Eurovision Song Contest 2023 – Le pagelle finali

Eurovision Song Contest 2023 – Le pagelle finali
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Vince la Svezia e sì, possiamo dire che non c’è motivo di recriminare alcunché. Mengoni quarto potrebbe essere anche digeribile, ma il secondo posto della Finlandia urla imprecazioni contro gli dei norreni

Finisce questa maratona dell’Eurovision Song Contest 2023. Abbiamo brevemente parlato su Instagram delle due semifinali (se vi siete persi i video, ve li piazziamo qui sotto) e, tra un commento ironico e l’altro, la verità di fondo è che quest’anno il livello globale della competizione dello show è stato più basso che in precedenza.

Pagelle prima semifinale Eurovision Song Contest 2023

Pagelle seconda semifinale Eurovision Song Contest 2023

Se l’andazzo degli ultimi anni è stato sempre più quello di inseguire lo spettacolo visivo in cui la musica era un simpatico orpello d’accompagnamento, a Liverpool abbiamo assistito al festival del “Ehi, guardatemi! Guardate cosa faccio ora”, anziché “Ehi, ascoltate quel che ho da cantare”. Sarà il commento di un vecchio rincoglionito, ma la differenza sostanziale rispetto al passato è che quest’anno, in caso di concorrenti appariscenti, c’è stato meno trash voluto (e quindi divertente, consapevole) e più un sentore di “facciamo di tutto pur di farti vedere qualcosa di strano”. La differenza è notevole, fidatevi.

Ma sciorineremo tutto questo nelle pagelle finali che ci apprestiamo a redigere con velocità smodata (cit.). Procediamo con ordine, dall’ultimo posto fino alla vetta.

Germania (18 punti) – Lord of the Lost, Blood & glitter

Decisamente toppo in basso e un punteggio che denigra fin troppo la proposta tedesca all’Eurovision Song Contest 2023. I Rammstein da aperitivo non si meritavano cotanta cattiveria

Regno Unito (24 punti) – Mae Muller, I wrote a song

Arrivare penultimi in casa propria (con il coinquilino ucraino invece molto più in alto) crea del comprensibile imbarazzo. Il brano, per essere oggettivi, è anonimo quanto una Ford Scorpio. Non ve la ricordate? Appunto.

Serbia (30 punti) – Luke Black, Samo mi se spava

Se il Regno Unito è una Ford Scorpio, Lucke Black è a bordo di una Seat Ibiza del 2011. La conosci, ma si mescola in tanta altra roba già sentita e senza particolare personalità. Forse troppi pochi punti, ma la posizione di per sé è severa ma giusta.

Portogallo (59 punti) – Mimicat, Ai coração

Non l’avrei mai detto, ma è un po’ scandaloso che il Portogallo sia nei bassifondi della classifica finale e la Finlandia invece… vabbé. Avrebbe meritato almeno di essere nella top 10.

Albania (76 punti) – Albina & Familja Kelmendi, Duje

L’ululato dell’Albania urla vendetta. Il mood da film celtico-samurai-cyberpunk non è stato apprezzato come avrebbero pensato. La famigghia, comunque, incassa e va avanti.

Slovenia (78 punti) – Joker Out, Carpe diem

Non c’è molto da dire. Uno dei posizionamenti più giusti per un pop-finto-rock non disdicevole, ma alquanto incolore. Canzone forte quanto uno stuzzicadenti in burrasca.

Svizzera (92 punti) – Remo Forrer, Watergun

Ci ha pensato quella manciata di punti del televoto per risollevare le sorti di una delle esibizioni più anonime dell’Eurovision Song Contest 2023. Miracolato

Polonia (93 punti) – Blanka, Solo

Qualcuno parlerà di sabotaggio portato a compimento da bigotti. In realtà Blanka, che non è quello di Street Fighter, ha portato una canzone simil estiva piuttosto standard. Già sento i gestori di stabilimenti di Francavilla al Mare inserirla nelle loro playlist.

Moldavia (96 punti) – Pasha Parfeni, Soarele si luna

Filottéte che suona il flauto è la parte più figa di tutta la canzone e dell’esibizione. Forse avrebbero meritato un posizionamento leggermente migliore.

Spagna (100 punti) – Blanca Paloma, Eaea

Lamento arabeggiante e poi via, con stereotipi musicali spagnoleggianti buttati un po’ a caso. Il bello è che funziona. Ai limiti del fastidioso, ma funziona.

Francia (104 punti) – La Zarra, Évidemment

La faccia schifata di La Zarra al numero di punti e alla sua personale classifica è tutto un programma. Possiamo dire che, al netto dello snobismo, qualcosa in più in effetti l’avrebbe meritato. Fa male scriverlo, ma dobbiamo essere onesti. #JeSuisZarrifinoalmidollo

Austria (120 punti) – Teya & Salena Who The Hell Is Edgar?

Il duo austriaco per il sottoscritto è vincitore morale dell’Eurovision Song Contest 2023. Canzone simpatica, che non si prende sul serio pur prendendo per il culo un po’ la discografia attuale e un ritornello tanto ignorante che si incastra in testa. GENTE, CHE VI PRENDE?

Armenia (122 punti) – Brunette, Future lover

Il pop etereo ed emozionale che piace alle masse e che irrita il sottoscritto. La voce è bella, non si discute.

Croazia (123 punti) – Let 3, Mama sc!

Seconda Nazione che mi ha riempito il cuore di soddisfazione. Cafoni, grezzi eppure con un messaggio nemmeno troppo velato contro una certa situazione e contro un certo personaggio di spicco. E invece ce li ritroviamo a metà classifica. A riprova che il pubblico non capisce un cazzo.

Cipro (126 punti) – Andrew Lambrou, Break a broken heart

Altro pop emozionale, con una prova di estensione vocale che su file.mp3 riesce, dal vivo fa una fatica bestiale. L’unico merito è che i primi 3 secondi potrebbero essere usati a caso in una puntata a caso della serie di The Witcher.

Lituania (127 punti) – Monika Linkyt?, Stay

Gente che si lamenta su accordi e controcori che strillano 2010 da tutti i pori. Null’altro da aggiungere, se non il fatto che avrei messo qui i tedeschi.

Cechia (129 punti) – Vesna, My sister’s crown

Tra le cose che sanno di già sentito, loro sono quelle che se la sono cavata meglio. Un po’ mantra, un po’ elettronica, un po’ evocazione dello spirito del Direttore Galattico. Onestissime.

Australia (151 punti) – Voyager, Promise

Andrò a rileggere le motivazioni del perché Paesi a caso siano nell’Eurovision, nel frattempo sono contento del posizionamento “vagamente alto” degli australiani (tra l’altro, saranno in Italia il prossimo autunno)

Estonia (168 punti) – Alika, Bridges

Stesso discorso fatto per la Lituania, con la sottile differenza che qui, almeno, raschiando un po’ la superficie stile gratta-e-vinci, scopriamo un po’ di qualità effettiva.

Belgio (182 punti) – Gustaph, Because of you

Bruno Mars, fagli causa. O aiutalo un po’ a svecchiare. Incredibile come l’anonimato venga premiato così tanto.

Ucraina (243 punti) – Tvorchi, Heart of steel

Sarò maligno e dirò: forse c’è ancora un po’ di effetto solidarietà. È innegabile, tuttavia, che questo brano qualitativamente parlando asfalti con estrema facilità quello che ha vinto l’edizione 2022 dell’Eurovision.

Norvegia (268 punti) – Alessandra, Queen of kings

Sharon den Adel dei Within Temptation ci ha messo una pietra sopra e non denuncerà Alessandra per scippo d’abiti di scena. Posso dire con certezza che la canzone è sì, tra le migliori in assoluto degli ultimi anni di Eurovision Song Contest.

Italia (350 punti) – Marco Mengoni, Due Vite

Sarebbe un posizionamento onorevole se prima di lui non si fosse piazzato un brano orribile. Un terzo posto sfumato per poco, ma non per colpa della cantante d’Israele…

Israele (362 punti) – Noa Kirel, Unicorn

Diciamolo chiaramente: se non fosse stato per tutto lo studio di scenografia e coreografia, la troveremmo più in basso in classifica. Non è un brano orribile e sarà ballato con grande trasporto assieme alle versioni dance di Florence + The Machine nei dancefloor di San Benedetto del Tronto

Finlandia (526 punti) – Kaarija, Cha cha cha

Io amo il trash, sono estimatore di certa musica elettronica. Se non fosse stato per quell’imbarazzante balletto e quell’orribile ritornello, avrei anche capito un posizionamento alto. Così, però, addirittura in seconda posizione, mi pare un tantinello esagerato. Ah, i disastri del televoto…

Svezia (583 punti) – Loreen, Tattoo

Nell’edizione tra le più anonime, almeno lei vince grazie a una voce allucinante. Non urla, ma canta forte, il che è molto diverso da quel che hanno fatto molti suoi colleghi e molte sue colleghe in questi giorni. Apprezzabile come la scenografia sia funzionale al brano e non il solito carrozzone indecente che devia l’attenzione su quel che, in un evento chiamato Eurovision SONG Contest, dovrebbe essere il perno centrale.

a cura di
Andrea Mariano

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Andrea Mariano

Andrea nasce in un non meglio precisato giorno di febbraio, in una non meglio precisata seconda metà degli Anni ’80. È stata l’unica volta che è arrivato con estremo anticipo a un appuntamento. Sin da piccolo ha avuto il pallino per la scrittura e la musica. Pallino che nel corso degli anni è diventato un pallone aerostatico di dimensioni ragguardevoli. Da qualche tempo ha creato e cura (almeno, cerca) Perle ai Porci, un podcast dove parla a vanvera di dischi e artisti da riscoprire. La musica non è tuttavia il suo unico interesse: si definisce nerd voyeur, nel senso che è appassionato di tecnologia e videogiochi, rimane aggiornato su tutto, ma le ultime console che ha avuto sono il Super Nintendo nel 1995 e il GameBoy pocket nel 1996. Ogni tanto si ricorda di essere serio. Ma tranquilli, capita di rado. Note particolari: crede di vivere ancora negli Anni ’90.

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