“Tre” di Valérie Perrin: è davvero il numero perfetto?

“Tre” di Valérie Perrin: è davvero il numero perfetto?
Condividi su

Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin, edito E/O, è stato ed è un romanzo di grande successo. Per molto tempo sui social non si è sentito parlare d’altro e molti erano i commenti positivi.

Grazie anche a questo passaparola è diventato un vero e proprio caso editoriale. Nel 2018 si è aggiudicato il Prix Maison de la Press.

Nel 2021 la pubblicazione di Tre ha nuovamente generato grande chiacchiericcio sui social. In questo caso le opinioni sono state contrastanti e hanno incuriosito molti lettori rimasti piacevolmente colpiti dalla prima lettura, tra cui me.

E, allora, oggi voglio parlarvi di questo secondo romanzo e di questa autrice davvero talentuosa.

Valérie Perrin: due parole sull’autrice

Valèrie Perrin, oltre ad essere una scrittrice, è una fotografa di scena ed ha collaborato alla sceneggiatura di importanti film del regista Claude Lelouch, poi divenuto suo marito.

Ma la sua più grande passione sono gli animali e la loro tutela, tanto che alle europee del 2019 si è candidata per il Partito animalista francese.

Inoltre, in un’intervista di Stefano Montefiori del 28 marzo 2021 al Corriere della Sera, parlando della sua scelta di non consumare carne, dice:

…Non consumo carne per molte ragioni. Mi piacerebbe un mondo più sereno, e quindi più rispettoso degli animali. Gli allevamenti intensivi, con centinaia di animali rinchiusi in poco spazio in attesa di essere macellati, sono ignobili. Su scala mondiale l’allevamento produce inquinamento più dell’intero settore dei trasporti. E non credo che la carne prodotta su scala industriale sia un buon nutrimento per gli uomini».

Questa sua sensibilità verso il tema della tutela degli animali, e dell’ambiente in generale, è parte integrante dei suoi ultimi due romanzi.

A mio parere il suo talento sta proprio nel riuscire a mostrare, attraverso la vita di personaggi semplici, spesso anche sfortunati, come sia possibile trovare una dimensione autentica e intima, ricercando l’essenziale nei gesti quotidiani, nella natura e nello sguardo delle persone a noi più vicine.

Tre: un titolo che intriga

La prima cosa che mi sono chiesta quando ho visto la copertina è stata proprio questa: perché Tre? Perché usare solo il numero senza ulteriori specificazioni?

“Mi chiamo Virginie. Di Nina, Adrien ed Étienne, oggi Adrien è l’unico che ancora mi rivolge la parola. Nina mi disprezza. Quanto a Étienne, sono io che non voglio più saperne di lui. Eppure fin dall’infanzia mi affascinano. Sono sempre stata legata soltanto a loro tre.”

Tre sono gli amici protagonisti di questa storia, come il numero perfetto di Pitagora che forma un triangolo con due punti separati che si riuniscono in un terzo, situato più in alto. Il vertice è, inizialmente, Nina Beau, che tiene insieme il gruppo, lo guida e lo rende “perfetto”.

Ma la perfezione non esiste: i punti torneranno ad essere tali, e la figura che insieme componevano si svuoterà del significato originario per diventare qualcos’altro. Cosa o chi?

Tre: I personaggi

Nei romanzi di quest’autrice ogni personaggio ha un suo spazio e ha qualcosa da raccontare.

Non ci sono figure secondarie, ogni storia ha una sua profondità, intesa nel senso più fisico del termine. Il lettore può visualizzare ciascuna scena vissuta dai personaggi e farne anche parte, potendo vivere di riflesso le emozioni, i sentimenti e immedesimandosi in loro.

La storia che spicca, tra le altre, è quella di Nina Beau, abbandonata dalla madre, Marion, e lasciata al nonno Pierre, il postino di La Comelle. È una ragazza bella e molto sensibile.

Insieme ad Adrien e Étienne condivide questa sofferenza familiare, infatti anche Adrien vive da solo con la madre, Joséphine, ed Étienne è quasi ignorato dal padre.

Progettano anche una fuga a Parigi per provare a vivere di musica formando un gruppo chiamato proprio “Tre”, ma poi crescendo qualcosa cambia.

Nina fa le sue scelte, rendendo in qualche modo, inevitabilmente, sempre più larghe le maglie della rete che li aveva protetti fino a quel momento.

E lei è sicuramente quella che cade per prima, proprio nelle braccia dell’uomo sbagliato, tossico e ossessivo.

Étienne è apparentemente il meno fragile, il suo punto di forza è la bellezza. Qualcosa nella sua vita però lo logora. Nonostante si sia costruito una bella famiglia e abbia un lavoro che ama, è perseguitato dal fantasma di una storia giovanile interrotta bruscamente.

E poi c’è Adrien, che sarà l’unico a realizzare il sogno di andare a Parigi e diventerà uno scrittore. Alla scoperta della sua identità, che non potrà non ricercare partendo proprio da La Comelle e da quegli amici che ha bisogno di ritrovare per affermare chi è davvero.

Tre: perché ti consiglio di leggerlo

Anche in questo romanzo la Perrin ha utilizzato più piani temporali: il presente (il 2017) e il passato. In particolare si va dal 1986, quando i ragazzi si incontrano per la prima volta, fino al 2003, quando qualcosa si inclina nel loro rapporto.

La novità è che il narratore è una persona apparentemente esterna alla storia, Virginie, che racconta il presente. Inizialmente può sembrare motivo di confusione, ma secondo me aggiunge valore alla lettura.

Virginie ha bisogno di ritrovarsi e accettarsi e per farlo parte proprio dalle sue radici. Attraverso il suo racconto ci mostra, da un punto di vista molto personale e intimo, quanto sia complicato orientarsi in amore e quanto, a volte, sia difficile avere il coraggio di essere semplicemente se stessi.

L’amore ha tantissime facce e Virginie ce le mostra davvero tutte, quelle belle e quelle brutte.

Altro aspetto di interesse è aver inserito due personaggi secondo me meravigliosi, come Pierre Beau, il nonno di Nina, che è un postino che fa il suo lavoro con grande professionalità e amore.

Attraverso la sua figura l’autrice ha ridato valore ad uno strumento potente come la lettera, capace di fermare il tempo, in un dato momento, e far rimanere indelebili i ricordi anche quelli dolorosi, che prima o poi vanno affrontati.

Il secondo è quello di una donna generosa con un passato difficile che aiuta Nina dandole un nascondiglio nel suo rifugio per animali abbandonati. Le insegna a vivere nell’essenziale ma la spinge anche a trovare la forza di riprendersi la sua vita; ed è proprio grazie a lei che Nina ritorna ad appassionarsi alle piccole cose.

Ci sono libri e anche incontri, che sono come occasioni perse. Passiamo accanto a storie e persone che avrebbero potuto cambiarci la vita senza vederle a causa di un malinteso, di una copertina, di un riassunto sbagliato, di un atteggiamento prevenuto. Per fortuna certe volte la vita insiste.

Le occasioni perdute possono cambiare il corso della vita. Il passato può diventare un’ancora che tiene incagliati e l’unico modo per andare avanti è avere il coraggio di tirarla su e passare oltre: superando gli sbagli fatti, i preconcetti, le opportunità perse e ricominciare.

Tre è dunque un numero perfetto anche quando la figura che forma sembra capovolgersi. In realtà i punti che lo compongono mantengono l’impronta di quello che sono stati e per questo si riconoscono e continuano a rimanere uniti.

a cura di
Anna Francesca Perrone

Seguici anche su Instagram

LEGGI ANCHE:The Island – Experience Festival a Pantelleria
LEGGI ANCHE:M
YSS KETA ci porta nel suo “Club Topperia”
Condividi su

Anna Francesca Perrone

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *