole se non vissute nella piena coscienza di chi si è al di là di quello che ci hanno fatto credere di essere.
Ma i tempi sono ormai maturi per un cambio di paradigma: nessuno si salva da solo e la vera forza è di chi accogliendo la propria fragilità la rende alleata della più alta forma di potere, conoscere chi si è al di là dei racconti e dei sermoni della nostra mente.
Qual è a tuo avviso lo schema mentale più dannoso con il quale siamo abituati a convivere?
Credere di essere liberi e svegli quando in realtà ogni santa mattina passiamo dal sonno orizzontale a quello verticale. Credere di essere i nostri titoli di studio, i nostri averi, le nostre relazioni, i nostri obiettivi.
Chi siamo non appena uno di questi viene a mancare? Provate a rispondervi.
Crediamo di essere tutti i tasselli del nostro “fare” ma vivere il qui e ora e soprattutto saper abitare il silenzio che ci attraversa è tutta un’altra storia. Mi piace vederla come un’arte, l’arte di ESSERE al di là delle forme.
Non voglio essere io a menzionare il progetto per cui stai lavorando, ci racconti però a chi sarà rivolto e il primo pensiero positivo che si potrà trarre?
Il lavoro su di sé è poco democratico. Non può interessare tutti allo stesso tempo e nelle stesse modalità e questo perché ciascuno sta percorrendo un viaggio tutto suo in cui modi e tempi non si possono dettare ma solo rispettare.
Posso solo anticipare che gran parte del mio impegno sarà rivolto nel renderlo tutto ciò che riguarda il lavoro su di sé fruibile anche a chi si è sempre “percepito molto lontano” da ciò che riguarda i temi della scienza dello spirito. Aleggiano troppi falsi miti e credenze e a tal proposito è alto il mio senso di responsabilità nel veicolare che il lavoro su di sé è concreto, pragmatico e dal rigore scientifico.
Tu lo diresti mai per esempio che nulla è più spirituale della politica? Del Business? E del Rock ‘n ‘ roll (sto ridendo da quanto mi piace parlarne!)
Per essere persone migliori bisogna in qualche modo far pace con i nostri ricordi.Si può giungere alla saggezza che dal dolore si può sempre imparare qualcosa senza ricadere nel vittimismo?
Assolutamente sì. Non a caso il mio manifesto è “trasforma il piombo della tua vita in Oro”. Perché sì, al di là di ciò che percepiamo giusto/sbagliato, bello/brutto, ogni esperienza vissuta è una perfetta adesione dell’Anima che è venuta qui per imparare. E credimi lei impara sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia!
La parola vittimismo è come un cibo altamente calorico. Fa male e fa un sacco ingrassare, ma soprattutto toglie un sacco potere. Meglio sostituirla con la parola respons-abilità: più fresca e digeribile nella misura in cui ti rimette al tuo posto ricordandoti che a scegliere come rispondere agli eventi sei sempre e solo tu. Prendersela con il mondo là fuori alla lunga è una grossa perdita di tempo e poi… fa venire le rughe. Provare per credere!
Esistono dei personaggi che vengono talvolta definiti “vampiri energetici”, personaggi di cui ti convinci di avere bisogno. In realtà sono loro ad avere bisogno di noi per assorbire le nostre energie. È corretta la definizione usata oppure a livello scientifico c’è un’altra definizione? E come è possibile riconoscerli e far sì che non possano nuocere?
Non me ne volere, ma faccio un sacco fatica con le “definizioni” perché poi vanno tutte un po’ a scapito del “sentire” e in giro, sul web, c’è troppo ciarpame new age che crea un botto di confusione.
(A proposito di questo ho scritto un ebook sulle trappole della spiritualità.
Si chiama “Spiritual is the new Black? Ma anche no!” Ed è scaricabile gratuitamente dal mio sito www.florianamaraglino.it)
Mi spiego meglio: tutti, indistintamente siamo vampiri energetici nella misura in cui vomitiamo sugli altri la frustrazione per una vita che non riusciamo a vivere all’altezza del nostro sentire. Ci sentiamo sempre in diritto di prendercela con qualcuno o qualcosa là fuori e soprattutto ci muoviamo nel mondo con la sensazione di essere sempre in credito con la vita. E se invece fossimo in debito? Cosa accadrebbe?
Riconoscere il vampiro energetico è semplice: come ci sentiamo in nostra compagnia quando il nostro modo di parlarci è tossico, velenoso, giudicante e altamente disfunzionale? Bene, tutte le volte che riusciamo a farlo con noi stessi, possiamo, di riflesso, riconoscere il vampiro che è negli altri.
Ma ci conviene cavarci fuori e presto dalla dialettica dei giusti/sbagliati, buoni /cattivi. Luce e ombra sono sempre due facce di uno stesso personaggio. Una forma di vampirismo altamente velonosa è nella lagnanza. Come se ne esce? Alzando le vibrazioni. Sempre. Ancora una volta torna utile un lavoro di risveglio. Mi viene in mente una frase di Robbins perfettamente a tema: “Nulla ha potere su di me all’infuori di ciò cui io lo conferisco mediante i miei pensieri coscienti.”
In molti ti conosceranno, altri sono qui per la prima volta, con quale messaggio vorresti salutare i lettori?
Prima di tutto ringrazio te Silvia, Anima preziosa e che profuma di bellezza per aver pensato a me per la rubrica a cui ti dedichi. Tu conosci la stima che nutro per te, per il tuo lavoro e per la creatività di ogni tuo slancio.
Ai tuoi lettori provo a trasferire un imput che avrei tanto voluto ricevere io anni fa: abbiate l’ardore di mettere in discussione tutto; le idee che avete fabbricato di voi stessi, del mondo, della vita là fuori.
Per esempio potreste chiedervi: – un attimo, ma di chi è questa voce? E’ davvero mia? – Tutte le volte che per esempio mi dico che non sono in grado di fare quella cosa là, chi sta parlando realmente nella mia testa? E quando mi convinco di amarmi, perché poi mi fa male la pancia? Che cosa conta davvero per me? È un fare o un essere?
Sito Web: www.florianamaraglino.it
Profilo Instagram: floriana_piscoalchimia
Profilo Facebook: Floriana Maraglino – PsicoAlchimia e Sviluppo del Sé
a cura di
Silvia Consiglio
Immagini:
Claudia D’Alò
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3 pensieri su “Floriana, l’importanza dell’essere al di là delle forme”