La rivincita del Vintage: la mini guida definitiva all’acquisto e alla vendita
Non se n’è mai sentito parlare così tanto. Usato, second-hand, pre-owned, antique, retrò, mercati: il vintage è stato ufficialmente sdoganato.
Negli ultimi anni i riflettori si stanno sempre più allontanando dal mondo del fast fashion e della grande distribuzione per illuminare la scena delle piccole realtà, dall’artigianato al mondo del vintage. La sempre maggiore attenzione verso l’ambiente e l’etica del lavoro ha messo in luce l’incompatibilità tra produzione massiva e sostenibilità, motivo per cui l’origine e la qualità dei materiali, le condizioni dei lavoratori e l’eccessiva produzione di rifiuti diventano motivazioni fondamentali per dirigersi verso acquisti più consapevoli.
Non starò a dilungarmi eccessivamente sul perché dei punti precedenti (c’è chi ne parla molto meglio di me!), ma vi invito a guardare un documentario che ho trovato davvero interessante – The True Cost.
Che differenza c’è tra vintage, retrò e second-hand?
Proviamo a fare chiarezza: non tutto ciò che viene chiamato Vintage è effettivamente tale. Ci sono diverse sfumature di significato ed è per questo che ho pensato a una piccola guida al vocabolario del Vintage per acquisti più efficaci.
Vintage: con vintage si tende generalmente a comprendere tutta la sfera dell’usato, ma nello specifico si riferisce a tutti i capi risalenti a più di 20 anni fa (anche se alcuni puristi fanno rientrare nel vintage solo i capi realizzati prima degli anni 80). Spesso, ma non sempre, si fa riferimento al vintage quando si parla di capi più ricercati e di maggiore qualità di fattura e composizione.
Antique: si riferisce ad abiti realizzati più di 100 anni fa, quindi risalenti agli anni 20 o precedenti, da considerare quindi dei veri e propri pezzi di storia. Sono compresi comunque nel vintage.
Second-hand, pre-owned, pre-loved: questi termini si riferiscono a capi che sono già stati posseduti e/o usati da qualcuno precedentemente. La maggior parte del vintage è second-hand, ma alcuni capi potrebbero anche essere new old stock o deadstock, ovvero mai usati prima, con tanto di etichetta. Non tutto il second-hand è vintage, dato che potrebbe risalire anche solo a pochi anni fa. Spesso si fa riferimento al second-hand per capi meno ricercati e non necessariamente di alta qualità (è facile trovare tanto fast fashion nell’usato!)
Retrò: si riferisce a capi realizzati in tempi moderni, ma con un gusto prettamente vintage che si ispira ad altre annate e stili.
Come e dove vendere capi Vintage e Second-hand?
Quante volte vi hanno consigliato di provare a vendere un capo che non utilizzate più su siti di vendita online? E perché alla fine non siete proprio riusciti a venderlo?
Nell’epoca dell’eccessiva informazione non è facile giostrarsi tra le mille opzioni di scelta che ci circondano. Negli ultimi anni sono nati nuovi negozi fisici, pagine Instagram e siti online di vendita di abbigliamento second-hand che permettono anche al privato di liberarsi di capi dimenticati negli armadi da tempo, ma non è sempre semplice capire quale scegliere e come utilizzarlo. Proverò a darvi qualche consiglio su come e dove vendere Vintage e Second-hand, che saranno utili anche per l’acquisto.
Mercatini hobbistici e dell’artigianato: è possibile partecipare come espositori a mercatini anche senza partita IVA, purché il volume d’affari annuo non sia superiore a 5000€. Solitamente questo genere di eventi sono organizzati da Associazioni o enti con cui sarà necessario prendere un contatto diretto per presentare la domanda di partecipazione e produrre un documento di vendita temporanea. Ogni regione ha un suo regolamento, per cui consiglio di rivolgersi all’ente di riferimento per avere la certezza di essere in regola.
Negozi dell’usato: non tutti i negozi vintage acquistano da rivenditori privati, ma alcuni sì! In questo caso sarà necessario informarsi dai venditori sulla disponibilità di questa opzione e sul metodo di pagamento (anticipato, al pezzo o al chilo, o anche in contovendita).
App e siti online: questo è il modo più semplice e più complicato allo stesso tempo. Ci sono davvero tantissimi siti in cui rivendere i propri capi, ma farlo richiede un po’ di tempo per scattare le foto, scrivere le descrizioni, contrattare, preparare e spedire i pacchi. Una descrizione accurata fa spesso la differenza, specificando misure, eventuali difetti, utilizzo. Quelli più famosi e utilizzati sono:
- Depop: davvero molto utilizzato sia per la vendita che per l’acquisto, sicuro e veloce. Per la vendita richiede un piccolo sforzo in più nella presentazione dell’articolo, possibilmente scattato indossato (stirato!) e proposto in un’idea di outfit. L’unica pecca è la commissione abbastanza alta, a cui si aggiunge quella di PayPal, che porta ad avere anche prezzi finali più elevati.
- Vestiaire Collective: utilizzato in particolare per la vendita di brand e designer di lusso, ma non solo. Il primo scatto è sempre uno still life scontornato direttamente in app, molto interessante anche la funzionalità per fare offerte di prezzo ai consumatori interessati.
- Vinted: forse l’app che più sta spopolando al momento, è in effetti super semplice da utilizzare sia per l’acquisto che per la vendita e offre la possibilità di promuovere con “boost” a pagamento gli articoli in vendita. Meno curato di Depop, le best practices sono sempre quelle: descrizioni accurate, foto di eventuali difetti, onestà e misure. I prezzi medi sono davvero bassi per cui è più facile vendere in termini di quantità piuttosto che di qualità.
- Greenchic: ex Armadio Verde, permette di rivendere capi guadagnando stelline, che possono poi essere utilizzate per comprare altri capi sullo stesso sito. Indicato per chi è interessato anche all’acquisto.
- Ebay: spesso dimenticato da molti, è in realtà ancora molto utilizzato ed è possibile vendere e acquistare articoli molto interessanti con un po’ di ricerca. Nelle ultime campagne marketing, anche in collaborazione con vari influencers, stanno cercando di promuovere maggiormente anche il lato dedicato alla moda.
E se non avete il tempo e la voglia di provare a vendere capi online, ricordate che c’è sempre un’opzione alternativa: donare. Enti, associazioni, organizzazioni caritatevoli, cooperative sociali, ci sono davvero tantissime alternative per donare capi che non utilizziamo a chi ne ha più bisogno di noi. Navigando un po’ o informandosi presso il proprio comune, sarà possibile trovare diverse opzioni per regalare abbigliamento.
E se ancora non vi avessi convinti a dirigervi verso questo magico mondo…
5 buoni motivi per acquistare Vintage e Second-hand
- È economico. Sono riuscita ad acquistare una camicetta in puro lino Marella per 20€ che niente ha da invidiare alle nuove, anzi.
- È una sfida. Vuoi mettere la soddisfazione di riuscire ad accaparrarsi una gonna di jeans Levi’s a soli 3 euro prima degli altri rovistando al mercato?
- È unico. Spesso mi hanno fatto i complimenti e chiesto dove avessi acquistato un capo vintage che indossavo e ho realizzato che lo stesso capo difficilmente lo avrei rivisto su qualcun’altro. Pensate invece a quanti capi fast-fashion vedete e rivedete in giro!
- È divertente. Da sempre recuperare i vecchi vestiti di genitori, zii e nonni mi ha permesso di mescolare tendenze e riscoprire tempi diversi per creare il mio stile personale oggi e pensare a come rivisitare un capo per renderlo mio è tuttora una delle mie attività preferite. C’è un piccolo buco? Toppe colorate, possibilmente delle mie band preferite. Troppo lungo o largo? Accorciamo o stringiamo dalla sarta di fiducia. Sembra vecchio? Nuovi bottoni, frange, ricami a mano. Et voilà.
- È sostenibile. Direi che su questo non ci siano dubbi, vero?
Insomma, spero proprio che dopo aver letto questo articolo andrete a ripescare dagli armadi le vecchie giacche dei vostri nonni e a farvi un giro per mercatini. Sono certa che troverete qualcosa di interessante.
a cura di
Chiara Serri
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