Nicola Conversa, il regista tarantino e le sue potenzialità

Nicola Conversa, il regista tarantino e le sue potenzialità
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Non ho mai dimenticato il blog di MSN e le lunghe conversazioni con Nicola a raccontarci le aspirazioni e anche le nostre imprese eroiche a livello sentimentale (non potevo non menzionarle scusami!).
Per i più giovani, che non ricorderanno questa piattaforma, parliamo degli anni 2008/2009.
Ci siamo scritti dalle rispettive stanzette, a casa delle nostre famiglie a Taranto.

Oggi con gioia posso affermare che Nicola a giorni soffierà su 31 candeline, vive a Milano e svolge il lavoro di regista. Per anni ha custodito e alimentato in sé una consapevolezza che oggi gli è riconosciuta.
Ma come è iniziato tutto? In molti conosceranno i Nirkiop, Nicola e Mirko hanno fondato questo gruppo, a loro si sono uniti altri amici.
Un’avventura partita come un un gioco, hanno girato video caricandoli su Youtube riscontrando un gran successo con Esami di Stato 2010 e da lì non hanno smesso di divertirsi insieme.

Perché una cosa è certa, lui sa strapparti un sorriso e anche riflessioni, con la fantasia che lo contraddistingue.
Se c’è un dettaglio che mi ha particolarmente stupito è che in alcuni sketch sono ripresi i suoi genitori che si calano perfettamente nella scena interpretando un ruolo! Buon sangue non mente.
Saranno i primi ad essere sempre orgogliosi di te, Nicola.

Adesso lascio la parola a lui, in questa chiacchierata in memoria dei vecchi tempi!

In questo periodo le tue priorità stanno cambiando o rafforzi le tue idee? Immaginati tra 20 anni quando racconterai di questa esperienza, cosa ricorderai e trasmetterai?

In questo periodo sto rafforzando un mio concetto. Un mio mantra.
Una frase di Baricco che per me è fondamentale: “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla.”

In questo periodo la gente ha bisogno di evadere, non potendo farlo uscendo di casa (STATE A CASA) lo fa attraverso gli smartphone. Attraverso il loro utilizzo tutto è possibile: ridere, piangere, emozionarsi. Quindi sì, sto rafforzando il concetto che per sopravvivere, inconsciamente tutti raccontiamo qualcosa… cambia solo il mezzo.
Cosa ricorderò? Che di colpo è esplosa la creatività di tutti e chiunque ha provato a far ridere attraverso un video. Ed è una cosa bellissima.

Mi ha sempre affascinato l’idea che un regista, scrittore, possa dar vita a personaggi che non esistono. E tu da bambino cosa volevi fare da grande e chi per primo ha creduto nelle tue potenzialità?

Io da piccolo volevo aprirmi una libreria per poter leggere i libri gratis
(o una piccola edicola.) Poi la scrittura ha preso il sopravvento… dico sempre che ricordo il mio primo tema e non il mio primo compito di matematica.

I numeri, ho sempre cercato di schivarli anche nella scelta delle scuole. Ho fatto il classico scontrandomi con il greco ed il latino pur di fare meno ore di matematica. In quinta superiore, all’improvviso, un professore di italiano notò che avevo una facilità di scrittura e per la prima volta mi sono sentito appezzato. 

Quando hai pronunciato le parole “Vabbè, ci provo, tanto non succede” partecipando con un cortometraggio dal nome Mezzanotte Zero Zero ai David di Donatello nel 2018, classificandoti tra i primi 5, cosa è cambiato in te e per te da quel giorno? Che differenze hai sentito nel passaggio dal lavoro con i Nirkiop al lavoro individuale?

Ho scritto Mezzanotte zero zero una calda sera di agosto sulla terrazza di mia zia, dopo che quest’ultima soffiando le candeline espresse (sbagliando!) il desiderio ad alta voce… che poi è il finale del cortometraggio.

Ci sono delle storie che vogliono essere scritte. Ci sono delle storie che non possono rimanere chiuse, hanno bisogno di farsi ascoltare a voce alta.
Dopo averlo girato a settembre ed iscritto ai David, sono passati mesi di non risposte. Anzi, ad una proiezione privata, non convinse.

Ed io ho quasi mollato. Credevo di aver fatto la cosa migliore della mia vita fino a quel momento. Ero finito in un imbuto di video e placement sempre uguali e quando per la prima volta avevo mostrato un lato diverso da quello comico, non aveva funzionato.

Poi il 14 febbraio, In diretta su Rai 1, la cinquina finalista. E Mezzanotte è stato l’ultimo nome chiamato, proprio come quelle cose belle che credi non debbano arrivare più ed invece… compaiono. Di colpo è cambiato tutto. Il lavoro è aumentato e come regalo: una serie Disney da sceneggiatore e regista.

La differenza è abissale. Con i Nirkiop giro a memoria, scrivo battute su misura per loro che hanno un potenziale infinito. Quando lavori da solo, ogni volta è una sfida nuova perché cambiano attori, troupe, modo di pensare e di porti.

A chi ti diceva “e il lavoro serio dov’è?” cosa risponderesti oggi?

Prima del 14 febbraio, non riuscivo a dire a voce alta che facevo il regista. Ora, ho superato questa mia barriera mentale. Pago l’affitto e vivo di questo, senza problemi.

L’amore… È una cosa semplice come dice Tiziano o hai un’idea tua? Raccontamela…

L’amore è davvero banalmente essere felice di tornare a casa dopo una giornata infernale perché sai che c’è una persona fuori da ogni logica, sentimento ad aspettarti.
L’amore per me è diverso da età ed età. Pensa a quanti ti amo possiamo aver detto. Io non ci credo che un ti amo a 15 anni sia meno forte di uno a 30.

Io non ci credo che puoi avere solo un grande amore.
In quel momento, a 15 anni,  “ti amo” era la parola giusta che poteva riassumere tutto.

Ho letto da qualche parte che vorresti girare prima o poi un film nella città in cui sei cresciuto: Taranto. Ci stai lavorando? Vivendo a Milano per lavoro, quale insegnamento ti sei portato dietro?

Girare un film a Taranto in questo momento credo sia impossibile, poiché le ultime esperienze sono state fallimentari. Speriamo. Ogni mio progetto io provo ad ambientarlo a Taranto, poi qualcuno me lo cambia!
A Milano ho imparato che davvero, se vuoi, un’opportunità la si trova sempre.

Il film che non ti stanchi mai di guardare e perché?

Questione di Tempo di Richard Curtis, perché parla di amore e viaggi del tempo. Perché sono ossessionato dal voler raccontare del tempo che passa e di come tutto cambi.

Nel tempo libero fotografi e crei storie. Guardando questa foto scattata nel litorale tarantino, una trama che ti passa per la testa? Vai!

Lei si chiama Simona, lui Domenico. Stanno passeggiando da un po’.
Quella spiaggia è dove si sono conosciuti un po’ brilli, una sera di Ferragosto di anni ed anni fa.
Lei sta per dirgli che aspetta un bimbo da lui, dopo anni di tentativi.
E lui, che tutti credevano sterile, non sa che quel mare, quella sabbia, non la scorderà mai più.

a cura di
Silvia Consiglio

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