La solitudine delle spiagge adriatiche di Arashi – Recensione
In un periodo di solitudine forzata è inevitabile ritrovarsi isolati in noi stessi, nei pensieri, con un po’ di malinconia, e il nuovo EP di Arashi, “Spiagge Adriatiche”, sembra essere stato creato ad hoc per accompagnarci, in dieci minuti che possono essere ascoltati in loop per ore, in questi momenti di riflessione.
Spogliatosi da tutti i fronzoli, in una nuova veste minimale, il concept crea un flusso che spazia in quattro tracce dal soul, alla trap, fino alla black music, senza rimanere attaccato ad alcuno stereotipo. “Spiagge Adriatiche” va a dare forma a un prodotto che tocca il confine dello spirituale, in cui la voce del giovane Riccardo Schiara trascina l’ascoltatore in un universo onirico sin da “Incubo”, apripista del disco, che apre le porte a quell’introspezione che è caratteristica sia del sound sia delle lyrics.
Ed è proprio questo processo introspettivo a portare l’artista- in “Angeli”- ad una presa di coscienza circa quelle relazioni nocive che hanno creato in lui una sorta di dipendenza dalla quale è difficile separarsi.
Quasi senza interruzioni, le tracce si elevano verso un mondo quasi etereo, che ricorda a tratti le note di Mahmood, fino ad arrivare alla title-track, in cui suoni primordiali ci accompagnano in una dimensione ultraterrena, nella quale l’artista fa il punto della situazione della propria vita lasciando libero sfogo alla sua mente. L’ascolto prosegue senza la minima difficoltà fino alla conclusione del disco, affidata a “Manifesto”, brano nel quale Arashi rivendica la propria intenzione a non rimanere solo, preferendo la vicinanza con l’altro a scapito di un insensato isolamento auto-imposto.
Quello che ci troviamo davanti è un EP intenso e delicato al tempo stesso, studiato nei minimi particolare, che raggiunge soglie inaspettate, nel suo sfiorare generi disparati, prendendone alla fine le distanze.
a cura di
Cassandra Enriquez
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