“Stanze vuote”, l’album di Saimon Fedeli
Si conclude il viaggio di Saimon Fedeli iniziato con “Capita capita” nell’uscita del suo secondo album “Stanze vuote“. Un brano per ogni stanza, una stanza per ogni verità.
Stanze Vuote – Saimon Fedeli
Saimon Fedeli con il suo singolo “Capita capita” ci aveva già abituato ad un modo di scrivere diretto e senza troppi fronzoli. Racconti a volte amari di come è l’amore e la vita. Altro elemento che collega tutti i brani è la solitudine espressa in diverse forme: fisica o mentale.
“Sola”, per esempio, parla di solitudine fisica, mente con “Finisce così” ci ritroviamo una solitudine mentale, voglia di allontanarsi dall’altro per paura di soffrire. Il cantautore decide di portarci in questo viaggio introspettivo alla ricerca di noi stessi, ma soprattutto alla ricerca del nostro perdono. E’ proprio con “Capita capita” che l’artista perdona i propri sbagli. Quindi non si tratta di un insieme di canzoni tristi, ma di riflessioni su come è difficile tornare a sorridere nonostante tutti gli ostacoli della vita e della nostra mente.
Ogni brano ha anche un sound differente. Ci colpiscono molto le due ballad “Statuine d’argilla” e “Favole”, un pop soft cantautorale che culla l’ascoltatore e non lo lascia solo. Completamente diversa invece è “Sola” che si muove in un ritmo ska. Stessa cosa vale per “Capita capita” che mescola synth e pop.
Una delle canzoni più belle rimane “La Verità” che suona un po’ come un manifesto di tutto il disco. Un riassunto di tutto quello che l’artista vuole dire con “Stanze vuote”. Delicato e avvolgente conquista l’ascoltatore alla prima nota.
a cura di
Staff
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