Road To Indie Pride: la voce di NIKKI e la “festa” della tolleranza

Road To Indie Pride: la voce di NIKKI e la “festa” della tolleranza
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La voce di Nikki, nome d’arte di Fabrizio Lavoro, ha un suono familiare per gli ascoltatori e i fan di Radio Deejay: in onda tutti i pomeriggi con il programma Tropical Pizza, Nikki ama raccontare la musica e viverla a 360°. Oltre ad essere un conduttore radiofonico Nikki è anche un chitarrista eclettico e spesso si diverte ad accompagnare con la sua chitarra le esibizioni live degli ospiti del suo programma.

In onda dal 1999, con Tropical Pizza Nikki ha collezionato interviste memorabili: Oasis, Muse, Paul Weller per ricordare solo alcuni nomi della musica internazionale che ha avuto l’occasione di incontrare.

Oggi impegnato come cantautore e musicista con il nuovo progetto La Superluna di Drone Kong, un album dall’animo rock e dalla visione distopica: i brani sono ambientati intorno al 2040, in un futuro di umani/zombi che camminano guardando il cellulare e astronavi cariche di terrestri che partono per Marte in fuga da un pianeta ormai inabitabile.

Lo scorso anno Nikki ha preso parte ai Dj Set di Indie Pride: una partecipazione all’evento che gli ha permesso di sposare e condividere i valori della manifestazione e di cui abbiamo parlato in questa intervista sulla nostra Road to Indie Pride 2019.

Che cosa ha rappresentato per te la partecipazione ad Indie Pride lo scorso anno?

Quando così tante persone si muovono per organizzare una festa che promuove valori nobili ma che rimane comunque una festa si crea qualcosa di speciale. Mi sono divertito sia sul palco sia girando per il locale, si respirava un’aria di libertà e tolleranza che non bisogna dare per scontata. Per me è stato un onore contribuire alla causa, se pur in piccola parte.

Qual’è il tuo ricordo più importante dei giorni dell’evento e il tuo bilancio personale dell’edizione 2018?

Mi sembra sia andata benissimo! Ti potrei parlare di quando mancavano 3 minuti all’inizio del mio set e ho trovato la cuffia solo 30 secondi prima di iniziare, andando in overdose di adrenalina. Però la cosa più forte è stata conoscere questa ragazza del Ghana che, insieme ad altri ragazzi di ogni parte dell’Africa, è arrivata in Italia scappando anche per il suo orientamento sessuale, oltre che per tutti gli altri motivi che portano ad emigrare. Io un’idea di cosa vuol dire soffrire in quanto diversi dalla maggioranza ce l’ho, ma questi ragazzi rischiano la vita. La chiacchiera però era leggera e divertente, c’era anche Monique… A volte i veri viaggi sono questi: parlare fuori dal Tpo con una ragazza Ghanese e una Californiana e ampliare la propria visione del mondo.

Ad un anno di distanza, che cosa è cambiato in Italia in merito ai temi portati avanti dall’Indie Pride? Ci sono state conquiste o passi indietro?

Non saprei, io vivo a Milano che non è cosí rappresentativa della nostra nazione. Sicuramente è stato un anno durante il quale se si leggevano i quotidiani e si guardavano i tg si aveva la percezione di un paese all’antica, terrorizzato dalla modernità e incattivito. Le sfumature e le anime del paese sono tante ed è cosí in molte nazioni del mondo occidentale. Secondo me non bisogna cedere allo sconforto. Credo che cosí come per la causa ambientale le attuali nuove generazioni stiano già portando un cambiamento, magari lento e graduale ma costante.

Se potessi dare un Premio Indie Pride 2019 al contributo più importante di un personaggio pubblico (es. artista, scrittore, politico o sportivo) nella lotta contro l’omofobia, il bullismo e il sessismo, a chi lo assegneresti e perché?

Non mi viene in mente nessuno in particolare e credo che questo tipo di causa la si porti avanti in tanti, quotidianamente, anche con piccoli gesti. Ammetto però che quando vedo qualche segnale positivo dal mondo del calcio rimango sempre impressionato. Quello è un ambiente forse ancora più sessista e macho di quello dell’hip-hop o del reggae, quindi un messaggio anti-omofobia in quel contesto è da rispettare. Mi sembra ci sia un calciatore svedese che gioca in Italia che si sia un po’ esposto ultimamente, credo si chiami Ekdal (ndr. centrocampista della Sampdoria)

Nella tua vita quotidiana e nel tuo lavoro, cosa fai concretamente per portare avanti i valori che manifestazioni come Indie Pride promuovono? Cosa si può fare ancora per sensibilizzare il pubblico su questi temi?

Io cerco di cambiare me stesso, possibilmente in meglio, e poi quello che sono informa quello che faccio. Per esempio raccontare in radio che i locali e le feste dove c’è tolleranza per tutti i gusti sessuali sono più divertenti anche per gli etero può essere utile, ma solo se lo pensi veramente.

a cura di Emanuela Ranucci

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Emanuela Ranucci

Nata a Torino, laureata in Comunicazione multimediale con una tesi specialistica in Letteratura italiana contemporanea, nel 2001 inizia a lavorare in RAI come redattrice e assistente di produzione per la realizzazione dei programmi televisivi educativi di Raitre (Melevisione, Screensaver). Nel dietro le quinte della tv si innamora della fotografia, realizzando le sue prime foto di scena. Da quel momento non abbandona più la macchina fotografica, dedicandosi a reportage, backstage, eventi, concerti e still life. Attualmente si divide tra i progetti da fotoreporter&videomaker e la sua agenzia di comunicazione (Loom Collective) che ha fondato a Torino.Nel tempo che rimane, ama: viaggiare, sorseggiare il barbera, nuotare al mare (anche d’inverno), cantare (stonando) in sala prove.

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