Zen Circus – Paladozza – Bologna – 12 aprile 2019
Ci sono situazioni nelle quali scrivere un report è piuttosto difficile. Difficilissimo anzi, non difficile, nonostante la presenza fisica e mentale sia al 100% durante l’intero corso delle venue.
Questo accade, sicuramente accade a me, con quelle band che hanno sempre qualcosa di importante da dire e che mi toccano ad un livello profondo, proprio lì dove vivono e coesistono i tuoi valori e le basi fondanti su cui si sviluppa l’intero arco di una vita.
Ho il grande rimpianto di non aver mai imparato a suonare uno strumento e di non essere quindi in grado di partecipare alla magia e alla splendore che è la creazione musicale.
Oppure a scelta, posso prendere dei piattini o un triangolo e mettermi all’angolo sperando di andare a tempo, perchè l’opzione canto non è da prendere in considerazione.
Ad un concerto quindi non solo ascolto e osservo, ma “invidio” anche quelli che sono sul palco. Li invidio e li ammiro e se riescono anche a catturare ogni mio respiro, allora hanno vinto e li ricorderò per sempre.
Assistere ad un live degli Zen Circus rapisce con la potenza di una manifestazione in piazza. Ti strappa la mente dall’amarezza quotidiana e ti costringe a fare a pugni con la voglia di ridere e di piangere a ripetizione. Ma tu resisti e non piangi, così, giusto per non sembrare bipolare.
La musica, la presenza scenica, le parole delle canzoni, la dirompenza delle idee e il coraggio di metterlo nero su bianco fanno di questi musicisti dei professori moderni.
Degli attuali Robin Williams che ti spiegano la realtà e poi ti interrognano senza mai assegnare a nessuno un 30 e lode perché sarebbe troppo e la vita reale può arrivare piuttosto ad un 29 e mezzo.
Inoltre, come se non fosse già tanto, sul palco sfilano nomi come Nada e i Tre Allegri Ragazzi Morti tra gli altri, in un Palazzetto pieno che nemmeno si aspettava uno show così potente.
Esci portando con te l’energia con la quale Appino ti urla “sei l’unica, sei il sole”, perché la dittatura dell’amore è spiazzante quanto violenta in ogni esternazione.
Unica nota dolente di una bomba atomica di serata è l’audio del PalaDozza di Bologna che non è dei migliori, anche se in fondo gli Zen sono comunque arrivati.
BOOM!!!
Grazie a Big Time
Testo a cura di Sara Alice Ceccarelli
Foto a cura di Alessio Bertelloni